Voglio la mamma contro i falsi miti

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Un garbuglio giuridico, prima ancora che politico, dal quale si può uscire con due mosse: stralciare il controverso capitolo sulla stepchild adoption per trattare la materia nella sede più appropriata, ovvero la riforma delle adozioni; riscrivere il testo depurandolo dai continui rimandi al diritto matrimoniale, per togliere il velo d’ipocrisia che lo avvolge e renderlo finalmente aderente al dettato della Corte Costituzionale in tema di unioni civili.

Lo spirito di quel pronunciamento, infatti, è quello di attribuire un riconoscimento alle unioni tra persone dello stesso sesso, tenendole però ben distinte dalla famiglia fondata sul matrimonio e sancita dalla Costituzione. In molti incontri Mario Adinolfi, direttore del quotidiano ‘La Croce’ ed autore del libro ‘Voglio la mamma’, ha parlato di questo rischio che la famiglia naturale corre;

infatti secondo l’autore “non esiste l’individuo, esiste la persona, dunque l’individuo in relazione con altri individui. La relazione primigenia, archetipica e intangibile, è quella tra madre e figlio. Negarla è negare la radice dell’essere umano. La libertà individuale è un totem che non necessita di tutele e non genera diritti.

Al contrario, la libertà personale, dunque la libertà degli individui in relazione con gli altri, è preziosa e va ampliata senza che nuovi diritti ledano però l’essere umano in radice. La libertà personale da tutelare in via prioritaria è quella dei soggetti più deboli: bambini, malati, anziani…

Non esistono le famiglie, esiste la famiglia: cellula base del tessuto sociale, composta da un nucleo affettivo stabile aperto in potenza alla procreazione. In natura la procreazione avviene con l’unione di un uomo e di una donna. E’ questa la base di un nucleo familiare propriamente detto”. Poi ha parlato che questa ‘liberalizzazione’ conduce a negare la sfera sessuale ed al turismo sessuale:

“La compravendita del corpo femminile, nella forma estrema della compravendita della maternità e dell’orrendo ‘affitto’ dell’utero, che fa leva sullo stato di bisogno della donna per toglierle anche l’elemento più intimo della propria identità sessuale, va vietato da ogni normativa”.

Al termine di un incontro a Tolentino abbiamo chiesto di spiegarci a chi spetta il compito educativo: “I genitori devono evitare di immaginare un contesto in cui assegnare deleghe superficialmente. Il primo forte ruolo è quello della responsabilità genitoriale ed essere vicino ai propri figli, riscoprendo la bellezza del ruolo nella sua specificità dell’identità maschile e femminile, che deve essere riscoperta.

La delega facile, che spesso le famiglie usano con le istituzioni e con i mezzi di comunicazione, è pericolosa se non è vigilata. L’offensiva del gender rischia di essere invasiva e molto penetrante nelle giovani generazioni; quindi il ruolo genitoriale oggi assume una densità maggiore rispetto al passato.

Quello che importa in questo momento è la riscoperta del ruolo genitoriale, perché l’educazione arriva da agenzie che sono in crisi come la scuola ed i partiti; a volte è la chiesa stessa ha momenti di crisi davanti al ruolo di agenzia educativa che dovrebbe svolgere. Allora la famiglia diventa il luogo educativo per eccellenza, dove i genitori assumono un ruolo educativo carico d’amore e di umanità, che devono essere trasferiti ai propri figli”.

Perché ha scritto ‘Voglio la mamma’?
“Alcuni pensano che si possa parlare di filiazione che possa prescindere dal ruolo materno attraverso l’idea che due maschi possano avere un figlio od un utero possa essere affittato e poi questo frutto possa essere un bene commerciabile da assegnare a chi se lo compra. Io voglio che il ruolo materno sia archetipo, fondamentale e cruciale, perché tutti noi siamo usciti da un ventre materno. E’ un ruolo che non può essere mai cancellato: la mamma è una sola, secondo la saggezza popolare. E’ la verità!”

In questa trasformazione quale è il ruolo del padre?
“Ha un ruolo determinante! Bisogna riscoprire la figura maschile, paterna e virile, che è un aggettivo che non si usa più. Il ruolo paterno oggi assume un ruolo determinante nella delimitazione dei limiti del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, che i padri devono saper riscoprire. Questo ruolo paterno in questo tempo deve essere molto forte, anche se molto faticoso e pieno di responsabilità, ma che deve essere riscoperto dagli uomini, sapendo che i figli sono il senso stesso della propria esistenza”.

Con la nuova ideologia del figlio ad ogni costo c’è il rischio reale dell’utero in affitto: anche in Italia?
“L’art. 5 della legge sulle unioni civili prevede lo ‘step child adoption’, un istituto che sarebbe un meccanismo per legittimare l’utero in affitto, pur se praticato all’estero. Il problema non è se praticato in Italia od all’estero; non va praticata questa pratica barbara e violenta nei confronti dei soggetti deboli (il bambino e la donna) da parte dei ricchi che se li possono comprare.

Questi sono meccanismi che non vanno assolutamente legittimati. Per ora in Italia questi percorsi sono illegali, ma voglio che siano cancellati a livello mondiale, perché non è legittimo comprarsi un figlio o affittarsi un pezzo di una donna. La maternità non è un bene commerciabile; le persone non sono cose e dunque è inimmaginabile un percorso commerciale che riguardino i bambini e le donne!”

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