E’ morto padre Giulio Berrettoni
E’ deceduto lunedì 12 dicembre nel Convento di Osimo padre Giulio Berrettoni, custode-rettore del Sacro Convento e della Basilica di San Francesco di Assisi per 12 anni (dal 1989 al 2001). Era nato a Massa Fermana (Fermo) il 20 marzo del 1931. Entrato giovanissimo nei seminari dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, era stato ordinato sacerdote ad Osimo nel 1954. Ha trascorso tutta la sua vita tra Osimo, Ancona e Assisi. Padre Berrettoni, ricorda una nota dell’ordine francescano, “è stato il custode dell’immane tragedia del terremoto e degli anni difficili e laboriosi delle ricostruzione, e custode del Grande Giubileo del 2000”. Terminato il suo servizio ad Assisi era tornato ad Osimo per preparare il quarto Centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino. Era sempre un piacere ascoltarlo; alcuni mesi dopo il terremoto del 1997, soggiornando alla Cittadella, ebbi la ‘fortuna’ di visitare la basilica lesionata guidato da padre Berrettoni che spiegava gli avvenimenti accaduti con la semplicità francescana e l’accento un pò marchigiano.
Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi, ha tracciato un suo ricordo: “E’ stato il custode della ricostruzione dopo il terremoto del ’97, che colpì la Basilica di San Francesco, del Giubileo. Amava chiamare ogni uomo che incontrava ‘fratello’, facendolo sentire subito di casa al Sacro Convento. Padre Giulio è stato un custode straordinario, padre e madre al contempo per tutti i frati, proprio come voleva San Francesco”. Anche i Frati minori conventuali delle Marche hanno tracciato un fedele ricordo di questa figura silenziosa ma sempre presente: “Ha amato la Chiesa con una passione tutta particolare. Giovanni Paolo II, con il quale nutriva una squisita amicizia, è stato l’ispiratore dei suoi progetti apostolici”.
Nel ricordo si sono associati i giovani seminaristi francescani: “Per noi che, giovani frati, andavamo a servire d’estate la Basilica e la Tomba di San Francesco, p. Giulio aveva sempre le braccia spalancate, la parola accogliente e il sorriso gioviale, pur nel mezzo delle tante faccende, delle personalità da ricevere e nonostante le prove dure che dovette sopportare durante il suo servizio di Custode in Assisi, prima fra tutte il terremoto del 1997. Vogliamo ricordarlo con l’affetto che merita per la sua passione e intelligenza nel condurre la fraternità internazionale del Sacro Convento di San Francesco, e per la capacità sempre rinnovata di accogliere tutti, di qualunque estrazione, religione o parte politica presso quella che, ai frati, indicava come ‘la Tomba di Famiglia, la tomba del nostro Padre san Francesco’. Adesso è ‘volato dalla Mamma’, come diceva citando le parole dell’altro grande Santo che aveva nel cuore, san Giuseppe da Copertino, presso il cui santuario ha passato gli ultimi anni della sua esistenza terrena”.
Infine Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha avuto un ricordo speciale per un ‘fratello’ protagonista attivo ed indispensabile per la marcia Perugia-Assisi: “Dobbiamo essere grati a padre Giulio Berrettoni. Grazie a lui il Sacro Convento di San Francesco d’Assisi è diventato la casa di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, una casa aperta e accogliente. Spesso in nome della ‘sacralità’ le porte si chiudono e gli ambienti diventano freddi. Per lui ‘sacre’ non erano le pietre ma le persone che non ha mai smesso di accogliere e di invitare con semplicità e letizia. Semplicità e letizia, merce rara di questi tempi, virtù francescane si potrebbe dire, ma che in lui non apparivano mai come gesti esteriori perché nascevano dal suo intimo.
Per molti anni, più di un decennio, questo suo stile ha segnato non solo la vita della comunità francescana di Assisi, che ha mirabilmente condotto insieme a padre Nicola Giandomenico, ma anche quella di tanti altri che come me hanno visto dischiudersi uno spazio nuovo d’incontro, nuove idee, nuove energie e nuovi valori. Oggi lo salutiamo mentre viene sepolto nella sua terra marchigiana. Lo salutiamo e lo ringraziamo non solo per quello che ha fatto ma per quello che è stato: uno di quegli uomini (e non sono pochi) che fanno la storia senza cercare la gloria, uno di quelli che sono capaci di trasformare la realtà in cui vivono senza fare chiasso, uno di quelli che non hanno bisogno di essere sotto i riflettori perché sono già, ogni giorno, luce e speranza per molti”.