Il Papa: ascoltare la musica di Bruckner è come entrare in una cattedrale
Concerto in Aula Nervi questa sera per il Papa. Il Te Deum di Anton Bruckner e la sinfonia n 9, incompiuta. Benedetto XVI ha iniziato proprio da questo il suo saluto e il suo grazie agli artisti della “Bayerische Staatsoper”, alla “Bayerische Staatsorchester” e alla “Audi Jugendchorakademie”dirette rispettivamente dal Maestro Kent Nagano e dal Maestro Martin Steidler. “Quando, l’11 ottobre 1896, Bruckner morì, stava ancora scrivendo la sua nona sinfonia, iniziata quasi 10 anni prima. Sentiva, ricordando Beethoven e Schubert, che si trattava del suo testamento sinfonico”. Bendetto XVI ha commentato musicalmente il “sinfonismo bruckneriano”.
“Ascoltare la sua musica – ha detto- è quasi come trovarsi all’interno di una grande cattedrale, osservando le grandiose strutture portanti della sua architettura, che ci avvolgono, ci spingono in alto e creano emozione.” Tutto deriva, per il Papa, dalla “sua fede, semplice, solida e genuina, conservata per tutta la vita tanto da voler essere sepolto nella chiesa dell’Abbazia di Sankt Florian, nella cripta, sotto il possente organo, che aveva suonato molte volte.” Il Papa ha ricordato anche il confronto con un altro grande del tardo romanticismo Gustav Mahler che “ fu sempre alla ricerca di Dio, mentre Bruckner lo aveva trovato”. La Sinfonia numero 9 ha un titolo preciso “Dem lieben Gott”, “Al buon Dio” “quasi egli avesse voluto dedicare e affidare l’ultimo e maturo frutto della sua arte a Colui nel quale aveva sempre creduto, ormai l’unico e vero interlocutore a cui rivolgersi, giunto all’ultimo tratto dell’esistenza.” Dopo alcune note artistiche sulla sinfonia il Papa ha commentato il “Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur”.
“ Questa opera grandiosa – ha detto-che abbiamo ascoltato, scritta di getto e rielaborata lungo 15 anni quasi a ripensare come ringraziare e lodare meglio Dio, sintetizza la fede di questo grande musicista, ripetuta nella grande doppia fuga finale: “In te, Domine speravi: non confundar in aeternum”. Un richiamo anche a noi ad aprire gli orizzonti e pensare alla vita eterna, non per sfuggire dal presente, anche se segnato da problemi e difficoltà, ma piuttosto per viverlo ancora più intensamente, portando nella realtà in cui viviamo un po’ di luce, di speranza, di amore.”