Una notizia giornalisticamente corretta

Che Dio si faccia bambino per l’umanità è una notizia che sembra vecchia. Ogni giorno viene sopraffatta da altre notizie di economia, di politica, di catastrofi naturali, di guerre, di fame, di odio, di indifferenza, di mercato, di gossip, di sport, di tecnologia e di tanto altro. Notizia che passano e si dimenticano in pochi mesi, al massimo in qualche anno. Ma quel fatto di cronaca che racconta di un bambino che nasce lo ricordiamo sempre anche, magari, per dire che non interessa nessuno, che non è cosa che ci riguarda.
La memoria di quell’evento ci “ perseguita” e non lascia mai le pagine della nostra memoria storica, delle nostre abitudini, dei nostri pensieri di uomini e donne. Credo, spero, amo. Sono parole che i credenti ripetono davanti ai tanti presepi del mondo. Sono il senso della notizia di cronaca che racconta la nascita di Gesù. Sono anche una guida per chi vuole rileggere, come fa il Papa con la Curia Romana in questa settimana di Natale, la vita di un anno della Chiesa cattolica. Il bene e il male che si portano non al giudizio della storia, ma a quello della coscienza e davanti agli occhi di Dio che ci ama tanto da non giudicarci se non sull’amore. In un mondo di giudizi e commenti, di dibattiti e parole, di opinioni più o meno opinabili, il fatto di cronaca di più di due mila anni fa ha ancora la forza di una notizia da prima pagina perché interroga.
E questo è il senso di una notizia: dire qualcosa di nuovo, di non scontato, di non prevedibile. E come si potrebbe prevedere che Dio Onnipotente, scelga di essere un bambino bisognoso di tutto, per poi vivere e morire solo e soltanto per un dono d’amore?
Notizia da prima pagina, anche quest’anno, la nascita di Gesù, per chi ha voglia di fermarsi a pensare, che ci creda o no. Perché se questa notizia la ricordiamo ancora vuol dire che almeno era giornalisticamente corretta. Buon Natale!