Nella giornata mondiale contro la pena di morte gli Stati abolizionisti aumentano

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Giovedì 10 novembre si è celebrata la Giornata mondiale contro la pena di morte, deliberata dall’Onu. In questa occasione si è constatata un’evoluzione positiva verso l’abolizione della stessa in atto nel mondo da oltre dieci anni, si è confermata nel 2010 e anche in questi mesi del 2011. I Paesi o i territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 155. Di questi, i Paesi totalmente abolizionisti sono 97; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 8; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 6; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44. I Paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 42, a fronte dei 45 del 2009, dei 48 del 2008, dei 49 del 2007, dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005. Per quanto riguarda invece i missionari cattolici, secondo l’agenzia Fides, nel 2010 sono stati uccisi 25 operatori pastorali, di cui 17 nelle Americhe; 6 in Asia e 2 in Africa.

 

 

Nel 2010, i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati almeno 22, rispetto ai 19 del 2009 e ai 26 del 2008. Nel 2010, le esecuzioni sono state almeno 5.837, a fronte delle almeno 5.741 del 2009 e delle almeno 5.735 del 2008. L’aumento delle esecuzioni rispetto ai due anni precedenti si giustifica con l’impressionante escalation delle esecuzioni in Iran che sono passate dalle almeno 402 del 2009 alle almeno 546 del 2010. Nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, non si sono registrate esecuzioni in 3 Paesi, Oman, Singapore e Thailandia, che le avevano effettuate nel 2009. Viceversa, 8 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Autorità Nazionale Palestinese (5), Bahrein (1), Bielorussia (2), Guinea Equatoriale (4), Somalia (almeno 8) e Taiwan (4) nel 2010; Afghanistan (2) ed Emirati Arabi Uniti (1) nel 2011.

Negli Stati Uniti, nessuno Stato ‘abolizionista’ ha reintrodotto la pena di morte, ma due Stati che non compivano esecuzioni da molto tempo ne hanno compiuta una. Nel giugno 2010 lo Utah ha compiuto la prima dal 1999 (tramite fucilazione, che non veniva usata negli USA dal 1996) e nel settembre 2010 lo Stato di Washington ha effettuato la prima esecuzione dal 2001.Ancora una volta, l’Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Se si stima che in Cina vi sono state circa 5.000 esecuzioni (più o meno come nel 2009 e, comunque, in calo rispetto agli anni precedenti), il dato complessivo del 2010 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 5.746 esecuzioni (il 98,4%), in aumento rispetto al 2009 quando erano state almeno 5.670.

Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (46) nel 2010. In Africa, nel 2010 la pena di morte è stata eseguita in 6 Paesi (erano stati 4 nel 2009) e sono state registrate almeno 43 esecuzioni: Libia (almeno 18), Somalia (almeno 8), Sudan (almeno 8), Egitto (4), Guinea Equatoriale (4) e Botswana (1). Nel 2009 le esecuzioni effettuate in tutto il continente erano state almeno 19, come nel 2008 e contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. Nel 2010 due uomini sono stati giustiziati per omicidio e altri due sono stati giustiziati il 21 luglio 2011.

Dei 42 mantenitori della pena di morte, 35 sono Paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In 18 di questi Paesi, nel 2010, sono state compiute almeno 5.784 esecuzioni, circa il 99% del totale mondiale. Un Paese solo, la Cina, ne ha effettuate circa 5.000, l’85,6% del totale mondiale; l’Iran ne ha effettuate almeno 546; la Corea del Nord almeno 60; lo Yemen almeno 53; l’Arabia Saudita almeno 27; la Libia almeno 18; l’Iraq almeno 17; la Siria almeno 17; il Bangladesh 9; la Somalia almeno 8; il Sudan almeno 8; l’Autorità Nazionale Palestinese (Striscia di Gaza) 5; il Vietnam almeno 4; l’Egitto 4; la Guinea Equatoriale 4; la Bielorussia 2; il Bahrein 1; la Malesia almeno 1. Quindi sul terribile podio dei primi tre Paesi che nel 2010 hanno compiuto più esecuzioni nel mondo figurano tre Paesi autoritari: la Cina, l’Iran e la Corea del Nord.

In alcuni Paesi islamici, la pena capitale è stata estesa in base alla Sharia anche ai casi di blasfemia, cioè può essere imposta a chi offende il profeta Maometto, altri profeti o le sacre scritture. I non-musulmani non possono fare proseliti e alcuni Governi proibiscono ufficialmente i riti religiosi pubblici da parte di non-musulmani. Convertire dall’Islam ad altra religione o rinunciare all’Islam è considerato apostasia ed è tecnicamente un reato capitale. In Arabia Saudita, Iran e Pakistan vi sono persone detenute nel braccio della morte con l’accusa di stregoneria, apostasia e blasfemia.

Nel 2010 e nei primi mesi del 2011, la repressione nei confronti di membri di minoranze religiose o di movimenti religiosi o spirituali non riconosciuti dalle autorità, è continuata in Cina, Corea del Nord, Iran e Vietnam.

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