Bagnasco:educare ad un lavoro dignitoso

L’intervento del Presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, al Convegno Nazionale dei Direttori della Pastorale Sociale, che si è aperto in questi giorni a Rimini sul tema: “Educare al lavoro dignitoso. 40 anni di pastorale sociale in Italia”, pone all’attenzione della nostra società civile una serie di richiami molto importanti, soprattutto nel contesto attuale “in cui la realtà del lavoro e della occupazione sono motivo di apprensioni, attese e ripensamento per tutti alla luce anche della contingenza internazionale”. L’educazione al lavoro dignitoso, secondo il pensiero espresso dall’ L’Arcivescovo di Genova, deve essere inquadrato nell’ambito della cultura, anzi – precisa Bagnasco – “del primato della cultura”. Lungi dal voler ingabbiare ideologicamente l’aspetto culturale del lavoro, il Presidente della Cei ritiene che la cultura non deve essere considerata un sottoprodotto delle forze economiche ma un fatto spirituale, in cui la dimensione religiosa assume un ruolo portante.
“La cultura, infatti, – ribadisce Bagnasco – nasce soprattutto e innanzitutto dal modo di affrontare la domanda circa il senso dell’esistenza personale, consiste nel modo di guardare la realtà della persona e di determinare ciò che è veramente bene per l’uomo in quanto tale. E’ dunque un orizzonte di valore che abbraccia tutto l’agire umano, compreso quello economico, per giudicarlo e orientarlo al fine ultimo, e quindi stabilire le priorità nella produzione, nelle sue modalità, e nell’uso dei beni”. L’errore fondamentale del socialismo – afferma il Presidente dell’episcopato italiano – non è stato innanzitutto di carattere economico ma antropologico, con la conseguente negazione delle verità sull’uomo. Non si può, infatti, subordinare il bene della singola persona al meccanismo economico-sociale, né si può pretendere di realizzare il bene economico ignorando la responsabilità individuale di ciascuno di noi. “L’uomo – afferma con schiettezza il card. Bagnasco – sarebbe ridotto ad una serie di relazioni economiche, e scomparirebbe la persona come soggetto autonomo di decisione morale. Ma è proprio grazie all’esercizio della moralità – cioè il suo agire libero e responsabile – che la persona costruisce la giustizia e quindi l’ordine sociale.
Questo errore genetico del socialismo è proprio anche del consumismo e quindi della nostra civiltà, che sembra essere malata di questo morbo che, se non corretto, la porta alla decadenza”. Il primato della cultura è dunque indispensabile “se non si vuole entrare nella giungla di un mercato senza regole perché senza valori”. Cosa avrebbero da offrire i valori, da cui scaturisce una inclinazione morale, se non fanno esplicito e chiaro riferimento alla dignità della persona? “Qualunque lavoro non ha una dignità o un valore in se stesso in modo assoluto, ma è sempre relativo, cioè in relazione a ciò che ne è l’unità di misura, l’uomo. Un lavoro può essere ambito in rapporto al guadagno, al potere, al prestigio, alla fama che procura, ma non sarà dignitoso se chiede al lavoratore di rinunciare ai valori che rendono la vita degna di essere vissuta: guadagnare la vita ma perdere le ragioni del vivere è indegno dell’uomo perché non lo realizza nella sua umanità”. E’ necessaria una “grande opera educativa” per allontanare il pericolo di deformare la visione e la percezione della vita e corrompere la coscienza morale dell’uomo. Se così non fosse – ha spiegato il Cardinale –, ogni ambito dell’esistenza rischierebbe “di essere svisato e considerato non in rapporto alla dignità della persona ma in base ad altri criteri che sono disvalori”. Il lavoro è alla base dei diritti e doveri di ogni cittadino che garantisce alla persona quelle vie di auto-sviluppo “che Dio ha inscritto nella natura umana come grazia e compito per ognuno”.
“Senza occupazione dignitosa, – ribadisce Bagnasco – l’uomo difficilmente riuscirà a misurare le sue capacità personali, a stabilire relazioni collaborative con altri, a contribuire per il conseguimento del bene sociale, a sentirsi partecipe della edificazione del mondo, a percepire la sua dignità nel guadagnarsi onorevolmente il pane per sé e per i propri cari”. Tra le esortazioni espresse nel corso della sua prolusione, l’Arcivescovo di Genova sottolinea l’urgenza di interpretare i rivolgimenti economici, finanziari e sociali con maggiore lungimiranza, e la necessità di una nuova missione educativa e culturale che rimetta a fuoco la vera immagine dell’uomo con le sue conseguenze. “Proprio perché la persona è al centro di ogni espressione e attività umana, – conclude Bagnasco – il primo e più importante lavoro si compie nel cuore dell’uomo. Qui la Chiesa porta il suo contributo più specifico[…]. I cattolici hanno una grande responsabilità verso il corpo sociale in tutte le sue espressioni: hanno un debito di servizio per il dono della fede ricevuta, che li abilita ad essere umilmente «luce e sale della terra e luce del mondo»”.