I cattolici per dare speranza all’Italia

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Il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, che sarà presente a Todi, nella prolusione davanti ai vescovi della Cei aveva ribadito che “un nuovo cammino è urgente per dare risposte a una crisi che è politica, sociale ed etica per uscire dalla quale i cattolici possono indicare una strada, portando il loro valore aggiunto… ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto”. Raccogliendo questo invito, le associazioni cattoliche, dalle Acli alla Comunità di Sant’Egidio, dalla Cisl all’Azione Cattolica, dai Focolari ai Neocatecumenali, dalla Compagnia delle Opere alla Confcooperative e alla Coldiretti, hanno deciso di incontrarsi a Todi lunedì 17 ottobre, incontro in programma già dal mese di luglio di questo anno, con il ricordo che ricorre inesorabilmente alla ‘Carta di Camaldoli’. Ma oggi esistono cattolici capaci di ricostruire l’Italia?

Natale Forlani, presidente di Italia lavoro e portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, ha chiarito lo scopo dell’incontro, che non vuole trasformarsi in una costruzione di un partito dei cattolici, ormai non in linea con i tempi, evitando la nostalgia della Democrazia Cristiana: “Il Manifesto per la buona politica ed il bene comune con cui ci siamo convocati è un punto di demarcazione, delimita l’area entro la quale ci muoviamo. Dice chi siamo e cosa vogliamo. Siamo nati dopo il discorso del Papa a Cagliari nel settembre 2008, quando il Santo Padre chiese al mondo del laicato cattolico un più consapevole coinvolgimento nella sfera politica del nostro paese.

Allora, urgeva in noi il presentimento che qualcosa stesse cambiando e che si stesse esaurendo la storica egemonia politica e sindacale di una certa sinistra. Cosa possiamo fare? ci chiedemmo allora. Di lì in poi sono nate tante iniziative su famiglia, lavoro, riflessioni sulla società a partire dalla ‘Caritas in veritate’, ragionamenti sul nostro Sud… E ora non possiamo fare a meno di ragionare sul deterioramento della situazione politica, dei problemi connessi al nostro debito pubblico. Forse è il momento di fare qualcosa di più”. Consonanza di vedute è stata data anche dal presidente delle Acli, Andrea Olivero, spiegando che l’incontro non ha velleità ‘partitiche’ e tanto meno la possibile fondazione di un partito dei ‘cattolici’, ma “sarà una prima, importante tappa per affinare le proposte, cui seguiranno altri incontri più di natura politica e di confronto. Ma per noi è importante che ci si ritrovi attorno ad alcune idee per il Paese.

Non è un’iniziativa dei cattolici per i cattolici, per contare di più, ma un’iniziativa dei cattolici per l’Italia, in un momento così drammatico, dal punto di vista sociale e morale, come quello che stiamo vivendo. Sarebbe veramente colpevole far mancare il nostro apporto specifico e non agire sul piano sociale e politico in maniera più forte e incisiva”. Anche il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha sottolineato l’evento con parole precise per trovare una vita di uscita a questa crisi, glissando sulla ‘ricostituzione’ di un partito cattolico: “L’idea dell’appuntamento di Todi è trovare risposte nuove alla crisi italiana, sia sul piano culturale che sul piano sociale. E indicare al mondo della politica una strada percorribile per uscire da questa crisi. Non si possono ancora prefigurare i contenuti, ma la convergenza delle associazioni cattoliche e di alcuni movimenti ecclesiali è senza dubbio interessante.

E’ tutto il mondo cattolico che si sente responsabilizzato a dare una risposta profonda a una crisi molto acuta del nostro Paese. La prolusione del cardinale Bagnasco da un lato riconosce questo soggetto cattolico di interlocuzione con il mondo della politica, quindi è un cammino che viene riconosciuto anche dalla Chiesa, anzi persino sostenuto e incoraggiato; e dall’altro rivolge un appello all’Italia affinché ritrovi un nuovo orgoglio nazionale”. Però il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, ha precisato al settimanale ‘Tempi’, che si tratta solo di una riflessione comune, in quanto saranno presenti i responsabili delle più grandi associazioni del cattolicesimo italiano: “Todi è una tappa all’interno di un percorso e, dopo i richiami di Benedetto XVI a dar vita a una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, è anche una proposta chiara a tutto il mondo cattolico a ‘sporcarsi le mani’. Non possiamo accontentarci di seminari, dobbiamo, non escludendo nessuno a priori, dire qual è per noi la piattaforma su cui aggregare una nuova classe politica”.

E dalle pagine di Avvenire lo storico Andrea Riccardi ha precisato: “Non è un convegno ecclesiale né un congresso di partito. Ma un momento di concertazione e di concentrazione di intelligenze e volontà che intendono riflettere sulla crisi del Paese. Un gruppo di laici cattolici, tra l’altro provenienti da diverse esperienze, che intendono cominciare a ragionare su quale possa essere il loro contributo per la rinascita del Paese”. L’unica associazione cattolica che per suo statuto non partecipa a tale incontro, ma lo guarda con interesse è l’Opus Dei, che attraverso il direttore dell’ufficio informazioni della Prelatura dell’Opus Dei in Italia, Bruno Mastroianni, ha premesso che “il ruolo dell’Opus Dei non è quello di intervenire in questi campi, ma di fare da cassa di risonanza degli insegnamenti della Chiesa. Sui temi di natura politica, gli appartenenti all’Opus Dei non hanno una visione comune che si possa sintetizzare.

Il nostro fondatore ha sempre difeso la giusta autonomia dei fedeli laici nelle scelte politiche. Allo stesso tempo, però, era il primo a spronare ciascuno a fare fino in fondo il proprio dovere di cittadino, interessandosi della cosa pubblica e prendendosi sulle spalle l’impegno per il bene comune”. Invece il sociologo Franco Garelli è molto scettico ed ha fatto un’analisi molto lucida sull’esclusione dei cattolici fuori dalle istituzioni e dalla vita pubblica: “La politica ha cominciato ad apparire agli occhi dei cattolici praticanti come il luogo del compromesso, se non del malaffare. Ed è diventato più appagante impegnarsi in azioni magari circoscritte ma certamente efficaci, come soccorrere famiglie bisognose o organizzare il doposcuola e le lezioni di italiano per i bambini marocchini o cinesi.

Così facendo però si è cancellata una tradizione, quella che prevedeva per chi si formava in parrocchia anche la possibile opzione del partito o delle istituzioni come verifica del proprio impegno. I valori più importanti sono fuoriusciti dalla vita politica. Solo poche aree, come Comunione e Liberazione, hanno mantenuto forme di organizzazione in grado di interloquire, ma naturalmente non rappresentano tutti”. Infine il priore di Bose, fratel Enzo Bianchi, in un’intervista alla giornalista del mensile ‘Jesus’ Vittoria Prisciandaro, pur non perdendo la speranza di un nuovo inizio dopo ‘un tempo di depressione’, ha affermato che il ‘male’ della Chiesa italiana è “l’afonia del laicato: i cristiani in politica è come se non ci fossero più”, perché la voce che “spettava ai laici cristiani l’hanno assunta alcuni vescovi. Tutto questo ha provocato nell’ultimo ventennio una situazione un po’ desolata, non c’è più soggettività laicale”.

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