Il Papa: la preghiera ci insegni ad uscire da noi stessi per andare verso gli altri

La scelta di portare il malato in disparte fa sì che, al momento della guarigione, Gesù e il sordomuto si trovino da soli, avvicinati in una singolare relazione.” I Vangeli mettono l’ accento sul coinvolgimento umano di Gesù e del malato e del rapporto unico con il Padre. “La partecipazione umana – ha detto il Papa di Gesù alla vicenda di Lazzaro ha tratti particolari.” E’ un legame di amicizia e la commozione di Gesù fa leggere l’avvenimento “in relazione con la propria identità e missione e con la glorificazione che Lo attende” e per il fine della manifestazione della gloria di Dio. La conclusione del Papa è una esortazione per tutti i credenti: “ciascuno di noi è chiamato a comprendere che nella preghiera di domanda al Signore non dobbiamo attenderci un compimento immediato di ciò che chiediamo, della nostra volontà, ma affidarci piuttosto alla volontà del Padre, leggendo ogni evento nella prospettiva della sua gloria, del suo disegno di amore, spesso misterioso ai nostri occhi.
Per questo, nella nostra preghiera, domanda, lode e ringraziamento dovrebbero fondersi assieme, anche quando ci sembra che Dio non risponda alle nostre concrete attese. L’abbandonarsi all’amore di Dio, che ci precede e ci accompagna sempre, è uno degli atteggiamenti di fondo del nostro dialogo con Dio.” E il Papa aggiunge: “ Con la sua preghiera, Gesù vuole condurre alla fede, alla fiducia totale in Dio e nella sua volontà, e vuole mostrare che questo Dio che ha tanto amato l’uomo e il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito (cfr Gv 3,16), è il Dio della Vita, il Dio che porta speranza ed è capace di rovesciare le situazioni umanamente impossibili.”
La preghiera deve aprire la porta a Dio e “ci insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare loro consolazione, speranza e luce.”