I capolavori dei Musei Vaticani in mostra a San Marino
La mostra, presieduta da Antonio Paolucci e curata dallo stesso insieme a Giovanni Gentili, attinge le sue opere da quasi tutti i Dipartimenti dei Musei Vaticani. Dal Dipartimento delle Antichità Classiche arrivano autentici capolavori d’arte classica: dalla celebre Testa di Atena, rarissimo originale greco del V secolo a.C., al non meno famoso Busto di Antinoo, il più bello tra i molti a noi pervenuti, capolavoro della scultura di II secolo, ritrovato a Villa Adriana a Tivoli. Per non dire della stupefacente testa marmorea di guerriero con elmo di età traianea, o del Ritratto di Claudia Semne in veste di Venere, datato al II secolo. Dal Dipartimento di Antichità Etrusco-Italiche giungono due strepitose “teste” realizzate in terracotta, l’una maschile l’altra femminile, datate al III secolo a.C. Altri ritratti arrivano anche dal Dipartimento per l’Arte Paleocristiana – ad esempio, i due celebri Ritratti di Flavio Giuliano e di sua moglie Simplicia Rustica, rarissimi esempi di ritrattistica a mosaico del IV secolo – e da quello delle Antichità Orientali, cui appartiene uno strepitoso Ritratto palmireno di dama, già nella collezione di Federico Zeri. A completare la vasta ricognizione sulla raffigurazione dell’uomo in età classica, giungono dal Dipartimento per le Arti Decorative un rarissimo quanto poco noto Busto di Traiano in calcedonio e alabastro e i Ritratti di Pietro e Paolo, tra i più antichi noti al mondo, istoriati nel V secolo su ampolle di argento.
Sceltissime anche le opere concesse dal Dipartimento per l’Arte Medioevale, con la celebre icona lignea del Cristo Benedicente, eccezionalmente prestato alla mostra, capolavoro della pittura medievale romana del sec. XII e prototipo di una lunga serie di realizzazioni successive e il mosaico con la Testa ritratto di San Luca, sempre del sec. XII, preziosa reliquia dell’antica decorazione musiva della facciata di S. Pietro in Vaticano in età medievale. Tra i numerosi capolavori della pittura e della scultura moderna vanno ricordate le tele del Guercino – suo è il bellissimo S. Giovanni Battista – e di Guido Reni, quest’ultimo presente con il suo S. Matteo e l’angelo, indiscusso capolavoro della maturità del pittore, scelto dai curatori della mostra come logo della medesima: qui infatti si incontrano, in uno stupefacente equilibrio di forme, colori e sentimenti, sia il volto dell’uomo, l’evangelista Matteo, sia quello del Mistero, interpretato da un angelo ragazzino. Tra le altre opere esposte merita una citazione particolare il Ritratto d’uomo di Gian Lorenzo Bernini, verosimilmente autoritratto del grande protagonista dell’arte barocca romana.
Al “Volto Santo”, è dedicato, infine, l’ultimo momento dell’esposizione. Attorno alla celeberrima immagine del Cristo acheropita del “Sancta Sanctorum” al Laterano – presente in mostra con una preziosa copia seicentesca su pietra, stante l’ovvia impossibilità di trasferire anche temporaneamente l’immagine più preziosa della Cappella pontificia per eccellenza – si dispongono, in una straordinaria ed emozionante sequenza, una serie di capolavori d’arte: si va dalla celebre tela con la Veronica, oggi conservata nella Sacristia Pontificia, ambente inaccessibile al pubblico, unica immagine riproducente l’antica reliquia venerata in Vaticano e scomparsa in seguito al sacco di Roma del 1527, alla commovente Veronica di Pericle Fazzini, alla Sainte Face di George Rouault, a quella realizzata in mosaico da Gino Severini. A queste ultime opere, provenienti dal Reparto per l’Arte dell’Ottocento e Contemporanea, se ne aggiungono numerose altre, a firma di Francesco Messina, Fausto Pirandello, Graham Sutherland e altri protagonisti del recente Novecento, a completare un percorso ricco di bellezza e di intensa emozione.