Giornata per i diritti dell’infanzia: non dimentichiamo i bambini

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Domenica 20 novembre non è un giorno qualsiasi, perché è la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia nata per ricordare la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, che proprio in questa data, nel 1989, venne approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Convenzione, che ancora oggi rappresenta il principale strumento normativo internazionale di riferimento in materia di promozione e tutela dei diritti di bambini e adolescenti.

Il presidente di ‘Telefono Azzurro’, Enzo Caffo, in un convegno promosso dalla stessa associazione ha ricordato: “Ad oggi si tratta della Convenzione più ratificata del pianeta. Eppure la realtà è ben diversa, quasi due milioni di bambini nel mondo vedono quotidianamente calpestata la propria dignità. Vittime di abusi e maltrattamenti, di violenza domestica nel contesto familiare e di trascuratezza da parte dei genitori. Ma anche di episodi di bullismo e discriminazioni da parte dei coetanei. A volte la causa sono norme inadeguate. Altre una consapevolezza insufficiente. Spesso l’indifferenza. O ancora l’ignoranza. Il risultato è che per molti infanzia significa esistenze distrutte, sofferenze e traumi indelebili. Per dire basta serve l’impegno di tutti”.

Da questo convegno è emerso che negli Stati Uniti, quasi 2000 bambini ogni giorno spariscono nel nulla: 800.000 in un anno, secondo i dati forniti da ICMEC, centro internazionale per i bambini scomparsi e sfruttati sessualmente di cui Telefono Azzurro è membro, che oltre alle cifre mostrano anche una realtà dalle diverse sfaccettature.  Le conseguenze sul minore, sempre traumatiche, anche quando il bambino viene ritrovato nel giro di un breve periodo, come per fortuna avviene nella maggioranza dei casi. Se poi l’allontanamento da casa è prolungato i rischi di cadere nella rete della prostituzione, dello sfruttamento sessuale e della tratta di essere umani crescono esponenzialmente.

Anche in Italia il fenomeno è in aumento: secondo una recente inchiesta riportata dall’Osce, ogni notte vagano almeno 7000 bambini, provenienti soprattutto dal sud est asiatico che alimentano il traffico di minori adescati per essere sfruttati sessualmente, per il commercio di armi o droga fino al traffico di organi. Ma anche i casi di bambini che fuggono volontariamente sono in costante crescita: secondo i dati del Ministero dell’Interno l’allontanamento volontario spiega da solo ben il 70% delle scomparse di minori, soprattutto di ragazzi stranieri.

Ci sono poi le sottrazioni, nazionali o spesso internazionali, da parte di un familiare o addirittura di un padre o una madre che dopo la rottura con il partner scappa con il figlio (nel nostro Paese rappresentano il 55% dei casi di scomparsa), altre volte si tratta di veri e propri rapimenti. Altro problema inquietante è rappresentato dalle nuove tecnologie, che, se da una parte hanno migliorato la vita di buona parte degli abitanti del pianeta, dall’altra parte l’avvento di internet ha invece contribuito a diffondere piaghe come l’abuso e lo sfruttamento dell’infanzia. Per la prima volta nella storia dell’umanità infatti, tutti possono accedere, coperti dall’anonimato, a immagini di abusi sessuali sui bambini in tutto il mondo tramite la rete.

A tale proposito Ernie Allen, presidente di ICMEC, ha osservato: “Una delle grandi sfide che dobbiamo affrontare è il fatto che le duecento nazioni della terra in tema di pornografia infantile e di sottrazioni di minori hanno tutte leggi diverse. Nel 2006 ICMEC ha condotto la prima ricerca relativa alle legislazione relativa alla pornografia infantile. Lo scorso anno abbiamo poi reso noto la sesta edizione del nostro rapporto sulla pornografia infantile e benché siano stati fatti dei progressi i nostri studi evidenziano la necessità di porre ancora più attenzione sul tema. Una ragazzina su 5 e 1 ragazzino su 10 sono state vittime di forme di violenza prima dei 18 anni e soltanto uno su tre ne ha parlato con qualcuno.

Cifre allarmanti a cui si aggiunge il dato impietoso che nel 2000 almeno 1,8 milioni di bambini nel mondo è coinvolto in prostituzione o nel commercio di immagini pornografiche. Alla mancanza di direttive comuni si aggiunge il fatto che solo 45 Stati nel mondo hanno una legislazione sufficiente per combattere il fenomeno.  A parte il fatto che non esiste una definizione unica di cosa significa scomparso, il vero problema è che in molti paesi queste istanze non sono prese nella giusta considerazione o riconosciute come prioritarie da parte dei governi”.

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