Africae Munus: Il Papa consegna all’ Africa il suo compito
L’impegno, il compito dell’ Africa per il terzo millennio, è quello di non abbandonare l’opera di evangelizzazione e inculturazione della fede che è ancora in corso, ma anche quello di ridare all’Occidente l’amore per la vita e la spiritualità che ha nella sue radici. L’Esortazione Apostolica Africae Munus è la sintesi non solo del Sinodo del 2009, ma anche il completamento della prima assemblea sinodale voluta da Giovanni Paolo II. I documenti basilari, oltre alle proposte dei padri sinodali, sono la Gaudium et Spes e la Evangeli Nuntiandi e la Caritas in veritate come ad indicare le direttrici sulle quali l’Africa, e in fondo tutta la Chiesa cattolica, sulle quali muoversi. La struttura dell’ ampio testo che il Papa ha portato in Benin è divisa in due parti, una introduzione e una conclusione.
Benedetto XVI ripercorre i temi trattati nell’Assemblea sinodale, aggiunge incoraggiamenti ma mette anche in luce dei punti critici. Come ad esempio riguardo celebrazione di sacramenti come la Riconciliazione e l’Eucaristia. Richiama vescovi e sacerdoti a non lasciarsi prendere la mano dagli usi che derivano dalle religioni tradizionali. Per questo ne consiglia uno studio approfondito, per evitare pericolose confusioni. Benedetto parla delle epidemie africane, non solo Aids di cui parla come di un problema etico, ma anche malaria e tubercolosi che in Africa uccidono ogni anno con la stessa violenza. Il Papa ringrazia chi opera nella sanità e nell’educazione: fate un lavoro meraviglioso, dice. Perché l’altro flagello dell’ Africa è l’ analfabetismo “simile ad una pandemia”, scrive. Così come da rivedere sono gli atteggiamenti nei confronti delle donne e dei bambini. La Chiesa deve aiutare la donna ad avere uno “spazio in cui poter prendere la parola” e denuncia i “trattamento intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini”. Un apprezzamento va invece al ruolo degli anziani nella società. Una bella realtà, scrive, che dovrebbe ispirare le società occidentali. E c’è un altro impegno tutto africano che il Papa mette in luce ed è la difesa della vita, che in Africa è forte e viene messa in discussione da “certi documenti di enti internazionali” che promuovono l’aborto. C’è un altra ferita che alla gente d’ Africa viene inflitta dall’Occidente opulento: il dramma dei profughi e degli immigrati. Gente che fugge dalla miseria e dalla guerra e che trova solo paura ed ansietà ad accoglierla invece che amore: “la coscienza umana non può che indignarsi a queste situazioni”.
Tra le sfide anche quella delle sette e della stregoneria che il Papa definisce “flagello”. Per ogni sfida, per ogni compito Benedetto XVI definisce un modo concreto di operare da parte dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi, dei catechisti e dei laici. A tutti chiede di leggere con attenzione i documenti di magistero che li riguardano. Chiede attenzione alla formazione, ma ricorda anche vescovi di difendere la dignità dei catechisti senza dimenticare i loro bisogni materiali. E poi chiede ai vescovi di iniziare nuove cause di canonizzazione per nuovi santi africani. Non solo per aumentarne il numero, ma per ottenere nuovi intercessori in cielo. C’è spazio anche per i media che devono essere gestiti da persone ben formate non solo professionalmente, ma nella fede. Un grazie alle vocazioni africane che sostengono l’ Occidente secolarizzato. Benedetto XVI ricorda poi la necessaria attenzione alla difesa della Creazione, chiede una giustizia che sia fondata sull’amore ma che non si sovrappone alla Carità Il Papa rilancia poi una delle proposte del Sinodo: proclamare un Anno della Riconciliazione per l’ Africa, un anno giubilare straordinario. Tutto nella luce di una rinnovata, nuova evangelizzazione che in Africa è appunto riconciliazione. La conclusione è un incoraggiamento alla Chiesa cattolica in Africa “uno dei polmoni spirituali dell’umanità”.
Al momento della firma nella Basilica di Ouidah, la prima cattedrale dell’Africa Occidentale, punto di partenza per la evangelizzazione, a pochi chilometri dal Seminario, il Papa era accompagnato dai membri del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi e dai vescovi del Benin. Dopo la introduzione del Segretario Generale del Sinodo Nicola Eterovich, il Papa ha ricordato il lavoro del Sinodo, i temi e le prospettive future del documento. Ed ha concluso: “Non bisogna mai tralasciare di cercare le vie della pace! La pace è uno dei beni più preziosi! Per raggiungerla bisogna avere il coraggio della riconciliazione che viene dal perdono, dalla volontà di ricominciare la vita comunitaria, da una visione solidale del futuro, dalla perseveranza per superare le difficoltà. Riconciliati e in pace con Dio e con il prossimo, gli uomini possono lavorare per una maggiore giustizia in seno alla società. Non bisogna dimenticare che la prima giustizia secondo il Vangelo è compiere la volontà di Dio.”