Il Papa: create un mondo in cui giustizia e verità non sono una parodia

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Molti più dei 30 mila fedeli previsti hanno assistito questa mattina alla messa nella quale il Papa ha consegnato l’ “Africae manus” al continente. 200 i vescovi da tutta l’Africa, e un migliaio di sacerdoti beninesi. Ci sono fedeli da Togo, Burkina Faso, Niger, Nigeria e Costa d’Avorio. I canti tradizionali si intrecciano con il Kyrie e le melodie francese eredità della prima evangelizzazione, così come le lingue: latino, frances, bariba, inglese, portoghese, francese, mina, yaruba, dendi, fon. Il Papa Chiede all’ Africa di essere protagonista dell’ evangelizzazione che in questo continente si coniuga con riconciliazione. Oggi è la Solennità di Cristo Re dell’ Universo, ultima domenica dell’ anno liturgico e occasione per il Papa di spiegare che cosa si intende per Regno di Dio anche in un continente come l’ Africa. Gesù “ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso.” Un atteggiamento, spiega il Papa, che anche oggi sembra sconcertante perchè “come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce.”

Regnare invece è servire, e il battezzato sa “che la sua decisione di seguire Cristo può condurlo a grandi sacrifici, talvolta persino a quello della vita.” Dobbiamo lasciarci liberare da Cristo e dal mondo vecchio per entrare in un mondo nuovo, in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio.” Il Papa si rivolge “a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società. Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo.”

Benedetto XVI ricorda il 150 anni della evangelizzazione e rende grazie ai missionari e saluta “la memoria del venerato Cardinale Bernardin Gantin, esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano.” E rilancia la necessità ancora primaria nella vita della Chiesa: “annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo! Molti sono anche quanti fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio! Molti sono coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana.

Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto! Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!” Ecco il compito della Chiesa in Benin, ricevuto dai missionari. Perché il cristiano non può essere insensibile alle necessità dei fratelli. Ed è Cristo Re che, dice il Papa “rimuove tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace.” Per questo Benedetto XVI dice: “Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio.” E concludendo in portoghese conclude che il Regno di Dio “può esser messo in pericolo nel nostro cuore. Qui, Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana!”

Sul palco con l’immagine stilizzata dell’ interno della Basilica di San Pietro, si sono alternati ritmi africani e latini, in un perfetto esempio di inculturazione e universalità della Chiesa.

L’ Arcivescovo di Cotonou Ganyé, nel suo saluto all’ inizio della Messa ha ringraziato per l’impegno nel campo della famiglia e per l’ istituto Giovanni Paolo II che in Benin sostiene gli studi in questi campi. Al termine della celebrazione e prima della recita dell’ Angelus, il Papa ha consegnato il testo della Esortazione post sinodale Africae munus. Il segretario generale del Sinodo, il vescovo Nikola Eterovich, ha ricordato che il testo “offre preziose indicazioni pastorali per l’attività della Chiesa in Africa nei prossimi anni, per un maggiore impegno non solamente nella prima evangelizzazione bensì anche in una nuova evangelizzazione” e impegna l’ Africa a diventare sempre più “protagonista della riconciliazione quale forza promotrice di una autentica giustizia e di una assai necessaria pace.”

Il Papa ha ricordato che “ora prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa.” L’esortazione finale per la Chiesa d’ Africa è basata sulle parole del Vangelo di Matteo. “Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, “Luce del mondo”. Dio ti benedica, cara Africa!”

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