La fede da la certezza di essere accettati ed amati: gli auguri del Papa alla Curia

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Da Madrid, dai due milioni e più a Quatro vientos il Papa trae insegnamento. E presenta un programma per essere cristiani in cinque punti. La universalità delle Giornate Mondiali della Gioventù, con la comune liturgia che è una “patria del cuore” perché, dice “nonostante tutte le fatiche e le oscurità è bello appartenere alla Chiesa universale che il Signore ci ha donato” E poi donare il tempo per dare senso al tempo. Dai volontari di Madrid il Papa trae un’altra lezione: donare la vita , il tempo, se stessi non lo si fa per “paura dell’ inferno” o per “guadagnarsi il cielo”, ma semplicemente “perchè fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello”. E usa due santi il Papa come esempio: San Francesco Saverio e Madre Teresa. Le sue suore in Benin si prodigano per gli ultimi “ senza porsi domande su se stesse, e proprio così diventano interiormente ricche e libere”. Occore “osare il salto” quindi, diventare degli adoratori di Dio, entrando nella “certezza dell’ amore corporeo di Dio per noi”, perchè, spiega il Papa: “ Dio non è una qualsiasi possibile o impossibile ipotesi sull’origine dell’ universo. Egli è lì. E se Egli è presente io mi inchino davanti a Lui.” Nel cuore del Papa ancora l’immagine dell’ Adorazione Eucaristica a Madrid, ma anche a Zagabria e ad Hydepark. Da qui si arriva al perdono, alla riconciliazione, al Sacramento della Penitenza. “Perdono significa responsabilità”, dice il Papa perché la tendenza al male contraria all’amore è una forza di gravità “ che insudicia l’anima e attira verso il basso. “Abbiamo bisogno di chiedere perdono a Dio” per essere purificati e farci attirare verso l’alto.

Il quinto punto è il più denso e commovente. Benedetto XVI rilegge la gioia di Madrid, dell’ Africa nella chiave dell’ amore. Lo fa citando Josef Pieper, teologo tedesco, neo tomista. Fu lui a far conoscere Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla con uno scambio di libri. E tra le sue innumerevoli opere Benedetto XVI cita quella dedicata all’ amore e alla gioia. Perchè la gioia, dice il Papa, “viene dalla certezza che proviene dalla fede: io sono voluto. Ho un compito . Sono accettato . Sono amato.” Ogni uomo ha bisogno che qualcuno gli faccia capire “è bene che tu ci sia”. Ma, dice il Papa “ ogni accoglienza umana è fragile” e noi abbiamo bisogno “ di una accoglienza incondizionata”. Prosegue : “ solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia.” Ecco perché l’ uomo non ha più la gioia: “Laddove diventa dominante il dubbio riguardo Dio, segue inevitabilmente il dubbio circa lo stesso essere uomini”. Perchè “la fede rende lieti a partire dal di dentro.” E conclude con il pensiero all’ incontro di Assisi Benedetto XVI, che dice, meriterebbe una riflessione a parte. Ma il Papa ne è soddisfatto e pensa ad una nuova “disponibilità a servire la pace, la riconciliazione, la giustizia.”

Il Papa che qualcuno pensava lontano dai giovani, dall’ entusiamo, dalla passione, si dimostra sempre più il Papa dei grandi slanci, il “grande innamorato”, il Papa della gioia conquistato proprio dai giovani delle GMG che come “ cascate di luce” insegnano ogni giorno qualcosa all’illustre teologo che ama imparare da loro.

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