9 dicembre 2011: Giornata Mondiale della Dignità del Bambino Lavoratore

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Nella periferia sud di Bogotà, capitale della Colombia, dall’inizio del 2011 ad oggi sono stati uccisi 100 bambini. Tra luglio 2010 e luglio 2011, informa Cristiano Morsolin, educatore a Bogotà, citando fonti locali, sono stati riscontrati 1.510 casi di abusi e 5.354 casi di maltrattamenti sui bambini. Contro l’allarmante aumento della violenza nei confronti dei minori, spesso coinvolti nelle reti della microcriminalità, del narcotraffico o dello sfruttamento sessuale, si celebra venerdì 9 dicembre la Giornata Mondiale della Dignità del Bambino Lavoratore. In occasione della giornata le bambine e i bambini lavoratori della Bolivia hanno presentato una loro proposta di legge per migliorare le loro condizioni di lavoro. Nel manifesto chiedono alle autorità nazionali, distrettuali e locali di porre in atto azioni per garantire giustizia: “Chiediamo di poter sfruttare la città e tutti i luoghi, le strade, i parchi, i collegi, i giardini, le nostre case, senza paura di essere aggrediti o maltrattati”.

 

 

Bambine, bambini e giovani boliviani hanno elaborato una proposta di legge il cui obiettivo è garantire i diritti delle bambine e dei bambini lavoratori e proteggerli dalla discriminazione e dallo sfruttamento. Mentre da decenni l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) pretende di sradicare il lavoro minorile in tutto il mondo, i bambini e le bambine che hanno redatto la proposta di legge esigono il riconoscimento del loro lavoro e il miglioramento delle loro condizioni lavorative, così ha riferito EuropaNATS, un’organizzazione europea di difesa dei Diritti dell’Infanzia.

Secondo José Guillermo, rappresentante della Unione di Bambine Bambini e Adolescenti Lavoratori di Bolivia (UNATSBO), è stato il Presidente Boliviano Evo Morales in persona che ha ricevuto la proposta di legge dalle mani dei bambini lavoratori organizzati (NATs). Allo stesso tempo, segnala che vari deputati hanno già manifestato il loro appoggio e alcuni Sindaci e Governatori hanno ugualmente mostrato una reazione positiva di fronte all’iniziativa. Secondo stime dell’UNICEF, in Bolivia 700.000 bambine, bambini e adolescenti, cioè circa un terzo di tutti i bambini e giovani del Paese, esercitano un’attività lavorativa. Negli anni ’80, i bambini e le bambine lavoratrici cominciarono a riunirsi in gruppi per poter così migliorare le loro condizioni di vita. Molti di loro sono esposti a maltrattamenti e a condizioni di lavoro subumane.

Ufficialmente il loro lavoro è illegale e nel migliore dei casi è tollerato. É per questo che i bambini, le bambine e gli adolescenti lavoratori praticamente non hanno nessuna possibilità di lottare per i loro diritti e per migliorare i salari come fanno i sindacati dei lavoratori adulti. La proposta di legge non si limita soltanto al riconoscimento sociale dell’infanzia lavoratrice ma comprende anche l’obbligo di far rispettare il diritto all’istruzione e alla formazione di tutti i bambini e bambine lavoratori. Allo stesso tempo, i NATs rifiutano qualunque limite di età per le attività lavorative. Invece, la proposta di legge chiede uguaglianza di diritti fra lavoratori adulti e bambini lavoratori e la stessa protezione per entrambi. Allo stesso tempo, esige che le autorità proteggano i bambini lavoratori da attività lavorative troppo faticose e di perseguire la prostituzione minorile.

Inoltre monsignor Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, ha indicato che le attività economiche e commerciali orientate allo sviluppo “dovrebbero essere capaci di far diminuire efficacemente la povertà e di alleviare le sofferenze dei più indifesi”. Ha inoltre ribadito “l’importanza di una nuova e profonda riflessione sul senso dell’economia e i suoi obiettivi, così come di una revisione lungimirante dell’architettura finanziaria e commerciale globale per correggere i problemi di funzionamento e le distorsioni. Questa revisione delle regole economiche internazionali deve integrarsi nel contesto dell’elaborazione di un nuovo modello globale di sviluppo”.

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