La Chiesa, l’Ici e la corsa per Venezia

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Per il caso Ior/Ambrosiano, la Chiesa versò 406 milioni di dollari a “titolo di contributo volontario”. La banca vaticana si diceva estranea al fallimento dell’istituto di credito guidato da Roberto Calvi, e ciononostante staccò un assegno presso le banche creditrici dell’Ambrosiano. Un segnale di buona volontà. Che, secondo alcuni, si dovrebbe ripetere anche in occasione della nuova legge finanziaria in Italia. La Chiesa, è vero, non paga l’Ici, e non solo per i luoghi di culto, ma anche per luoghi – dice la legge –  destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. E come la Chiesa non pagano l’Ici per gli stessi motivi le altre confessioni religiose concordatarie, e poi Onlus, Ong, Pro loco, patronati, enti pubblici territoriali, aziende sanitarie, istituti previdenziali, associazioni sportive dilettantistiche, partiti e sindacati.

 

Non è compito della Cei rivedere la legge. Come non è compito della Cei verificare se ci siano state o meno irregolarità. E non è competenza nemmeno della Santa Sede, che non si occupa delle attività delle parrocchie e dei vari enti ecclesiali sui territori nazionali, e che ha tra l’altro un bilancio proprio, con leggi proprie date dalla sovranità statale.

E però proprio un vescovo avrebbe incontrato il cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano, e gli avrebbe suggerito di fare un “bel gesto”. “Perché – avrebbe detto – la Santa Sede non stacca un assegno per dimostrare la volontà di collaborare alla crisi?”. Una sorta di “risarcimento” per i contributi non pagati, per dare un segnale che la Chiesa stessa partecipa alla crisi. Il vescovo sarebbe stato Vincenzo Paglia, arcivescovo di Terni, membro di Sant’Egidio, che lo stesso Andrea Riccardi, ora ministro e fondatore della comunità, avrebbe spinto verso la prestigiosissima poltrona di Patriarca di Venezia, ancora vacante da quando Angelo Scola si è insediato a Milano.

È una notizia di puro gossip, e va data con tutti i condizionali del caso. Ma la notizia racconta anche molto del lavoro della comunità di Sant’Egidio, che sembra essersi completamente buttata sul ramo politico. Poco dopo l’incontro di Paglia e Bertone, Riccardi ha chiesto maggiori controlli sulla questione Ici, e ha affermato che se ci sono state operazioni in “malafede”, queste vanno punite. Il giorno dopo, il cardinal Bagnasco, interrogato sulla questione, ha detto se ci fosse “bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione non ci sono pregiudiziali da parte nostra, per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune. La giustizia non ha tempo né luoghi, quindi va bene in qualunque momento. Se c’è qualche punto che deve essere precisato si precisi”. Parole che suonano come una sfida, sia a quanti in Italia battono sul tema dell’Ici, sia all’Unione Europea, che dallo scorso anno ha fatto partire un’indagine – non ancora conclusa – per verificare se si potessero configurare come aiuti di Stato le esenzioni dell’Ici e lo sconto Ires per la Chiesa cattolica.

Nonostante i punti siano stati chiariti più e più volte (Avvenire ha messo online un intero dossier sull’argomento), e nonostante non sia solo la Chiesa a usufruire dell’esenzione dell’Ici, tutti puntano il dito contro la Chiesa cattolica. E una spiegazione l’azzarda il settimanale del mondo no-profit Vita: “Questa polemica alimenta giudizi sommari da parte dell’opinione pubblica e dall’altra parte mette a rischio un sistema di solidarietà e di sostegno ai più deboli, che è un tassello fondamentale della coesione sociale del nostro paese. Innescare processi di questo tipo in una situazione come quella che stiamo vivendo, in cui le strutture di solidarietà saranno verosimilmente chiamate a svolgere un compito che non ha precedenti nella nostra storia recente, è una gravissima irresponsabilità”. Ma, aggiunge Vita, “le cose si spiegano se si guarda al ceto sociale cui appartiene chi ha innescato la polemica:borghesi, di cultura radicale, moralizzatori per professione. Persone che per andare in ferie non devono ricorrere a una casa vacanza a prezzi calmierati perché gestita anche grazie al lavoro di volontari, ma si accomodano in begli alberghi di Cortina e Capalbio”.

La Chiesa usata come arma di distrazione di massa. Un’arma che è andata a lambire anche la corsa per il Patriarcato di Venezia, coinvolgendo uno dei candidati più spinti verso il Patriarcato.

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