Amici del Centrafrica raccontano il viaggio papale

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Nell’udienza generale del 2 dicembre papa Francesco, ricordando il suo viaggio in Africa, ha detto: “E’ bella l’Africa! Rendo grazie al Signore per questo suo grande dono, che mi ha permesso di visitare tre Paesi: dapprima il Kenia, poi l’Uganda e infine la Repubblica Centrafricana. Esprimo nuovamente la mia riconoscenza alle Autorità civili e ai Vescovi di queste Nazioni per avermi accolto, e ringrazio tutti coloro che in tanti modi hanno collaborato. Grazie di cuore!”.

Ed in previsione delle elezioni politiche del 27 dicembre i vescovi hanno pubblicato un documento per chiedere la pace nel Paese, invitando i cristiani ad operare per la giustizia: “Il cristiano non è indifferente al mondo ma partecipa alla realizzazione della volontà di Dio per la società umana”. Di qui, l’appello affinché i cittadini siano bene informati sui programmi elettorali, collaborino a che le procedure di voto si svolgano in modo pacifico, nel rispetto delle scelte di ciascun elettore.

Per comprendere questa realtà abbiamo intervistato Pierpaolo Grisetti (che aveva già assistito agli scontri civili del 2013), socio fondatore e vice presidente dell’associazione ‘Amici per il Centrafrica Onlus’, appena rientrato dal sesto viaggio nella Repubblica Centraficana, compiuto in occasione del viaggio papale in Repubblica Centrafricana.

Perché il papa ha detto che si è innamorato dell’Africa?
“Innamorarsi dell’Africa è facile ed è capitato anche a me. E’ un continente in cui il gioco dei colori della natura è spettacolare e rende tutto fantastico. Però credo che la cosa più importante sia l’amore che i bambini cercano… sempre sorridenti e in cerca di una carezza o di un complimento, ti rubano cuore al punto che un pezzetto rimane sempre là”.

Cosa ha significato per gli africani l’apertura della porta santa a Bangui?
“La porta aperta a Bangui ha significato l’inizio di una di un periodo nuovo, un periodo di pace amore riconciliazione e ricostruzione. In 30 anni il Centrafrica ha subito 13 colpi di stato e guerre di cui l’ultima (iniziata nel 2013) è stata la più cruenta è devastante.

Fatta passare come guerra di religione quando in effetti era legata a problemi economici di sfruttamento delle risorse, la guerra è passata nel silenzio e nell’indifferenza della stampa mondiale: quindi aprire la Porta Santa a Bangui significa squarciare il velo sui gravi problemi del Centrafrica e incarna la voglia di riprendere un dialogo di pace che possa far tornare ai giovani una speranza per il loro futuro è quello del loro Paese”.

Dopo questo viaggio apostolico il mondo si accorgerà di questo continente?
“Credo che la risonanza mediatica della visita del Papa abbia finalmente evidenziato la realtà e la povertà di un Paese di cui molti ignoravano l’esistenza. Spesso quando parlavamo della nostra associazione la domanda frequente era ‘quale paese è il Centrafrica? Come si chiama? Dove si trova?’ Oggi forse sapere dove si trova il Centrafrica, una dei paesi più poveri dell’Africa, non sarà più un tabù”.

Perché un’associazione per operare in Centrafrica?
“L’associazione serve per poter raccogliere dei fondi con benefici fiscali ai donatori (persone fisiche e società) ma anche per avere un controllo da parte delle autorità fiscali e non sul corretto operato di raccolta e destinazione dei fondi.

Insomma una maggior tutela a chi dona i propri fondi e miglior trasparenza nella gestione delle risorse. L’associazione infine consente di ricevere contributi statali da fondazioni, dalla comunità europea e dal 5 per mille”.

Quale è la vostra mission?
“Amici per il Centrafrica Onlus intende sostenere i progetti di educazione, sanità e agricoltura a favore della popolazione povera col fine di consentire ai giovani di progettare il loro futuro e quello del loro Paese creando nel tempo condizioni di autosufficienza, progresso sociale ed economico.

Ultimamente abbiamo capito che la cosa più importante in Centrafrica è la formazione socioculturale delle persone e quindi abbiamo puntato proprio sul progetto di formare coloro che a loro volta hanno compito di formare i giovani per il futuro.

E’ partito così il progetto di formazione socio psicopedagogico degli insegnanti della scuola. Partirà a breve il progetto di telemedicina che permetterà al personale sanitario centrafricano di usufruire di un supporto per la diagnosi e la cura delle malattie con il supporto italiano di circa 35 medici specialisti nonché il progetto di formazione dell’igiene e cura dei denti.

Missione importante che ha avuto qualche stop per la guerra… nonostante tutto nessuno ci fermerà. Come ha detto il Santo Padre: lasciamo ogni paura e timore”.

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