Quel colpo d’ala dei giovani che può portare alla vera democrazia
Il tema è Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Ma se il messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace vola alto, e lascia sullo sfondo tutte le questioni pratiche, ci pensano il cardinal Peter Turkson e monsignor Mario Toso, numero uno e due del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, a calare nella vita pratica le parole del messaggio. Tanto che padre Federico Lombardi, presidente della Sala Stampa della Santa Sede, alla fine commenta: “Commentandolo tra noi, questa mattina, avevamo parlato di un messaggio semplice, ma ci avete fatto vedere tutte le sfaccettature”. Un concetto – che poi è forse il centro delle parole del Papa, la vera “rivoluzione” – è fondamentale: che si devono educare i giovani alla pace, ma che anche ai giovani spetta il compito di educare gli adulti. Diceva La Pira che “i giovani sono come le rondini che annunciano la primavera”. E chiosa Toso: “Troviamo nei giovani un intuito fresco dei grandi valori: loro possono trovare il modo di lanciare il colpo d’ala”.
D’altronde, lo ricorda il card. Turkson, la stesura del messaggio “è stata segnata da una serie manifestazioni di giovani in quasi tutte le capitali europee. L’atteggiamento con cui i giovani hanno cominciato l’anno è stato piuttosto pessimista e disperato. È cresciuta la frustrazione per la crisi economica. Una crisi le cui radici sono soprattutto culturali. Questi non sono corpi isolati, gruppi svincolati dal resto della società, ma costituiscono la parte più vitale della famiglia umana, e vanno ascoltati nelle loro giuste richieste fin troppo spesso disattese. Le preoccupazioni manifestate da troppi giovani esprimono il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro”.
Toso, dal canto suo, si rivolge anche al mondo dei media, come del resto fa lo stesso messaggio. Afferma che “i giornalisti dovrebbero interrogarsi su quello che si può fare per la giustizia e pace. Occorre fornire una formazione ai giovani non mediocre, cosa che invece si nota. Benedetto XVI ha ripetutamente fatto l’invito a formare nuove generazioni, e non lo ha detto solo riguardo i politici, ma anche riferendosi a uomini che operano nell’economia, nella finanza. Bisogna formare cittadini, amministratori politici, uomini di cultura in tutti i campi, compreso quello della comunicazione, puntando a renderli competenti professionalmente ed eticamente. Bisogna far sì che i vari ambienti (compresi i mass media) aiutino la ricerca della verità, irrobustiscano il desiderio del bene, siano luoghi in cui persona è rispettata in sua dignità”.
Nel testo non compare mai la parola democrazia. Ma Toso la sottolinea più volte. “I responsabili delle varie istituzioni sociali e culturali curino le stesse loro istituzioni perché siano educative e giuste, perché la democrazia deve essere giusta per educare. In questo messaggio ci si rifà a quanto già proposto nell’enciclica Pacem in Terris. Vogliamo realizzare davvero una democrazia sostanziale? Vogliamo davvero realizzare nuovo ordine internazionale? Allora dobbiamo educare alla libertà, alla giustizia, alla verità e all’amore. In un contesto di catastrofe umana, e in cui l’educazione è l’emergenza, il Papa invita a lavorare solidamente, con serietà, per ricostruire i pilastri della cultura del nuovo umanesimo. Ci sono i grandi discorsi di Benedetto XVI (quelli recenti in Germania, ma anche quello a Westminster) in cui si parla della riforma dello Stato, che deve essere uno Stato di diritto, che consente esercizio della libertà religiosa per tutti. Questo solido insegnamento forse è stato dimenticato, ed è bene che venga riproposto. Sono discorsi decisivi per riformare le istituzioni. I giovani della primavera araba hanno fatto capire che non ci può essere giustizia sociale se non c’è democrazia, e non ci può essere democrazia se non c’è giustizia sociale. La democrazia non esiste senza giustizia, e la giustizia non deve perdere le sue radici trascendenti. Dobbiamo essere vigili nel destare coscienze su questioni nazionali e internazionali e di cooperazione della crescita e risoluzione dei conflitti. Questo va applicato nell’attuale situazione, e va coniugato alle attuali questioni nazionali e internazionali, all’attuale problema della redistribuzione della ricchezza in contesto globale. Deve essere realizzata una giustizia sociale globale. E cosa significa destare le coscienze se non far sì che i soggetti sociali si rendano conto dei problemi delle migrazioni bibliche, della povertà, del debito estero, dalla caduta dei regimi dittatoriali? Ma la giusta democrazia è anche un problema dei Paesi occidentali, dove si va verso forme di democrazia populista oligarchica”.
E cita i libri che parlano della post-democrazia, ad esempio quelli di Dahrendorf, che spiegano come “i corpi intermedi vengano bypassati”, mentre ribadisce il punto di vista critico del Pontificio Consiglio sui G20 e gli altri consessi internazionali: “Non possono decidere in pochi, ci devono essere istituzioni più solide. E se queste non possono essere autorità sovranazionali, che si tenti di costruire realtà regionali con germi più consistenti di quelli che ci sono adesso in alcune strutture sovranazionali”.
Turkson e Toso chiedono aiuti concreti per i giovani. Non solo per quanto riguarda l’educazione, ma anche per superare i drammi della disoccupazione. Turkson si dice colpito del recente rapporto di Bankitalia che parla di 2,2 milioni di giovani che non possono studiare e non trovano lavoro. E Toso plaude a iniziative come il fondo per la disoccupazione stanziato dall’Ilo.
Viene fatto notare che nel messaggio non si parla di un ricambio generazionale. Ma – spiega Toso – questo è “implicito, ma non è il nodo della questione. Non si tratta di un semplice rimpiazzo. Si tratta di preparare nuove leve che si inseriscano nella società e che abbiano educazione integrale, che possano dare contributo alla costruzione di mondo di pace”.
Il messaggio verrà diffuso da Giustizia e Pace, non soltanto inviandolo a tutti i capi di governo, ma anche – spiega Turkson – invitando “presso il Pontificio Consiglio presso la Santa Sede gli ambasciatori presso la Santa Sede, avendo come punto di partenza proprio il messaggio. E sottolineo che quando il Papa dice che i giovani possono anche educare i ‘vecchi’, se così possiamo dire, significa che i giovani possono già comunicare qualcosa. E vale la pena considerare che ora si deve parlare di educazione interculturale, interreligiosa, interetnica. È il carattere stesso dell’educazione che va cambiato”.