Justitia et Pax, il Leviatano e la pace di Westphalia

Condividi su...

La pietra dello scandalo ha un nome ponderoso: “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Le dimensioni, però, sono del tutto modeste: un libricino di 41 pagine, in cui il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha messo sul tavolo le sue proposte per una riforma del sistema finanziario internazionale. La proposta più tecnica di tutte è quella di una tassazione sulla transazioni finanziarie internazionali. Quella più profetica – contenuta tra l’altro anche nella Caritas in veritate – riguarda la creazione di una autorità pubblica a competenza universale, che sia in grado di dare regole condivise alla finanza globale e che sia veramente rappresentativa di tutti i popoli coinvolti. Ripartire dall’Onu per riformarlo. Ripartire dalla Banca Mondiale per rifondarla. Ripartire dagli organismi internazionali per creare qualcosa di veramente universale.

La via che ha portato alla pubblicazione del documento è stata lunga e trasparente. La pubblicazione – una nota soprattutto tecnica – era destinata ad andare sul tavolo del G20, e per questo la prima bozza era stata affidata a Michel Camdessus, consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e membro della delegazione francese al G20. Poi, altri consulenti hanno messo le mani sul documento, ampiamente preannunciato ai giornalisti dal segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace Mario Toso durante un briefing dedicato ad un convegno sulla Mater et Magistra: si era ai primi di maggio. Anche il cardinal Bertone, segretario di Stato, era stato informato ampiamente del testo. Che non è un atto magisteriale, dunque non è approvato dal Papa. Ma che cita e riprende i temi di molte encicliche, quelle, sì, atti magisteriali approvate dal Papa.

Neppure un cenno, però, viene fatto alla questione delle nascite e del loro ruolo nella crisi, il cavallo di battaglia di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior. Che negli ultimi due anni ha girato università e parrocchie spingendo proprio sulla questione dei figli, riducendo la proposta di una autorità mondiale con competenze universali a quella di una mera governance partecipata. L’operazione non è piaciuta al presidente dello Ior, che se ne è lamentato ai piani alti del Palazzo Apostolico. Questi hanno chiesto a Bertone. Bertone è caduto dalle nuvole. O perlomeno così hanno riportato alcuni media. Che hanno poi anche relazionato su una riunione in cui è stato deciso che nessuna nota di nessun Pontificio Consiglio potrà uscire dai dicasteri senza la previa approvazione esplicita della Segreteria di Stato. Questione chiusa?

Formalmente sì. Ma resta di fondo un problema, che è il vero nodo della questione, e che si può evincere da una piccolissima citazione all’interno del documento di Giustizia e Pace. Lì si ricorda la pace di Westphalia, con la quale vennero costituiti gli Stati nazionali e si decise un ordine mondiale che è durato fino ad oggi. La Chiesa si ritrovò spiazzata. Innocenzo X mandò note di protesta ufficiale. E la Chiesa cattolica si trovò a confrontarsi con una perdita di influenza internazionale che la portò alla necessità di firmare i concordati con gli Stati nazionali. Oggi, mentre ancora si ragiona con la logica dei concordati nazionali, il mondo globalizzato va verso un governo mondiale.

Da tempo, si cerca di ridurre il ruolo della Santa Sede a quello di una Ong, chiedendo il controllo di tutti i conti vaticani, fino addirittura all’idea di rendicontare il passaggio di denaro per “vie diplomatiche”; chiedendo la riduzione dello status della Santa Sede all’Onu da osservatore permanente a Ong; cominciando a ventilare l’ipotesi di nominare laici invece di vescovi come osservatori permanenti della Santa Sede, in modo da facilitare l’inserimento di persone gradite all’esterno. Troppo pericolosa, la Santa Sede, che con il suo prestigio può influenzare in favore dello sviluppo umano integrale molte decisioni nei consessi internazionali. Troppo difficile promuovere i propri interessi e il proprio governo mondiale se c’è chi riporta sempre l’attenzione sull’uomo.

Con la proposta di un’autorità mondiale a competenze universali la Santa Sede afferma di voler far parte della partita. Non si vogliono rivivere gli anni successivi alla pace di Westphalia, e allo stesso tempo si vuole indirizzare un nucleo di regole condivise in favore dello sviluppo umano integrale. L’idea non è quella del Grande Leviatano. È quella di neutralizzarlo. Forse il problema è proprio là.

151.11.48.50