Giornate vaticane

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I giorni vaticani per un cronista non sono mai noiosi. Chi, magari anche in alcune redazioni di fama, lo dovesse pensare sbaglia. Prendete un giovedì qualsiasi, un 10 novembre 2011 ad esempio. Il povero cronista inizia presto la giornata e pieno di entusiasmo varca il confine di Stato: entra da Porta Sant’Anna nello Stato della Città del Vaticano. Pregusta il momento in cui si siederà negli ormai desueti scanni da padre sinodale dell’Aula Vecchia del Sinodo, per ascoltare un paio di conosciuti storici che raccontano le incomprensioni tra media e Chiesa. Vecchio tema sempre attuale. Penna e blocchetto o portatile sul tavolino. Ma la tranquillità dura poco.

Il papa ha una lista di udienze interessante e, oltre a ricevere i vertici della Conferenza Episcopale del Brasile, il cardinale Vicario di Roma, ha in tabella i Leaders religiosi di Israele. Una corsa veloce verso la Sala Stampa in Via della Conciliazione con passo da maratoneta schivando turisti e pellegrini per arrivare giusto in tempo ad ascoltare (solo ascoltare) in diretta l’incontro. Tre discorsi, alcuni saluti in arabo e infine la voce del Papa. Si respira ancora l’atmosfera di Assisi. La voglia di essere artefici di un mondo dove non ci si deve confrontare con altre armi se non quelle della parola, dove oltre a dialogare si comunica. Il Rabbino capo di Israele Yonah Metzger parla della insensibilità del mondo davanti al pericolo di un rinascere dell’antisemitismo, il Capo della Comunità dei Drusi chiede che la Terra Santa si una casa per tutti, lo Sceicco Capo della Imam di Israele ribadisce che l’ Islam è una religione di pace e il rappresentante della Comunità Ahmadiyya nel mondo prega che ci salviamo dalla distruzione che ci attende se non costruiamo la pace in fraternità. Il Papa risponde puntando sulla giustizia: “La giustizia, insieme con la verità, l’amore e la libertà, è un requisito fondamentale per una pace sicura e duratura nel mondo. Il movimento verso la riconciliazione richiede coraggio e lungimiranza nonché la fiducia nel fatto che sarà Dio stesso a indicarci la via. Non possiamo raggiungere i nostri scopi se Dio non ci dona la forza per farlo.”

Il cronista è soddisfatto. Ha materia su cui lavorare. I temi del dialogo si possono ben argomentare. Si potrebbero riprendere i temi di Assisi, e addirittura raccontare la storia e l’ attività del Consiglio del Leaders religiosi, di cui fanno parte davvero tutte le fedi presenti in quella terra senza pace. Ma ancora una volta il suo sogno si infrange contro il muro della fretta della realtà. Esce un altro intervento pontificio. Una bella lettera che Papa Benedetto XVI ha mandato all’Arcivescovo Antonio Arregui Yarza, di Guayaquil in Ecuador. Si parla di famiglia e lavoro in un congresso che prepara la Giornata Mondiale delle Famiglie del 2012. Il cronista entra in ansia. Sa bene che sventuratamente lo spazio nelle pagine del suo giornale per la “roba di Chiesa” è poco, pochissimo. E sa che deve vendere bene i suoi argomenti. Pace nel mondo o famiglia e povertà? Scorre il testo del Papa: “la mancanza di lavoro e la precarietà minacciano la dignità umana, creando non soltanto situazioni di ingiustizia e di povertà, che sovente degenerano in disperazione, criminalità e violenza, ma anche crisi di identità.

É urgente che ovunque siano adottate misure efficaci, approcci seri e ponderati.” Bel tema. Attualissimo anche a casa sua non solo in Ecuador, pensa. Si rimette all’opera e guarda l’ orologio. C’è poco tempo prima dell’incontro con Leaders religiosi che sono stati appena ricevuti dal Papa. Una occasione da non perdere. La conferenza è bella, ricca di spunti. L’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede ha gestito il tutto, ci sono i testi, i 27 delegati, si legge una dichiarazione comune, ognuno porta una testimonianza. Il rabbino David Rosen parla di Assisi 2011 con toni entusiastici: “è stato bello vedere il Papa seduto con umiltà tra noi, come uno di noi senza diversità. Anche da questi dettagli si coglie la dimostrazione dell’umilta’ del Papa e della sua fratellanza verso gli altri leader religiosi”.

Bello, bellissimo. Le agenzie lo battano insieme alle dichiarazioni sulla attesa un po’ ansiosa da parte ebraica delle risposta dei lefevriani alle proposte della Santa Sede per il rientro nella piena comunione. Il pezzo c’è. In Sala Stampa però sta ribollendo qualcos’altro. Girava voce di un viaggio del Papa in Messico. Solo voci, ma forse ne giravano un po’ troppe e troppo presto. Arriva un comunicato: il viaggio è allo studio per il 2012, ma spetta al Papa decidere i dettagli e la data, forse sarà in primavera. Ecco si, un bel pezzo sui viaggi del Papa nel 2012, qianti saranno, che cosa è uscito di ufficiale, e che voci girano? Intanto il tempo corre. Nell’Aula Vecchia del Sinodo le relazioni degli storici sono finite. Il vaticanista pensa: recupero nel pomeriggio. Prova a tirare il fiato e sale di nuovo il Colle vaticano. Un saluto alla Guardia Svizzera e via di nuovo nello scranno demodè. Alcuni colleghi arrivano e passano, altri si fermano. L’ auditorio è composto da uomini di Curia che vogliono conoscere i segreti dei giornalisti e di giornalisti a caccia di qualche notiziola. Le relazioni si svolgono con ordine. Qualche appunto è sempre utile.

Alla fine tira le somme il cardinal Ravasi con un po’ di ironia. Peccato aver perso gli interventi degli storici. Ma il direttore dell’ Osservatore Romano Gian Maria Vian che ha organizzato la giornata di studio assicura: tutto sarà pubblicato al più presto! Bene forse a partire da domani sul quotidiano, o in un quaderno la prossime settimana? No non se ne parla prima di Natale. Pazienza. Tanto il tema è caldo. Gli equivoci in buona e cattiva fede che si sono generati tra media e Chiesa sono un tema di “attualità senza tempo”. Il cronista si ferma a scambiare due parole con i colleghi e monsignori poi finalmente esce. Ma cosa scrivo oggi? E ormai è tardi, forse domani con calma. E si dirige esausto, ma pieno di idee verso casa. A riportarlo alla realtà lo squillo del telefono, che aveva prudentemente spento durante il convegno. “ Ciao, hai visto quella notizia, e poi il tale che ha scritto…e noi che facciamo!?” Intanto dal Vaticano esce un’auto scura targata SCV: “Visto chi c’era? Chissà dove va?!” E si ricomincia.

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