La porta della fede è sempre aperta: pubblicato il Motu proprio che indice l’ Anno della Fede

Condividi su...

I Cristiani si preoccupano più delle “conseguenze sociali culturali e politiche del loro impegno continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato.” Benedetto XVI parte da questa osservazione dei fatti e spiega perché l’ Anno della Fede è necessario. La lettera che aveva annunciato nella messa di domenica 16 ottobre per la Nuova Evangelizzazione è stata pubblicata immediatamente. Porta fidei, la porta della fede, una porta sempre aperta, reca la data dell’11 ottobre e ha la forma di un Motu proprio, un testo che nasce direttamente dal Papa. Occorre ritrovare il “gusto di nutrirci della Parola di Dio”, spiega il Papa e ricorda la lettera di Paolo VI nel 1967, nata nel post Concilio con la necessità per la Chiesa di “riprendere esatta coscienza della sua fede”.

Rileggere i testi del Vaticano II quindi come prima indicazione, per una corretta ermeneutica, scrive Benedetto XVI e cita Giovanni Paolo II: “ E’ necessario che vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della Chiesa.” E c’è un altro anniversario, i venti anni della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica, testo nato dalla consultazione con i vescovi di tutto il mondo e che il Papa ora ripropone coma guida per vivere l’ Anno della Fede nella sua interezza. Un anno che significa conversione, e che faccia crescere la carità. “ La fede infatti-scrive il Papa-cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia.” Credere fa crescere la fede, e credere è un fatto pubblico, lo si fa nelle cattedrali del mondo come nelle famiglie, trasmettendo la fede alle nuove generazioni. Credere poi significa celebrare l’Eucaristia e significa, come fecero i primi cristiani, sapere a memoria il crede, cioè i contenuti fondamentali della fede. Credere è professare la fede con la bocca e con il cuore. E questo “implica una testimonianza, un impegno, pubblici.” E per questo, prosegue il Papa, “la fede, proprio perché è atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede.” Benedetto XVI riprende uno dei temi più classici del suo pensiero e che ritroviamo nel Catechismo della Chiesa cattolica: “La stessa professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario.

E’ la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede della Comunità cristiana ognuno riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso nel popolo dei credenti per ottenere la salvezza.” Un pensiero particolare va a coloro che sono in ricerca: “Questa ricerca è un autentico “preambolo” alla fede, perché muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio.” Testi base dunque per la preparazione di questo Anno della Fede il Catechismo e il Concilio. Ma anche una nota che la Congregazione della Dottrina della Fede farà per dare delle indicazioni per vivere al meglio questo anno. Il Papa poi propone di rileggere la storia della nostra fede, dal sì di Maria fino alle testimonianze degli uomini di oggi. “ Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella nostra storia.” E ovviamente il richiamo finale è alla carità, inscidibilmente legata alla fede.”La fede senza la carità – scrive il Papa- non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino.”

E carità è anche la testimonianza, è non essere pigri nella fede. “ Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine.” In conclusione Benedetto ricorda anche che molti santi hanno provato il “silenzio di Dio” quella solitudine che sembra amplificare la sofferenza e cancellare tutto. “Quanti credenti-scrive- anche ai nostri giorni, sono provati dal silenzio di Dio mentre vorrebbero ascoltare la sua voce consolante!” Ma la fede è certezza che “il Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte” e la Chiesa “comunità visibile della sua misericordia, permane in Lui come segno della riconciliazione definitiva con il Padre.”

 

151.11.48.50