Il papa agli Ordinari militari: l’azione dei soldati è “presupposto della pace universale”

“Gli Ordinariati Militari hanno dimostrato in genere di avere acquisito uno stile sempre più evangelico, adeguando le strutture pastorali alle urgenti esigenze della nuova evangelizzazione”, perché, c’è “l’esigenza di garantire agli uomini e alle donne delle Forze Armate un’assistenza spirituale che risponda a tutte le esigenze di una vita cristiana coerente e missionaria. Si tratta di formare dei cristiani che abbiano una fede profonda, che vivano una convinta pratica religiosa e che siano autentici testimoni di Cristo nel loro ambiente”. Lo ha detto Benedetto XVI ai partecipanti al convegno internazionale degli Ordinariati militari, presenti in Vaticano per celebrare i venticinque anni dalla Costituzione apostolica “Spirituali militum curae”.
Secondo il papa i cappellani militari devono “essere disponibili all’ascolto e al dialogo, per poter cogliere le difficoltà personali e ambientali delle persone loro affidate”. Questo perché “la vita militare di un cristiano – ha aggiunto – va posta in relazione con il primo e il più grande dei comandamenti, quello dell’amore a Dio e al prossimo, perché il militare cristiano è chiamato a realizzare una sintesi per cui sia possibile essere anche militari per amore, compiendo il ministerium pacis inter arma”.
“Penso in particolare – ha continuato il papa – all’esercizio della carità nel soldato che soccorre le vittime dei terremoti e delle alluvioni, come pure i profughi, mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria competenza”.
“Penso – ha aggiunto inoltre – all’esercizio della carità nel soldato impegnato a disinnescare mine, con personale rischio e pericolo, nelle zone che sono state teatro di guerra, come pure al soldato che, nell’ambito delle missioni di pace, pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di loro”.
Insomma, oggi sempre di più, i militari pongono in campo azioni che siano, “il presupposto di quella pace universale, alla quale tutto il mondo aspira”. Ecco quindi che, ammonisce il papa, “l’opera di evangelizzazione nel mondo militare richiede una crescente assunzione di responsabilità, affinché anche in questo ambito, vi sia un annuncio sempre nuovo, convinto e gioioso di Gesù Cristo, unica speranza di vita e di pace per l’umanità”.
In mattinata c’era stata anche la messa, presieduta dal Segretario di Stato. “L’impegno della Chiesa in favore della pace scaturisce dal desiderio stesso del suo Fondatore, per cui alle forze armate spetta la garanzia dell’ordine e della sicurezza delle persone, la difesa da ogni aggressione, il rispetto dei diritti individuali e collettivi, ma mai la volontà di guerra, di aggressione, di sopraffazione”. Con queste parole il card. Tarcisio Bertone, ha riaffermato i punti essenziali della missione degli ordinari e dei cappellani militari, con i quali stamane ha concelebrato nella cappella Paolina, nella ricorrenza liturgica del beato Giovanni Paolo II.
Proprio papa Wojtya, ha ricordato Bertone secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, “venticinque anni fa donò la costituzione apostolica ‘Spirituali militum curae’, raccomandando alla Chiesa di provvedere, secondo le diverse situazioni, alla cura spirituale dei militari”. Al rito hanno partecipato un’ottantina di ordinari e cappellani militari, giunti a Roma per il convegno internazionale e per il corso di formazione al diritto umanitario.
Nell’omelia il cardinale Bertone ha indicato nel Catechismo della Chiesa Cattolica un riferimento sicuro, rilevando che il documento “nella terza parte, quella morale, nella sezione sul quinto comandamento tratta a lungo della difesa della pace come compito prioritario dei Governi e delle forze armate”. Esso, ha auspicato, “divenga una guida autorevole del vostro ministero come pastori impegnati in questo campo. Non è un compito facile quello di predicare la mitezza e la pace in un contesto armato, ma è auspicabile per renderlo più umano e più cristiano”