Africa: un grazie e un impegno

Africae Munus, il compito dell’ Africa per il terzo millennio. E’ il titolo della Esortazione Posto Sinodale che il Papa porta in Benin. Un dono per tutto il continente che simbolicamente firmerà nella Basilica storica della Regione dell’ Africa Occidentale quella dell’Immacolata Concezione di Maria di Ouidah. Un dono e un grazie al Benin che rappresenta il modello di riconciliazione nazionale dopo le bufere del post colonialismo, e del marxismo. Un grazie alla Società delle Missioni africane che 150 anni fa hanno portato il Vangelo in questa terra, un grazie ai vescovi del Benin che hanno guidato la transizione, un grazie al cardinale Bernardin Gantin, vero eroe nazionale che da Roma ha sostenuto per anni la sua Chiesa in Benin, e che ha deciso di tornare nella sua terra negli ultimi anni della sua vita. Oggi l’ aeroporto di Cotonou porta il suo nome, e la forza della sua fede è nel cuore di tutto il Benin. Anche per i non cristiani. La Santa Sede ha da 40 anni relazioni diplomatiche con il paese africano, segno di un apprezzamento reciproco.
E la visita di Benedetto XVI è la seconda di un Papa nel paese. Nel 1993 Giovanni Paolo II si recò nel paese che da poco aveva intrapreso una nuova fase politica. Si usciva dal marxismo per andare verso il capitalismo. Rispondendo ad un giornalista nell’ aereo che lo portava a Cotonou nel febbraio del 1993 disse: “Si deve abbandonare il modo di pensare europeo, perche soprattutto il Benin e un Paese africano. Penso che il marxismo era una cosa importata e superficiale, che non ha toccato più profondamente la struttura nazionale, sociale ed economica. E poi, anche il capitalismo. Certamente una differenza deve essere fatta, ma sempre con un riferimento sostanziale, non accidentale, all’Africa, alla mentalità, alla tradizione e alle realtà africane. Vediamo che tutti questi progetti, tutti questi concetti, che escono dalla tradizione occidentale, euro-americana, come anche il marxismo, che e lo stesso euro-asiatica, applicati, imposti alla realtà africana, sbagliano. Penso che in Africa il marxismo e stato soprattutto un metodo per arrivare al potere e mantenerlo. Sicché ha funzionato fino ad un certo momento, adesso non funziona più. Ma, d’altra parte, neanche si devono imporre troppo presto, troppo rapidamente, brutalmente, i modelli occidentali, democratici. I popoli africani sono democratici, fra le altre cose, e questa democrazia conserva in sè ancora molto forte la realtà tradizionale: famiglia e tribù. E queste non sono cose retrograde, hanno valore ancora oggi. Forse hanno quei valori che noi occidentali abbiamo perduto ed e una vera perdita, non solamente un progresso.”
Diciotto anni dopo Benedetto XVI porta in Africa una nuova speranza di pace.La seconda assemblea sinodale per il continente a messo in luce le difficoltà della pace, ma anche la grande ricchezza spirituale da conservare e riscoprire per l’Occidente sempre più secolarizzato. L’Africa è “un polmone spirituale per un’umanità in crisi di speranza e di fede” ha ricordato il Papa. Due saranno i grandi discorsi di Benedetto XVI. Uno alla comunità civile e alle altre religioni nel Palazzo presidenziale sabato mattina, e l’omelia della Messa per la consegna del documento sinodale. In programma tanti incontri, con i bambini, con i malati, con i religiosi in una regione ricca di vocazioni. E all’ arrivo un gesto simbolico: il canto del Te Deum nella cattedrale di Cotonou.