Papa: la Quaresima è tempo del dono

Nel messaggio quaresimale papa Francesco invita a riflettere sulla figura di Lazzaro e sul buon uso della ricchezza, in quanto l’altro è un dono. Secondo mons. Giovanni Pietro Dal Toso, segretario delegato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale:
“Il Papa in fondo mette il dito su una questione fondamentale per ogni uomo, ma in particolare credo per il cristiano: e questa questione fondamentale è quanto l’uomo sappia aprirsi, perché dall’aprirsi gli viene la vita; dal chiudersi gli viene la morte. Questo è un messaggio che vuole invitare tutti, in particolare i cristiani evidentemente, ad aprire il loro cuore.
Il papa dice che la radice dei mali del ricco è il suo non ascoltare la Parola di Dio: quindi è una precisazione molto chiara. Tanto più l’uomo può aprirsi all’azione di Dio, tanto più diventa sensibile anche alle persone che gli stanno intorno. Questo è un messaggio molto forte: ascoltare Dio significa anche ascoltare l’uomo. Riconoscere che nell’altro non c’è un pericolo, che non devo avere paura, ma che l’altro è un dono, un qualcosa che mi arricchisce è soprattutto il riconoscimento di una grande esperienza umana.
Ciascuno di noi vive solo grazie ad altri rapporti umani. Noi possiamo essere noi stessi soltanto grazie a persone che costantemente, nel corso della nostra vita, ci arricchiscono; anche quelle che ci sfidano sono in realtà un aiuto per maturare. E, quindi, poter individuare questo, poter vedere l’altro non come un pericolo, una minaccia, una limitazione, ma l’alterità di cui ho bisogno per essere: penso che questo sia un messaggio importante che possiamo fare nostro, anzi che dobbiamo fare nostro”.
Per il papa il tempo quaresimale “è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità”.
Esaminando la parabola di Lazzaro il papa ha sottolineato che il nome significa ‘Dio aiuta’: “Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale. Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano”.
Da qui papa Francesco ribadisce che l’altro è un dono, in quanto aiuta a scoprire la relazione: “La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto.
La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco”.
Evidenziando le contraddizioni dei due protagonisti della parabola, papa Francesco ha sottolineato che la corruzione del peccato rende ‘ciechi’: “Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace. La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore.
La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza. Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione”.
E, concludendo il messaggio, il papa mette in evidenza il valore della Parola, che dà senso all’esistenza ed è ammonimento ai cristiani: “In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio.
Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore, che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore, ci indica il cammino da seguire.
Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi. Incoraggio tutti i fedeli ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle Campagne di Quaresima che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana”.