La Lateranense coglie le radici cristiane dell’Italia unita

«L’Europa senza il Cristianesimo non esiterebbe». È categorico Dario Antiseri quando, elaborando una riflessione sul cattolicesimo liberale nel tempo del Risorgimento, spiega che nessuna considerazione sull’Unità d’Italia può prescindere dalla consapevolezza delle radici cristiane dell’Europa. L’intervento del filosofo è stato uno dei passaggi più suggestivi di un convegno organizzato dalla Pontificia Università Lateranense il 29 novembre scorso. L’iniziativa, ispirata alla mostra libraria promossa dalla biblioteca Beato Pio IX della Lateranense “Le radici cristiane dell’Italia unita” (visitabile presso l’ateneo fino al prossimo 25 gennaio), ha inteso indagare il legame profondo tra universo cattolico e periodo risorgimentale. E lo ha fatto individuando in due prospettive – una storica e l’altra filosofica – la chiave interpretativa più esaustiva e illuminante.
«Da un punto di vista filosofico, – ha spiegato il Pro Rettore della Lateranense Patrick Valdrini – il Risorgimento ha consegnato alla cultura italiana idee di libertà e di coscienza nazionale e dal loro incontro con la tradizione cristiano-cattolica è nata una società migliore. Il cattolicesimo liberale in particolare fu la premessa indispensabile per la creazione di una nuova unità morale degli italiani cattolici e laici e reso possibile un ordinamento di democrazia liberale in un paese sede della Chiesa universale». Proprio sulla dimensione liberale del cattolicesimo ha relazionato Antiseri che ha chiarito come «il Dio della popolazione europea è il Dio della Bibbia, il Dio ebraico-cristiano che libera l’uomo dall’idolatria e lo rende libero». Antiseri, nel suo intervento, si è spesso soffermato sul pensiero di grandi filosofi anche non credenti. Tra questi, ha citato Benedetto Croce, Gaetano Salvemini e Karl Popper, «atei devoti che hanno messo le proprie idee e la propria vita al servizio del bene comune e della libertà». La prospettiva storica è stata, invece, declinata da Cosimo Semeraro dell’Università Pontificia Salesiana che ha evidenziato come «l’Italia non può fare a meno dei cattolici il cui contributo continua oggi a rappresentare un’eredità storica che continua a interrogare anche in questo nostro presente».
Il Convegno era iniziato con i saluti del Rettore della Lateranense il vescovo Enrico dal Covolo che ha affermato che la «Chiesa, da sempre, prima e dopo il 1861, educando, le coscienze al senso del bene e del male, all’onestà e all’altruismo, ha contribuito efficacemente a formare gli italiani, continuando una lunga tradizione educativa e culturale e avviando nuove opere di solidarietà e di promozione umana. In particolare – ha aggiunto il presule salesiano – non possiamo dimenticare il contributo decisivo offerto dai cosiddetti “santi sociali” dell’Ottocento italiano: tra essi, una menzione di speciale riconoscenza e affetto vorrei tributarla al mio fondatore, san Giovanni Bosco». La conclusione ha visto protagonista il cardinale Raffaele Farina, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che ha richiamato lo spirito di unità e appartenenza, «che sempre più deve contraddistinguere docenti e studenti delle nostre comunità accademiche».
Il porporato ha sottolineato, poi, l’importanza e il ruolo chiave svolto dalle Biblioteche universitarie: «biblioteche storiche di conservazione, ma anche di autentica formazione e ricerca». Gli ha fatto eco il biliotecario generale della Università Lateranense, Paolo Scuderi che ha presentato il catologo della mostra edito da “Scripta Maneant” in cui sono riportate le immagini dei libri esposti oltre che alcuni approfondimento sul contributi dei cattolici all’Unità.