Libera si interroga sulle mafie nel Nord Italia

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“Il nuovo codice antimafia è un preoccupante passo indietro. Un codice, che viaggia senza tendere le orecchi nemmeno alla commissione giustizia della Camera che unanimemente ha chiesto la revisione di alcuni pezzi di questa complessa normativa, è certamente un segnale chiaro alle mafie. Ci sono norme che complicano terribilmente la vita degli amministratori dei beni. Una riguarda la prescrizione che decreta la decadenza automatica del provvedimento di confisca se entro 18 mesi una sentenza d’appello non conferma il primo grado… Non ci possiamo permettere semplificazioni: umiltà da parte di tutti per costruire percorsi con la gente, nelle scuole. Misuriamoci nei nostri territori e chiediamo chiarezza alle istituzioni, anche per progettare insieme. Non venga meno la speranza”.

Con questo discorso don Luigi Ciotti ha concluso un seminario di analisi sulla penetrazione delle mafie nell’Italia del Nord che mostra dati molto preoccupanti, svoltosi a Torino. Infatti, secondo Libera, prendendo in analisi le otto regioni del Nord (Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Trentino, Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta) al 1 settembre 2011 sono 1.392 i beni confiscati pari all’11% del totale nazionale, di cui 1144 sono beni immobili pari all’11% del totale nazionale e 248 le aziende confiscate pari al 17% del totale nazionale. La Lombardia con complessivi 984 beni confiscati è la prima regione del Nord, seguita dal Piemonte con 141 ed Emilia Romagna con 107. Nelle otto regioni del Nord Italia si viaggia alla media di 18 reati al giorno contro l’ambiente, uno ogni 70 minuti.

Complessivamente sono 6584 illeciti ambientali, pari al 21% del totale nazionale, 5799 persone denunciate e arrestate e 994 sequestri effettuati. Nel ciclo dei rifiuti nelle regioni del Nord sono 1699 gli illeciti che rappresentano  il 28% del totale nazionale con 1699 persone denunciate o arrestate e 500 sequestri effettuati. Nel ciclo cemento nel nord la fa da padrone con 1419 illeciti pari al 20% del totale nazionale con 1899 persone denunciate o arrestate e 185 sequestri effettuati. Dalla relazione dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia, nel corso del 2010 gli intermediari finanziari  hanno trasmesso oltre 36.824 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio e ben il 47% pari a 17.562 sono provenienti dalle otto regioni del Nord.

Il primato spetta alla Lombardia con 7805 operazioni sospette segue Emilia Romagna con 3151 e Piemonte con 3030. Sempre nell’ultimo rapporto della UIF nel paragrafo che  mostra l’importo dei flussi scambiati con paesi e territori a fiscalità privilegiata, si riscontra una concentrazione della movimentazione nelle regioni  dell’Italia del nord dove si concentra il 77% del totale dei flussi nazionali. La regione di maggior peso si conferma la Lombardia, che copre il 49% e il 52% circa della movimentazione rispettivamente in uscita e in entrata. Rocco Sciarrone, docente di sociologia dell’Università di Torino e studioso delle organizzazioni criminali, ha focalizzato il suo intervento sulle differenza tra zone a tradizionale insediamento mafioso e territori di nuovo trapianto, evidenziando le strategie di espansione della criminalità organizzata: è pericoloso riferirsi a tale fenomeno soltanto tramite l’elemento della colonizzazione territoriale, ma è fondamentale ricordare l’esistenza di principi di imitazione ed isomorfismo in territori dove la mafia non è radicata da sempre.

Il problema sta infatti in una distinzione netta tra zone dove vi è controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, e dove invece vi sono solo influenze esterne. Il controllo reale prevede l’estorsione e la collusione del tessuto sociale a tutti i livelli, mentre le zone d’influenza sono spesso interessate soltanto dal punto di vista economico e finanziario. Sciarrone ha  ricordato l’interesse delle mafie nei confronti del potere piuttosto che del profitto: le mafie sono disposte ad investire meno pur di assicurarsi lo scambio reciproco con la società.

Infine l’economista Marco Vitale ha ribadito alcuni dati economici: “Voglio lanciare un appello all’Assolombarda e all’Associazione Industriali di Torino: la malattia della criminalità organizzata è talmente diffusa che dobbiamo essere consapevoli della sua gravità per contrastarla e debellarla. Non c’è da scherzare, oggi il fatturato della ‘ndrangheta corrisponde al 3% del Pil dell’economia italiana. Gli anticorpi della società a tutti i livelli sono debolissimi, i risultati che si sono riusciti ad ottenere sono frutto del lavoro della magistratura. Le 238 denunce per usura registrate nel 2010 sono una spia rilevante del fenomeno, ma non sono sufficienti, come ha esplicitato anche il pm Boccassini: gli imprenditori vittima del racket e dell’usura non hanno il coraggio di denunciare”.

Quindi a Genova si terrà la prossima Giornata per la Memoria delle vittime di mafia, il 21 marzo 2012, con l’obiettivo di accendere ancora un pò i riflettori sul nord Italia.

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