Il Papa: anche nel deserto delle città siate luce del mondo

”Oggi spesso le nostre citta’ sembrano un deserto, la luce c’e’ e dobbiamo portarla nel nostro tempo”. E’ la riflessione del Papa che oggi ha celebrato la messa nella parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone.”Dio e’ sempre con noi anche quando ci sembra assente, in questo mondo ci sono tenebre e oscurità, tutti siamo chiamati ad essere testimoni della luce e possiamo esserlo se portiamo la luce in noi”. Sono stati i bambini ad accogliere il Papa nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie Un lungo applauso a Benedetto che dopo averne salutati ed abbracciati alcuni ha improvvisato un breve discorso: “prepariamo il Natale non con i doni ma con il nostro cuore, pensiamo che Cristo è vicino a noi e ci da gioia, mantenete il contatto con Dio ogni giorno”. Poi il Papa è entrato nella chiesa parrocchiale dove ha celebrato la messa della III domenica di Avvento, la domenica Gaudete. Al canto di “Osanna al Redentor” la celebrazione è iniziata con il saluto del parroco che ha ringraziato, commosso, il Papa per il Magistero, la preghiera e la benedizione del Papa.
“Che la parrocchia attorno all’Eucaristia si un’isola di pace per il bene del nostro quartiere.” Poi ha ricordato la storia della comunità nata negli anni ’60. Nell’ omelia il Papa ha commentato le letture, dalle parole di Isaia: parole attuali, ha detto: “Sono parole che rianimano la speranza, preparano ad accogliere la salvezza del Signore e annunciano l’inaugurazione di un nuovo tempo di grazia e di liberazione.” Poi il Vangelo e la figura di Giovanni, centrale nel periodo d’ Avvento. “Chi è dunque quest’uomo, chi è Giovanni Battista? La sua risposta è di una umiltà sorprendente. Non è il Messia, non è la luce.” E, prosegue il Papa “anche noi dobbiamo riconoscere senza esitazioni che la nostra vita prende significato dalla relazione con Cristo e che il nostro compito è quello di portare Lui agli altri e di portare gli altri a Lui.”
Nel deserto delle nostre città, ha spiegato il Papa lasciando il testo preparato, dobbiamo essere luce per il mondo. Benedetto XVI ha salutato le tante realtà parrocchiali dal parroco don Domenico Monteforte, alle famiglie religiose e ai movimenti alla importante comunità filippina. Un ricordo anche per le origini della comunità “nata in una delle tipiche borgate dell’agro romano e canonicamente eretta nel 1985 col titolo di Santa Maria delle Grazie, ha iniziato a muovere i suoi primi passi attorno agli anni sessanta, quando, per iniziativa di un gruppo di Padri Domenicani, guidati dall’indimenticato P. Gerard Reed, venne allestita, presso un’abitazione familiare, una piccola cappella, successivamente trasferita in un locale più grande, che ha svolto la funzione di chiesa parrocchiale fino al 2010.
In quell’anno, infatti, e precisamente il 1° maggio, è stato dedicato l’edificio in cui stiamo celebrando l’Eucaristia.” Una comunità relativamente giovane, fatta di famiglie con tanti bambini e ragazzi, per i quali il Papa ha chiesto che la parrocchia “possa dotarsi quanto prima di un oratorio ben strutturato, con adeguati spazi per il gioco e l’incontro, così da soddisfare il bisogno di crescita nella fede e in una sana socialità per le giovani generazioni.” Benedetto XVI ha poi allargato lo sguardo alla preparazione ai Sacramenti, e all’ascolto della Parola. “ La santa Messa – ha detto-sia al centro della vostra Domenica, che va riscoperta e vissuta come giorno di Dio e della comunità, giorno in cui lodare e celebrare Colui che è morto e risorto per la nostra salvezza, e ci chiede di vivere insieme nella gioia e di essere una comunità aperta e pronta ad accogliere ogni persona sola o in difficoltà.”
Ma la sfida non finisce qui, c’è quella costituita “da gruppi religiosi che si presentano come depositari della verità del Vangelo. A questo riguardo è mio dovere raccomandarvi di essere vigilanti e di approfondire le ragioni della fede e del Messaggio cristiano, così come ce lo trasmette con garanzia di autenticità la tradizione millenaria della Chiesa.” L’invito è quello a “purificare e rafforzare la propria fede di fronte ai pericoli ed alle insidie che possono minacciarla in questi tempi. Superate i limiti dell’individualismo, della chiusura in se stessi, il fascino del relativismo, per cui si considera lecito ogni comportamento, l’attrazione che esercitano forme di sentimento religioso che sfruttano i bisogni e le aspirazioni più profonde dell’animo umano, proponendo prospettive di appagamento facili, ma illusorie. La fede è un dono di Dio, ma che vuole la nostra risposta, la decisione di seguire Cristo non solo quando guarisce e solleva, ma anche quando parla di amore fino al dono di se stessi.”
Attenzione alla carità: “avete visto anche giungere molte persone in difficoltà e in situazioni di disagio, che hanno bisogno di voi, del vostro aiuto materiale, ma anche e soprattutto della vostra fede e della vostra testimonianza di credenti.” Ai ragazzi il Papa ha ricordato che “l’oggi e il domani della storia e il futuro della fede sono affidati in modo particolare a voi che siete le nuove generazioni. La Chiesa si aspetta molto dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti, di essere animati da ideali, e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita.” La conclusione è un canto di gioia: “Sì, siamo lieti perché il Signore ci è vicino e fra pochi giorni, nella notte del Natale, celebreremo il mistero della sua Nascita.”