La solidarietà tra generazioni per uno sviluppo umano integrale. Il Papa parla agli ambasciatori di undici Paesi.

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Avere una concezione positiva della solidarietà, perché “essa è la leva concreta dello sviluppo umano integrale”. E puntare all’educazione delle nuove generazioni, preservando la famiglia. Benedetto XVI riceve le lettere credenziali di nuovi ambasciatori presso la Santa Sede. Non indirizza a ciascuno di loro un discorso singolo. Spiega padre Lombardi, presidente della Sala Stampa della Santa Sede, che “la prassi dei discorsi risaliva agli anni del Pontificato di Paolo VI, e i discorsi erano testi scritti che venivano scambiati e poi pubblicati, ma non venivano di fatto pronunciati”. Il Papa fa allora un discorso generale. Parla dell’importanza della solidarietà globale e intergenarazionale, della famiglia e dell’educazione dei giovani; del valore della pace; della tutela dell’ambiente; del rispetto e la promozione della dignità umana e dello sviluppo integrale della persona.

 

Sono temi  che con tutte le probabilità saranno affrontati nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, il cui tema è Educare i giovani alla pace. E alcuni temi originari di questo messaggio sono già ricorsi in recenti discorsi del pontefice. Che vi insiste parlando a braccio di fronte ai nuovi ambasciatori di Trinidad e Tobago, Repubblica di Guinea-Bissau, Confederazione svizzera, Burundi, Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kirghizstan, Principto d’Andorra, Sri Lanka e Burkina Faso. Nessuno di questi sarà un ambasciatore residente.

 

Benedetto XVI guarda alle nuove generazioni. Per “ampliare il campo della solidarietà e promuoverla in modo duraturo, la via privilegiata è l’educazione dei giovani”. E quindi l’invito è di “essere innovativi”, di “investire le risorse neccessarie per dare ai giovani le basi etiche fondamentali, aiutandoli nella propria formazione e a lottare contro i mali sociali come disoccupazione, droga, criminalità e mancanza di rispetto per la persona”.

Anche perché, di fronte alla globalizzazione “siamo tutti responsabili di tutti”, e viene da questa interdipendenza che viene l’esigenza della solidarietà intergenerazionale. Per questo, va sostenuta la famiglia, perché continui a “svolgere la sua missione essenziale nella società”.

Ma Benedetto XVI tocca tutti i temi “sociali”: dal dialogo tra le religioni, un pluralismo che “non si oppone alla ricerca comune della verità, del bene e del bello”, alle sfide come la povertà, che “chiedono certamente una mobilitazione delle intelligenze e della creatività dell’uomo per combattere contro la povertà e per un impiego più sano ed efficiente delle energie e delle risorse disponibili”; dalla custodia del creato, che deve diventare “un impegno più concreto e più ampiamente condiviso in materia di rispetto e salvaguardia del creato” alla “vigilanza attiva” da esercitare per evitare che la dignità umana venga sminuita o negata. Perché solo così, ammonisce il Papa, si “contribuirà ad evitare che l’agire sociale diventi troppo facilmente preda di interessi privati e logiche di potere che portano alla disgregazione della società e all’aumento della povertà. Solo fondandosi sulla concezione di sviluppo integrale della persona umana la solidarietà potrà realizzarsi e consentire maggiore giustizia”. Uno sviluppo umano integrale che riguarda anche lo spirito. Uno spirito che spetta anche agli Stati, e non solo alle religioni, preservare.

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