Madre Speranza e la misericordia del Sacro Cuore

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A giugno la Chiesa ha dedicato un mese al Sacro Cuore di Gesù. I primi impulsi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo medioevo, in modo particolare da Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hackenborn (1241-1299), Gertrude di Helfta (ca. 1256-1302) ed Enrico Suso (1295-1366).

Tuttavia la grande fioritura della devozione si ebbe nel corso del XVII secolo, prima ad opera di Giovanni Eudes (1601-1680), poi per le rivelazioni private della visitandina Margherita Maria Alacoque, diffuse da Claude La Colombière (1641-1682) e dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù. La beata Maria del Divin Cuore, contessa Droste zu Vischering, dotata di doni mistici, ispirò il papa Leone XIII a promulgare l’enciclica ‘Annum Sacrum’, con cui si effettuava la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù.

Durante il XVIII secolo si accese un forte dibattito circa l’oggetto di questo culto: nel 1765 la Congregazione dei Riti affermò essere il cuore carneo, simbolo dell’amore. I giansenisti interpretarono questo come atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale, ma metaforico; papa Pio VI, nella bolla ‘Auctorem fidei’, confermò la dichiarazione della Congregazione notando che si adora il cuore ‘inseparabilmente unito con la Persona del Verbo’.

La grande fioritura della devozione al Sacro Cuore di Gesù si ebbe dalle rivelazioni private della visitandina santa Margherita Maria Alacoque che insieme a san Claude de la Colombière ne propagarono il culto. Nell’Angelus di domenica 9 giugno 2013 papa Francesco ha collegato questa festività alla Misericordia di Dio: “La misericordia di Gesù non è solo un sentimento, è una forza che dà vita, che risuscita l’uomo!

Ce lo dice anche il Vangelo di oggi, nell’episodio della vedova di Nain (Lc 7,11-17). Gesù, con i suoi discepoli, sta arrivando appunto a Nain, un villaggio della Galilea, proprio nel momento in cui si svolge un funerale: si porta alla sepoltura un ragazzo, figlio unico di una donna vedova. Lo sguardo di Gesù si fissa subito sulla madre in pianto… Questa ‘compassione’ è l’amore di Dio per l’uomo, è la misericordia, cioè l’atteggiamento di Dio a contatto con la miseria umana, con la nostra indigenza, la nostra sofferenza, la nostra angoscia.

Il termine biblico ‘compassione’ richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio, dice la Scrittura”. Una figura assai devota al Sacro Cuore di Gesù è stata la beata Madre Speranza. In una lettera del 1941 così scrive nel suo diario spirituale: “Gesù mio, perché il mio cuore soffre di questi alti e bassi nonostante l’amore che sento per Te? E perché mi sento tanto debole nella sofferenza nonostante sia persuasa che tu mi aiuti e con la tua grazia supererò la prova?

Mi dici che desideri che io non cerchi altra cosa che non sia la sofferenza, il tuo amore e la tua gloria, anche se questo comporta il disprezzo di me stessa. Che dici, Gesù mio! Tu per mio amore hai sofferto tantissimo fino a morire su una croce nudo, calunniato, disprezzato, offeso e fra i peggiori insulti e io potrò rifiutarti qualche cosa?

Non cercherò forse la tua gloria a qualunque costo? E non sarò tutta tua come tu sei tutto per me? Gesù mio, sai che non voglio altro che amarti, soffrire e già da molto tempo desidero solo la tua gloria. Aiutami a darti sempre quello che mi chiedi, poiché il mio unico desiderio è piacere a te”.

E mentre si avvicina alla sua ora di trapassare nel Regno di Dio scrive una preghiera sulla Misericordia di Dio: “Pur avendo sentito tanto parlare di misericordia non è facile capire che cosa esperimenta un cuore misericordioso. Credo che sia misericordia la compassione che si prova quando si vede soffrire un altro oppresso dal peso di una disgrazia. Credo che saremo misericordiosi se le pene degli altri ci faranno soffrire, se il loro dolore ci farà piangere.

La persona che davvero ama Gesù versa molte lacrime perché vede che tanti suoi fratelli non Lo amano, Lo offendono e raramente accettano la Sua volontà; e questa è la maggiore disgrazia che possa capitare a una persona. L’anima amica di Gesù, che veramente lo ama, è delicata, cerca di non ferire il prossimo ed evita tutto ciò che può fargli dispiacere.

Prova una grande pena quando si accorge di aver commesso un’imprudenza e dimentica facilmente tutto quello che gli altri le hanno fatto, o, se lo ricorda, è solo per presentarlo a Gesù e chiedergli di aiutare i suoi fratelli perché siano come Egli li vuole. Signore, donaci amore, donaci carità, concedici di amare il prossimo; soltanto così ameremo Gesù, amando i nostri fratelli. Io voglio amarli tutti, buoni e cattivi. Il peccato no, Gesù mio, ma il peccatore sì perché si converta e ti ami”.

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