La storia infinita tra lefevriani e Roma

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Ennesima puntata della telenovela infinita del rapporto tra Roma e la SSPX, la Fraternità dei lefevriani. Nonostante i tentativi quasi eroici della Santa Sede di far rientrare nella piena comunione della Chiesa cattolica i membri della comunità, i siti ufficiali e non dei vari distretti nazionali, dei singoli vescovi, e delle comunità associate, continuano a sparare a zero sulla Santa Sede e sul Papa e le sue iniziative pastorali. Assisi 2011 è l’ esempio più eclatante. La SSPX ha indetto un serie di “preghiere di riparazione” come se la scelta del Papa fosse un grave peccato contro la fede. Ma si parla anche della beatificazione di Giovanni Paolo II considerata “infelice” da don Niklaus Pfluger, primo Assistente generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X in Germania. In una intervista rilasciata il 29 settembre affermava: “Assisi III e più ancora l’infelice beatificazione di Giovanni Paolo II, insieme a molti altri esempi, dimostrano chiaramente che le autorità della Chiesa non sono sempre pronti ad abbandonare i falsi principi del Vaticano II e le loro conseguenze. Di modo che ogni offerta fatta alla Tradizione deve garantirci la libertà di continuare sia la nostra opera sia la nostra critica nei confronti della «Roma modernista». E per essere franchi, questo sembra molto, molto difficile. Ancora una volta, dev’essere escluso ogni compromesso falso e pericoloso.”

 

Non è certo un atteggiamento positivo verso l’accettazione del Preambolo. Poi c’è stato il solito Williamson con le dichiarazioni anti semite sul suo blog che volevano mettere in difficoltà il Papa e l’ incontro di Assisi, con le relative reazioni da parte ebraica. E infine la lettera di due giorni fa di Fr.Morgan sul sito inglese della SSPX. Apparsa e scomparsa in poche ore. Il testo lasciava capire che i contenuti del Premabolo non erano accettabili. Ad esempio non è accettabile la Messa nuova, quella che tutti seguiamo da anni in parrocchia. Ma si sa la traccia su internet non si cancella mai e il sito francese della società ha dovuto, in fretta e furia, pubblicare, non una smentita, ma un chiarimento: solo quello che pubblica la Casa Generale ha valore. E tutto viene rimandato al comunicato del 7 ottobre 2011. Intanto il tempo passa e in Vaticano alcuni perdono la pazienza, altri tentano il tutto per tutto per un “ritorno in seno alla Chiesa”. Perché di questo si tratterebbe, e non, come vogliono intendere alla SSPX, di un riconoscimento della vera dottrina abbandonata dai Papi “modernisti” come Giovanni Paolo II o Paolo VI e infondo anche Benedetto XVI.

Ma si mantiene un basso profilo per evitare reazioni scomposte di parte della SSPX che all’interno sembra molto divisa. Il comunicato “riparatore” del 2 novembre nasce dalla intenzione di non esacerbare gli animi. Ma purtroppo sono in molti all’interno della Società che non accettano un elemento di fondo: l’autorità di Roma e il suo Magistero, Concilio Vaticano II compreso. Intanto a Rimini il distretto italiano ha tenuto un convegno proprio sul Concilio. nella sintesi di una relazione si legge che “Benedetto XVI stesso dichiara apertamente che lo scopo del Concilio fu «la ridefinizione dei rapporti fra la Chiesa e il mondo moderno». Se questi rapporti devono essere ridefiniti significa che è necessaria implicitamente una rottura con il Magistero precedente, che, invece, aveva sempre condannato gli errori della società contemporanea.”

Insomma si gira sempre intorno allo stesso tema, minando l’autorità magisteriale del Papa e rendendo il rapporto con Roma una “lotta per la difesa della fede”. E pensare che Benedetto XVI non fa altro che parlare di Amore.

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