Mons. Nosiglia ha invitato a confidare nella Resurrezione

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“La qualifica di ‘santo’ non riguarda solo quelli che la Chiesa ci indica come modelli di vita cristiana presenti sul calendario: sono tanti e forse a cominciare proprio dai nostri cari o amici, o comunque da persone che ci hanno dato esempi di sacrificio e di bontà ammirevoli”: nel giorno di Ognissanti l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha celebrato la santa Messa al Cimitero Parco.

L’arcivescovo di Torino ha sottolineato la ricchezza della liturgia dei giorni scorsi: “La festa di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti ci rivelano una certezza di fede che dà speranza e consolazione anche di fronte alla perdita dolorosa dei nostri cari, di cui in questi giorni facciano viva memoria.

E’ la convinzione costante della Chiesa che, accogliendo il Vangelo del Signore morto e risorto, afferma che l’unione dei credenti che abitano ancora su questa terra e quelli che già godono della gioia eterna non è spezzata dalla morte, ma al contrario è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali che arricchiscono gli uni e gli altri nello stesso amore di Dio, che tutti abbraccia e unisce nella sua misericordia di Padre e Salvatore”.

Mons. Nosiglia ha richiamato l’attenzione sul valore della santità: “Alla santità siamo dunque chiamati tutti, sacerdoti, religiosi, laici, ognuno con la propria specifica vocazione e secondo le concrete possibilità che la vita gli offre… Ciascuno di noi ha avuto nella propria vita tante volte l’opportunità di incontrare o conoscere persone singole o famiglie, giovani o anziani, sani o malati, consacrati o laici che cercavano di seguire da vicino il Signore e testimoniavano l’amore e la solidarietà verso il prossimo in difficoltà.

Sono tanti e forse a cominciare proprio dai nostri cari o amici, o comunque da persone che ci hanno dato esempi di sacrificio e di bontà ammirevoli. Sì, santi e defunti, che in questi giorni onoriamo e ricordiamo, sono spesso una sola persona, la stessa persona, che il Signore ci ha messo accanto come segno della sua amorevolezza e della sua misericordia”.

Quindi ha ribadito l’importanza di credere nella vita eterna: “La speranza della vita eterna è dunque al tempo stesso personale e comunitaria, riguarda certo la nostra vita individuale, ma ha una sua forte componente anche fraterna e aperta agli altri, per cui la nostra sorte è strettamente legata anche a quella degli altri nostri fratelli e sorelle. Il significato del pellegrinaggio al cimitero sta proprio qui: è il luogo dove, in modo individuale ma anche comunitario, condividiamo il nostro dolore e la nostra speranza.

E lo facciamo con la preghiera, il silenzio, un’esperienza di fraternità che ci unisce nella stessa fede. Poterci ritrovare ogni anno in un luogo benedetto che conserva la tomba dei nostri cari insieme a tanti altri, conosciuti o non, ci permette di confermarne il ricordo e il legame che ci ha unito e che per i credenti continua ad esserci con i Santi e i defunti in Cristo, fino alla piena comunione di tutti con il Signore”.

Nella ricorrenza dei morti mons. Nosiglia ha ricordato che la celebrazione non è un ricordo del tempo passato ma una nuova visione della vita: “La nostra celebrazione di oggi, qui al cimitero, proclama la vita e ci dà la speranza certa che il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, che vince la morte con la sua risurrezione e ci invita a vincerla anche noi ogni giorno con la forza dell’amore e del perdono, della giustizia e della pace.

Ai nostri giovani e ragazzi, che amano la vita e che la vedono spesso chiusa alle loro speranze future di lavoro, di famiglia, di riconoscimento delle loro esigenze spirituali e di responsabilità sociale, o devastata da messaggi che li portano a cercare esperienze devianti e prive di valori di onestà, verità e coerenza morale, insegniamo a non temere, perché anche i santi di cui forse portano il nome e gli stessi loro genitori e nonni hanno passato momenti difficili e addirittura più tragici dei loro e hanno saputo reagire e lottare per quel mondo nuovo cui oggi i giovani anelano”.

La speranza nella resurrezione è una certezza che non delude: “La fede nella risurrezione sostiene e nutre la vita anche nei momenti di difficoltà e diventa via di consolazione non virtuale, ma concreta, fonte di serenità interiore e di profonda riconoscenza. Rimane tuttavia il fatto che il dolore per la morte di una persona cara è motivo di grande sofferenza e segna purtroppo la vita umana soggetta a prove e pericoli di ogni genere.

Non è facile superarlo né subito, né dopo, perché la persona perduta resta tale e niente può sostituirla nel nostro cuore e nella nostra esistenza. Questo giorno è dunque importante per ricordare e fare memoria di chi ci ha amato e ci ha preceduto nella pienezza della gioia eterna”.

Quindi con il pellegrinaggio al cimitero si scopre una nuova solidarietà: “Condividiamo una forte esperienza umana e spirituale che aiuta a superare l’individualismo e genera comunione fraterna. Così impariamo a vivere anche ogni giorno solidali, per condividere gli uni con gli altri le gioie e i dolori, le attese e le speranze del nostro quotidiano, sapendo che alla fine ciò che conta più di tutto è la ricerca del senso ultimo dell’esistenza, che per chi crede sta nella fede e nella preghiera, e per tutti sta comunque nell’amore che va oltre anche la barriera della morte”.

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