Caritas: la Chiesa educa attraverso la carità
Dal 21 al 24 novembre la Caritas ha celebrato i 40 anni della propria attività a Fiuggi con 600 convegnisti, riflettendo sulla Chiesa come comunità che educa. Il convegno si è chiuso con l’incontro con papa Benedetto XVI. Durante il convegno il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, ha rilanciato la prospettiva di impegno globale di Caritas Italiana che, solo nel 2010, ha realizzato in 56 paesi del mondo decine di progetti e 297 microprogetti. Una solidarietà che si colloca in un impegno più ampio di educazione alla mondialità che caratterizza l’agire della Caritas e della Chiesa intera: “Dobbiamo aiutare il nostro occidente a ritrovare un afflato che lo aiuti a superare la pura logica dell’utile, dello strumentale, dell’immediato, del materialismo, per aprirsi ad una visione più completa dell’uomo, del suo essere creatura, del suo vivere come persona costitutivamente rapportata all’altro. In questo contesto, credo, che dobbiamo occuparci delle cosiddette ‘nuove povertà’ legate all’attacco che le società occidentali stanno portando contro tutta la legge morale, contro la vita, la famiglia, il matrimonio e la dignità della persona umana”.
Nell’introdurre i lavori, il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, ha ricordato il percorso quarantennale della Caritas, voluta da papa Paolo VI all’indomani dell’enciclica ‘Popolorum Progressio’: “Dentro questo cammino di quarant’anni la comprensione della Caritas, come Organismo pastorale, è facilitata se la si considera alla luce di alcune convinzioni che il Concilio Vaticano II ha illuminato e consegnato alle Chiese locali, quali la concezione della Chiesa come comunione-comunità che si sviluppa attorno alle tre dimensioni fondamentali: l’annuncio della parola, la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della carità; la visione della Chiesa come soggetto di pastorale, responsabile nel suo insieme di tutta la vita ecclesiale e quindi anche dell’esercizio della carità; la rivalutazione della Chiesa particolare (diocesi) nella quale si fa evento e si rende presente la Chiesa universale con l’accentuazione della presenza della Chiesa nel mondo come anima e fermento di ogni espressione di umanità;
e infine la riscoperta della cultura della carità, in fedeltà alla visione evangelica, con la sottolineatura della sua valenza liberatoria e del suo conseguente stretto legame con la giustizia e la pace: Non sia dato per carità ciò che deve essere dato per giustizia”. Il segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata, salutando i convegnisti, ha ricordato gli Orientamenti pastorali per il decennio ed il compito educativo della Caritas: “Entra subito in gioco il ruolo educativo della Caritas… Con la sua pedagogia dei fatti, la Caritas rappresenta un’esperienza peculiare in cui si ripropone una modalità insostituibile del processo educativo, quella pratica. Anche il mondo dei valori, degli ideali, della fede ha bisogno di passare attraverso il crogiuolo dei comportamenti e dell’agire per essere assimilato…
Educare alla carità non significa soltanto tenere corsi per volontari che si mettano al servizio dei più poveri, ma diffondere la Dottrina sociale della Chiesa e la prospettiva, in essa chiaramente contenuta, di una società profondamente diversa da quella in cui viviamo. Significa, insomma, educare a una visione politica radicalmente alternativa a quella che oggi domina nella nostra cultura e tra gli stessi cristiani”. Mentre il presidente della Conferenza episcopale pugliese, mons. Francesco Cacucci, ha ricordato il rischio della carità, partendo da una frase del film di Ermanno Olmi, ‘Il villaggio di cartone’: ‘Quando la carità è un rischio, proprio quello e il momento della carità’: “Cercando di aguzzare lo sguardo, pensando più in profondità al rischio di una deriva assistenzialistica della carità, da cui cercava di metterci in guardia Paolo VI, possiamo scorgervi il prodursi di un ulteriore fraintendimento, con cui quotidianamente deve misurarsi chi intende agire sospinto dalla carità in questo mondo: da un lato l’impulso della spontaneità, che può generare uno spontaneismo momentaneo e a lungo termine sterile, dall’altro la tentazione connessa con la necessita di organizzare il servizio, che può diventare burocratizzazione dell’amore; da un lato il volontario con la sua generosità dall’altro il funzionario con i suoi progetti”.
Infine mons. Giovanni Nervo, primo presidente di Caritas Italiana, è stato intervistato da Paolo Lambruschi, giornalista di Avvenire, ricordando l’opzione degli ultimi: “L’opzione preferenziale dei poveri è l’obiettivo e la qualifica specifica della Caritas. Il cardinale Pellegrino, arcivescovo di Torino, non era del tutto favorevole perché, diceva: ‘il compito di far crescere la carità nella Chiesa è compito di tutta la Chiesa e di tutti gli organismi pastorali e non può essere delegato ad una istituzione come la Caritas’. Questa provvidenziale riflessione del cardinale Pellegrino aiutò a mettere in evidenza nello statuto la finalità specifica della Caritas: ‘Promuovere la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana con particolare attenzione agli ultimi’… Ciò vuol dire farsi voce dei poveri all’interno della Chiesa e nella società civile. Solo con una profonda spiritualità la Caritas può continuare a cogliere i segni dei tempi ed essere profezia”.