Adolescenti e letteratura: “Cose che nessuno sa”


Giani Stuparich, scrittore triestino di grande tratto poetico, oggi colpevolmente dimenticato, scrisse una sorta di racconto lungo, o breve romanzo, intitolato “Un anno di scuola”, scritto negli anni Trenta. E’ la storia di un gruppo di allievi di un ginnasio triestino, dell’ultimo anno, che vive la propria iniziazione alla vita adulta. Il perno su cui gira l’intera vicenda, è Edda Marty, una ragazza bella, inquieta, ribelle, libera, unica ragazza del liceo, personaggio ispirato alla storia vera della prima ragazza triestina che si iscrisse all’università di Trieste nel 1910. La scrittura è poetica, introspettiva quanto basta, capace di descrivere i turbamenti adolescenziali dinanzi alle prime storia d’amore, e i contrasti con il mondo adulto, temi eterni che, nelle ovvie trasformazioni del tempo e della società, rimangono però fondamentalmente gli stessi. La forza sta appunto nella scrittura, che rivela tutto il valore di Stuparich e che andrebbe riscoperto, magari proprio a cominciare da quelle scuole medie nelle quali si preferisce ammannire Ammanniti (scusate l’ovvio gioco di parole, ma era irresistibile!).
Appena pubblicato è il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia, “Cose che nessuno sa” (Mondadori editore). D’Avenia è un autore diventato un “caso” per il suo romanzo d’esordio, “Bianca come il latte rossa come il sangue”, che ha venduto moltissimo e si è segnalato per un modo diverso, appunto, più positivo e più profondo, di descrivere il mondo dei ragazzi. Atteso al varco per questa sua seconda prova, pare che l’abbia superata. Il suo nuovo romanzo racconta il lungo viaggio, interiore ma non solo, che la quattordicenne Margherita deve compiere per ritrovare il padre fuggito via e, insieme, la sua identità di donna in divenire. L’autore ha dichiarato di avere avuto presente il modello dell’Odissea, in particolare il destino di Telemaco, il figlio di Ulisse che va allla ricerca del padre perduto. E già il fatto di scegliere un modello tanto “alto” e fondante per la tradizione occidentale fa ben sperare non solo per questo romanzo, ma anche per quelli che D’Avenia deciderà di scrivere in futuro.