Siria: si uccide anche negli ospedali
In Siria la situazione si sta facendo sempre più drammatica tantochè la Lega araba ha deciso di sospendere lo Stato dalle sue attività fino a quando Damasco non applicherà il piano arabo per porre fine alle violenze. La dichiarazione finale della Lega araba prevede anche l’appello ai Paesi arabi a ritirare i propri ambasciatori da Damasco e l’imposizione di sanzioni economiche e politiche, oltre a invitare l’opposizione siriana al Cairo per trovare un accordo di transizione.
Di conseguenza la Siria ha giudicato ‘illegale’ la sua sospensione dalla Lega Araba: “La decisione della Lega Araba è illegale, ha commentato l’ambasciatore siriano presso la Lega, Yousef Ahmad, perché è contraria allo statuto della Lega”. Inoltre l’ambasciatore siriano ha accusato la Lega Araba di essere “subordinata ai programmi degli Usa e dell’Occidente”. Così anche l’Unione Europea vara l’estensione delle sanzioni contro il regime di Damasco. E mentre il re Abdallah di Giordania si è unito al coro di quanti chiedono un passo indietro di Bashar al-Assad, aumenta la pressione sulle Nazioni Unite perché si trovi una formula per proteggere la popolazione civile. Inoltre è stato deciso anche il congelamento dei fondi offerti a Damasco attraverso la Banca europea degli investimenti (Bei).
Però, nonostante le pressioni degli Stati, i morti a causa della violenta repressione siriana non lasciano dubbi. Sono più di 3.500 le vittime della repressione del governo siriano verso i cittadini che protestano: “I militari siriani continuano a usare carrarmati e armi pesanti per attaccare le zone residenziali nella città di Homs”, ha detto Ravina Shamdasani, portavoce della Commissione Onu per i diritti umani, che ha fornito la nuova stima delle vittime. Informazioni diffuse dagli oppositori dicono che a Homs, terza città del Paese, mancano cibo, acqua e medicine e il bilancio degli scontri è di 110 morti.
Da parte governativa si sostiene che esercito e forze di sicurezza “sono impegnati negli scontri con bande armate”, che sono almeno 1.100 le perdite tra i militari e si evidenzia il rilascio di alcune centinaia di prigionieri, come passo nell’adempimento dell’accordo con la Lega Araba. Però le repressioni governative continuano e aumenta il numero di morti durante le proteste contro l’attuale governo. Ed i siriani lanciano appelli di libertà al mondo: “Se il regime continua a spedire l’esercito contro i manifestanti, il movimento che si oppone a Bashar al-Assad si militarizzerà progressivamente. Questo significa che in Siria potrebbe scoppiare una vera e propria guerra civile”.
A lanciare l’allarme è stato Michel Kilo, importante scrittore e dissidente politico siriano ed uno dei principali oppositori al regime di Bashar al-Assad, che ha parlato in una conferenza stampa organizzata da Le Monde Diplomatique presso la sede centrale del quotidiano Le Monde a Parigi: “Noi viviamo un dilemma, perché da un lato c’è la violenza senza fine del regime che però non ha scoraggiato i movimenti di protesta, dall’altro c’è una sollevazione popolare senza precedenti che però fino ad ora non è riuscito ad avere la meglio sul regime”. Lo scrittore siriano ha ricordato che la sollevazione popolare dimostra la grande maturità delle organizzazioni civiche ed in generale della società civile siriana che con questa rivoluzione si fa portatrice di valori nobili quali quelli di libertà e dignità.
Intanto il regime siriano ha raggiunto un nuovo record dell’orrore: le squadre della morte utilizzano le ambulanze e gli ospedali per uccidere i manifestanti feriti. Il governo siriano ha trasformato gli ospedali in strumenti di repressione nel corso del suo tentativo di stroncare l’opposizione, secondo la denuncia di Amnesty International in un rapporto intitolato ‘Crisi sanitaria: il governo siriano prende di mira i pazienti feriti e il personale medico’.
Il rapporto illustra come in almeno quattro ospedali governativi i pazienti ricoverati per ferite siano stati sottoposti a maltrattamenti e torture, anche da parte del personale sanitario: “Siamo profondamente allarmati per la circostanza che le autorità siriane sembrano aver sguinzagliato le forze di sicurezza negli ospedali e che, in molti casi, il personale sanitario ha preso parte alle torture e ai maltrattamenti nei confronti proprio delle persone che si supponeva dovesse curare”, ha dichiarato Cilina Nasser, ricercatrice di Amnesty International sul Medio Oriente e l’Africa del Nord.
Sulla base delle ricerche di Amnesty International, persone ricoverate sono state attaccate da personale sanitario, impiegati e forze di sicurezza negli ospedali nazionali di Banias, Homs e Tell Kalakh oltreché nell’ospedale militare di Homs. Un medico in servizio presso l’ospedale militare di Homs ha riferito ad Amnesty International di aver visto almeno quattro colleghi e oltre 20 infermiere compiere abusi sui pazienti.