Un anno della fede per rievangelizzare il mondo

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La Chiesa ha la missione di “condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita”, per questo la Nuova Evangelizzazione deve essere missionaria, deve essere sostenuta dalla gioia dell’Annuncio. Benedetto XVI celebra la messa per i nuovi evangelizzatori e annuncia un anno tutto dedicato alla fede. Un anno che celebra l’apertura del Concilio Vaticano II, un anno che sarà guidato dalla lettera apostolica che conclude la riflessione sulle tre virtù cardinali: dopo la Spe salvi, la Caritas in Veritate arriva il testo sulla fede. Benedetto XVI lo ha annuncia al mondo irrequieto che fa della protesta e della violenza la sola ragione di speranza. Cambia le carte in tavola e rimette al centro la completezza dell’annuncio di Cristo e l’immagine di Dio che è in ogni uomo. Commentando le Letture bibliche ricorda che Dio è l’unico re del mondo.

É una teologia della storia: “i rivolgimenti epocali, il succedersi delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno può mettersi al suo posto. La teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico, quello sguardo che il Concilio Vaticano II ha trasmesso nei suoi Documenti, e che i miei Predecessori, il Servo di Dio Paolo VI e il Beato Giovanni Paolo II, hanno illustrato con il loro Magistero.” Nelle parole di San Paolo il Papa legge la necessità della forza dello Spirito per la evangelizzazione Un annuncio fatto in “certezza” e “pienezza”, un annuncio che, “per essere compiuto e fedele, chiede di venire accompagnato da segni, da gesti, come la predicazione di Gesù.” E del passo del Vangelo in cui Gesù pronuncia la famosa frase: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, il Papa mette in luce due punti. Gesù è veritiero ed è la via che porta l’uomo alla sua verità profonda, alla vita.

“I nuovi evangelizzatori -dice il Papa-sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita.” E c’è ancora un aspetto che Benedetto spiega a proposito del tributo a Cesare. “Gesù risponde con un sorprendente realismo politico, collegato con il teocentrismo della tradizione profetica. Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza.” E’ per questo, prosegue il Papa che “questa parola di Gesù è ricca di contenuto antropologico, e non la si può ridurre al solo ambito politico. La Chiesa, pertanto, non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita.”

L’uomo va condotto fuori dal deserto e questo è il compito della Chiesa, compito che sarà al centro dell’ Anno della Fede che “inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo. Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo.” Nella preghiera dell’ Angelus il Papa ha ricordato anche che un Anno della Fede fu indetto da Papa Paolo VI subito dopo la fine del Concilio Vaticano II nel 1967. Come allora , dice Benedetto XVI è “opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione.” La Chiesa deve essere missionaria, non essere fuori dalla società, ma rimettersi al centro della esistenza dell’uomo alla scuola di Maria, imparando ad essere “umili e al tempo stesso coraggiosi; semplici e prudenti; miti e forti, non con la forza del mondo, ma con quella della verità.”

La messa celebrata domenica mattina in San Pietro è stato il secondo appuntamento con i “ Nuovi evangelizzatori”, movimenti, associazioni e parrocchie che hanno risposto all’appello del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Nota di cronaca: il Papa ha percorso la lunga navata della basilica su una pedana mobile, come era stato annunciato dalla Santa Sede, per non affaticarsi troppo. Del resto l’ agenda di Benedetto XVI, che ad aprile compirà 85 anni, è fitta di impegni. Dalla canonizzazione di domenica prossima, all’incontro di Assisi, fino al viaggio in Benin a metà novembre. E già si prepara l’agenda dei viaggi del 2012.

 

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