Cina: una diversa idea di religiosità

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Quando mi capita di leggere libri sull’argomento di Cina e religione, rimango sempre curioso sulle diverse idee che circondano l’esperienza religiosa in questo grande paese. Come sappiamo, le tre grandi tradizioni religiose della Cina sono il Confucianesimo (anche se definirlo religione puo’ essere problematico), il Taoismo e il Buddismo (e anche nel caso di queste due si puo’ parlare piu’ di filosofie con aspetti religiosi che di religioni vere e proprie nel senso che lo intendiamo noi). In effetti il Confucianesimo non si occupa di aldilà, il Buddismo stesso e’ piu’ una filosofia che una religione. Anche per il Taoismo si potrebbero fare delle osservazioni simili. Insomma, le tradizioni “religiose” che hanno plasmato l’anima e la cultura cinese non sono propriamente religioni nel senso inteso in occidente. Come influenzano queste “religioni” (o filosofie) la vita dei cinesi oggi? Questo sarebbe un punto interessante di discussione.

Come tutti sappiamo la Cina dal 1949 è governata da un governo che si richiama apertamente alla tradizione Comunista, con il materialismo che ne consegue e la professione di ateismo. Le religioni vengono tollerate (anche se con diversi problemi, come quelli ben noti di rapporti con il Vaticano che magari si discuteranno in seguito) ma di certo non incoraggiate. In un articolo di Sandro Magister del 10 febbraio 2006 su www.chiesa.espressonline.it si fa una soprendente rivelazione. Sarebbero almeno venti milioni gli iscritti al partito comunista e che al contempo hanno una fede religiosa. Questo non sarebbe permesso ufficialmente ma il bisogno di religiosità sembra vivo ed operante nella terra di mezzo. In effetti, questo e’ confermato anche da una osservazione piu’ attenta dei fenomeni culturali scaturiti dallo stesso partito comunista. Prendiamo uno di quelli che ha piu’ rilevanza in occidente, entrando anche a far parte della cultura pop: Mao Tse Tung. Il presidente Mao (come una studentessa in Shanghai lo chiamava, correggendomi per il fatto di averlo chiamato semplicemente Mao) e la sua immagine sono ben vivi e presenti in tutta la Cina: per questa figura storica davvero singolare c’e’ una sorta di venerazione che potrei definire religiosa. Ma questo non è un fenomeno accaduto dopo la sua scomparsa, anzi era ancora di piu’ forte ed operante quando Mao era in vita.

Se si guardano alcuni ritratti di Mao vediamo come egli e’ presentato non come un uomo potente, importante, carismatico ma come un dio. Egli è ritratto con montagne sullo sfondo ma lui sembra sovrastare le montagne o anche in alcuni ritratti la luce emana la lui, quasi una luce soprannaturale. Un famoso dramma musicale dell’epoca della Rivoluzione Culturale, “The East is Red”, si pare con un coro a Mao Tse Tung solenne e con musica trascinante, dove si magnifica il ruolo di Mao per il popolo cinese in una prospettiva quasi messianica. Non è la stessa cosa di “God save the Queen”: qui si chiede a Dio di salvare la Regina, ma qui con Mao non c’e’ Dio, ma c’e’ culto e una sorta di ritualità volta a glorificare colui che veniva (viene?) identificato come un Messia liberatore in prospettiva terrena (quindi piu’ vicino alla concezione vetero testamentaria di Messia che a quella rappresentata da Gesu’).

Insomma, una diversa idea di religiosità, forse mediata dalle filosofie/religioni che hanno plasmato la cultura cinese e che si esplica nella divinizzazione prima degli imperatori e piu’ recentemente di Mao Tse Tung. Quindi i cinesi non sono (e non saranno mai) irreligiosi, ma il loro contesto culturale sembra prestarsi piu’ ad alcune manifestazioni di forme religiose che ad altre. Come portare Cristo a questo grande popolo appare come una sfida affascinante e non priva di problemi.

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