Adokonou: L’Africa chiede al Papa il coraggio di rimettersi in cammino
“Evangelizzare prendendo spunto dagli aspetti antropologicamente più significativi della nostra cultura africana, senza mai però dimenticare che apparteniamo anche alla grande famiglia di Dio che è la Chiesa.” E’ questo il senso della evangelizzazione del Benin di cui il Papa celebra con il suo viaggio i 150 anni. Ha ricordarlo è Barthélemy Adokonou , segretario del Pontificio Consiglio per la Cultura, beninese e allievo del professor Ratzinger. In una lunga intervista all’agenzia Gaudium Press, firmata e realizzata da Anna Artymiak, il prelato spiega il senso del viaggio e le attese della gente d’ Africa dopo il Sinodo. Ci aspettiamo indicazioni importanti, dice perché “l’Africa rappresenta il polmone dell’umanità” ma ci sono “due virus molto gravi: da un lato il materialismo, dall’altro le malattie della religiosità cioè i fondamentalismi, i radicalismi ed i terrorismi.” Adokonou spiega che “in questo tempo di crisi economica, l’attesa del Benin, dell’Africa e anche del mondo intero è che tutti possiamo ritrovare ciò che è centrale: e cioè la persona umana già riconciliata in Cristo… Dopo 50 anni di indipendenza siamo fermi: non dobbiamo andare indietro, ma non riusciamo neanche ad andare avanti. Purtroppo. Spero che questa visita del Santo Padre ci metta di nuovo in cammino.”
Il presule ricorda la storia del Benin “un piccolo Paese che aveva anche la cattiva fama di essere uno dei Paesi in cui operavano i mercanti di schiavi, e della religione Vudu, considerata come una espressione della magia e dei poteri esoterici.” Ma ci sono grandi figure di uomini di fede come il vescovo francese de Marion Brésillac del card. Bernardin Gantin, “un uomo straordinario, di cuore fervente, un uomo di relazioni, un uomo di bontà incredibile e che ha vissuto a Roma per più di 30 anni nella Curia romana. È stato prefetto della Congregazione dei Vescovi e ha terminato come decano del collegio cardinalizio. Il Cardinal Ratzinger l’ha conosciuto bene, non solo perché gli è succeduto come decano dei cardinali, ma perché sono stati nominati nello stesso Concistoro ed anche perché lo aveva già incontrato precedentemente a causa mia, essendo io stato insieme a lui a Monaco per l’ordinazione episcopale del professor Ratzinger. Quel giorno c’erano due africani nel coro nella Cattedrale di Monaco, Mons. Gantin come vescovo, io come giovane sacerdote. Quindi Ratzinger lo conosceva da lì e da allora hanno fatto molto cammino insieme. Lui è stato il primo africano a essere chiamato alla Curia romana. Un uomo che conosceva bene la cultura africana e viveva dei suoi valori, ma che era profondamente aperto all’universalità.”
A proposito del contributo della cultura africana alla spiritualità del mondo il vescovo beninese dice che “il primo valore che un africano ha è la vita e la vita, nella sua manifestazione umana primordiale, è la famiglia, cioè uomo e donna in tensione di amore fecondo. Questo lo abbiamo verificato in tanti anni di ricerche culturali e lo abbiamo portato come contributo al primo Sinodo per l’Africa. L’africano vede la vita come un bene che si manifesta nella realtà della famiglia dove ci sono le relazioni personali e dove risiedono tutti i valori. Dobbiamo salvare questo e dobbiamo prendere dalla cultura africana questo orientamento verso i valori della vita e della famiglia, verso Dio e verso le leggi della natura che dobbiamo risvegliare…Oggi gli europei non vogliono più parlare di famiglia. Ma è proprio lì che le vie sono completamente diverse. Noi cerchiamo, infatti, di recuperare questi valori per riscoprire ciò che c’è di positivo ed è questa la logica della vita. Ne deriva un miglioramento dei rapporti che intercorrono tra le persone umane, tra esse e Dio, e tra le nazioni.” Monsignor Adokonou è stato un allievo del professor Ratzinger e con lui ha discusso la tesi sull’inculturazione, cioè la relazione tra la fede e la cultura “Nella mia tesi-dice- ho proprio cercato di dimostrare il passaggio necessario di tutte le culture per la croce di Cristo che le salva tutte.”