Il Paraguay ha un nuovo ambasciatore. Designato da un anno.

Ci è voluto quasi un anno perché Esteban Kriskovich, da tempo già presente nella lista degli ambasciatori presso la Santa Sede, presentasse le lettere credenziali a Benedetto XVI. Un anno di stasi che non è dipeso dalla Santa Sede, bensì dal Parlamento paraguayano. Che ci ha messo otto mesi per ratificare la candidatura di Kriskovich presso l’ambasciata della Santa Sede, permettendo così al neo ambasciatore finalmente di presentare le lettere credenziali.
Quarantenne, avvocato presso il tribunale ecclesiastico metropolitano, docente presso di diritto canonico, etica professionale, deontologia giuridica e logica presso l’università Catolica de Asuncion, Kriskovic tra il 2005 e il 2009, è stato delegato per il Pontificio Consiglio della Cultura ai Centri culturali cattolici del Cono Sur nel Paraguay, nonché più tardi segretario Generale dell’Università Cattolica di Asunción.
È quasi un anno che il governo paraguayano ha designato Kriskovic come ambasciatore, eppure Kriskovic ha presentato le lettere credenziali solo il 19 dicembre. Questo perché in Paraguay le nomine degli ambasciatori devono essere ratificate da un plenum del Parlamento. Ci vuole, dunque, un accordo politico molto forte e trasversale per la designazione di un ambasciatore.
Accordo che non è stato trovato subito. Dopo la designazione di Kriskovich – e l’accettazione da parte della Santa Sede – la palla è passata al Parlamento paraguayano. Dopo che la candidatura di Kriskovich come ambasciatore presso la Santa Sede è stata rimessa al Parlamento con la comunicazione 594, è stata la Commissione Relazioni Esterne e Affari Internazionali a passare al setaccio la vita dell’ambasciatore in pectore. Quasi tutti i membri della commissione hanno dato parere positivo. Ma una prima seduta in Parlamento è andata deserta, e la decisione è stata rimandata a fine ottobre. Quando Kriskovich ha finalmente ottenuto l’approvazione dei due rami del Parlamento.
Approvazione che veniva resa ancora più difficile dalla particolare composizione del Parlamento paraguayano. Dal 2008, presidente del Paraguay è Fernando Lugo, ex vescovo della diocesi di San Pedro Apostol (la più povera del Paraguay). Nato in una famiglia senza riferimenti religiosi, Lugo scoprì la vocazione insegnando in una comunità rurale tra i 18 e i 19 anni, e fu ordinato sacerdote nel 1977. Ma la sua passione politica lo portò a candidarsi alla presidenza del Paraguay nel 2007. Chieste le dimissioni allo stato laicale, ottenne – durante il periodo della campagna elettorale – solo la sospensione a divinis, mentre solo dopo la sua elezione a presidente del Paraguay il Papa accettò la sua richiesta di dimissioni allo stato laicale, esortandolo comunque a esser fedele ai principi morali della fede cattolica, ed a condurre una vita coerente con il Vangelo.
Lo stallo del Parlamento riguardo la designazione di Kriskovich è da comprendere proprio guardando indietro all’elezione di Lugo nel 2008. L’ex vescovo – secondo presidente di sinistra della storia del Paraguay, e il primo presidente non appartenente al Partido Colorado dopo 61 anni di dominio elettorale assoluto – vinse con dieci punti di vantaggio, ma non riuscì ad ottenere la maggioranza assoluta. Lugo fu candidato da un cartello di dodici partiti, ma non ha un suo partito di riferimento in Parlamento. La maggioranza è ancora detenuta dal Partido Colorado, sia nella Camera, sia nel Senato paraguayano. Per il suo programma fatto di lotta all’ineguaglianza sociale, crescita economica e riforma agraria, Lugo si riferisce al cartello che lo ha candidato alla presidenza, definendolo “Fronte amplio”. Ma è un fronte in cui si trovano realtà diversissime tra loro. Trovare un accordo politico, anche sulle questioni di economia regionale (il Paraguay è parte integrante del Mercosur), è difficilissimo, e spesso la lotta politica si sposta anche su questioni che possono sembrare “marginali”, come quella dell’elezione dell’ambasciatore presso la Santa Sede.
Questione in realtà molto poco marginale, in un Paese che conta 5 milioni di cattolici su una popolazione di 5,5 milioni di persone. Appena raggiunto l’accordo politico sulla sua designazione, Kriskovich ha dichiarato: “Servirò il Paese fedelmente, consapevole che il mio servizio servirà anche alle relazioni tra Stato e Chiesa”.