La Santa Sede scrive agli Indù per il Deepavali: “Insieme per promuovere la libertà religiosa”
“Vi sono molti campi nei quali si può dare un contributo specifico al bene comune, come la difesa della vita e della dignità della famiglia, la solida educazione della gioventù, l’onestà nel comportamento di ogni giorno, la preservazione delle risorse naturali, solo per citarne alcuni. Cerchiamo quindi di unire i nostri sforzi per promuovere la libertà religiosa come una nostra comune responsabilità, chiedendo ai capi delle nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana”. Lo affermano il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e l’Arcivescovo Pier Luigi Celata, Segretario del medesimo Dicastero, che a nome della Santa Sede hanno inviato Messaggio per la Festa di Deepavali 2011 agli Induisti.
Tema: “Cristiani e Indù: insieme per promuovere la libertà religiosa”. La festa di Diwali, festa della luce, che quest’anno cade il 26 ottobre, è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali: essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle e l’adorazione della divinità.
La libertà religiosa, si legge nel testo “si trova al centro della scena in molti luoghi, richiamando la nostra attenzione su quei membri della nostra famiglia umana esposti al biasimo, al pregiudizio, alla propaganda dell’odio, alla discriminazione e alla persecuzione sulla base dell’appartenenza religiosa. La libertà religiosa è la risposta a quei conflitti che in varie parti del mondo hanno una motivazione religiosa. In mezzo alla violenza scatenata da tali conflitti, molti anelano disperatamente ad una coesistenza pacifica e ad uno sviluppo umano integrale”.
“La libertà religiosa – continua il messaggio – è annoverata tra i diritti umani fondamentali che si radicano nella dignità della persona umana. Quando essa sia messa in pericolo o negata, tutti gli altri diritti umani sono a rischio. La libertà religiosa necessariamente include l’esclusione di ogni coercizione da parte di individui, gruppi, comunità o istituzioni. Sebbene l’esercizio di tale diritto comprenda la libertà di ogni persona di professare, praticare e diffondere la propria religione o fede, in pubblico o in privato, individualmente o comunitariamente, esso implica anche un serio obbligo, da parte delle autorità civili, degli individui e dei gruppi di rispettare la libertà degli altri. Esso comprende, inoltre, la libertà di cambiare la propria religione”