Il Papa ha celebrato i Vespri per l’inizio accademico delle Università Pontificie

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Nel tardo pomeriggio di venerdì 4 novembre, nella Basilica Vaticana, Papa Benedetto XVI ha presieduto la Celebrazione dei Vespri con gli Studenti delle Università Pontificie in Roma, per l’inizio dell’Anno Accademico,  alla presenza di 250 delegati. Durante i vespri il Papa, nella memoria di san Carlo Borromeo, ha rivolto un saluto agli studenti, futuri sacerdoti, che compongono la comunità delle Università Pontificie romane, rivolgendo anche un pensiero alle numerose religiose e laiche che studiano nelle Università Ecclesiastiche romane. Il card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha manifestato la volontà di offrire nuovi operai alla vigna del Signore nel momento in cui il Papa chiede un particolare impegno per la nuova evangelizzazione, ‘desiderosi della sua paterna sollecitudine’.

 

 

Commentando la lettura breve tratta dalla prima lettera di Pietro, propria del giorno, il Papa  ha ricordato che sono trascorsi settant’anni da quando papa Pio XII, con il Motu proprio ‘Cum Nobis’ istituiva la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, per  promuovere le vocazioni presbiterali e diffondere la conoscenza della dignità e della necessità del ministero ordinato: “Fu una risposta chiara e generosa all’appello del Signore: ‘La messe è abbondante; ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe’… La Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali fu istituita nella ricorrenza liturgica di San Carlo Borromeo, venerato protettore dei Seminari. A Lui chiediamo anche in questa celebrazione di intercedere per il risveglio, la buona formazione e la crescita delle vocazioni al presbiterato”.

Il Papa, invitando a pregare il Signore per far crescere nuovi sacerdoti, ha affermato che: “Fin dagli albori della Chiesa è stato evidente il rilievo conferito alle guide delle prime comunità, stabilite dagli Apostoli per l’annuncio della Parola di Dio attraverso la predicazione e per celebrare il sacrificio di Cristo, l’Eucaristia”. Il Papa, citando san Tommaso d’Aquino, che nell’ ‘Esposizione su Giovanni’ aveva commentato ‘Non si può essere infatti buon pastore se non diventando una cosa sola con Cristo e suoi membri mediante la carità. La carità è il primo dovere del buon pastore’, ha ribadito la grande visione di Pietro sulla chiamata al ministero di guida della comunità: “La vocazione apostolica vive grazie al rapporto personale con Cristo, alimentato dalla preghiera assidua e animato dalla passione di comunicare il messaggio ricevuto e la stessa esperienza di fede degli Apostoli. Gesù chiamò i Dodici perché stessero con Lui e per inviarli a predicare il suo messaggio. Vi sono alcune condizioni perché vi sia una crescente consonanza a Cristo nella vita del sacerdote”.

Ed ha sottolineato tre elementi, che dovrebbero essere sempre presenti nei sacerdoti: l’aspirazione a collaborare con Gesù alla diffusione del Regno di Dio, la gratuità dell’impegno pastorale e l’atteggiamento del servizio: “La vocazione dei sacerdoti ha la sua radice in questa azione del Padre realizzata in Cristo, attraverso lo Spirito Santo. Il ministro del Vangelo allora è colui che si lascia afferrare da Cristo, che sa ‘rimanere’ con Lui, che entra in sintonia, in intima amicizia, con Lui, affinché tutto si compia ‘come piace a Dio’, secondo la sua volontà di amore, con grande libertà interiore e con profonda gioia del cuore… Non bisogna mai dimenticare che si entra nel sacerdozio attraverso il Sacramento, l’Ordinazione, e questo significa appunto aprirsi all’azione di Dio scegliendo quotidianamente di donare se stessi per Lui e per i fratelli”.

Infatti il Papa ha ricordato che “l’unica ascesa legittima verso il ministero di Pastore non è quella del successo, ma quella della Croce. In questa logica essere sacerdoti vuol dire essere servi anche con l’esemplarità della vita… E’ una vita, allora, segnata profondamente da questo servizio: dalla cura attenta del gregge, dalla celebrazione fedele della liturgia, e dalla pronta sollecitudine verso tutti i fratelli, specie i più poveri e bisognosi”. Nel concludere queste riflessioni sul ministero sacerdotale, il Papa ha rivolto la sua sollecitudine a vivere in ‘intima comunione’ con Gesù Cristo attraverso l’incontro personale:

“È importante per tutti, infatti, imparare sempre di più a ‘rimanere’ con il Signore, quotidianamente, nell’incontro personale con Lui per lasciarsi affascinare e afferrare dal suo amore ed essere annunciatori del suo Vangelo; è importante cercare di seguire nella vita, con generosità, non un *proprio progetto, ma quello che Dio ha su ciascuno, conformando la propria volontà a quella del Signore; è importante prepararsi, anche attraverso uno studio serio e impegnato, a servire il Popolo di Dio nei compiti che verranno affidati”.

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