Polonia e Germania: la Chiesa per l’unità europea

‘Desideriamo appoggiare le Chiese di diversi Paesi del mondo nei loro sforzi a favore della riconciliazione’: così si legge nella dichiarazione congiunta dei vescovi polacchi e tedeschi pubblicata in occasione del 50° anniversario dello scambio di lettere di perdono reciproco dopo la Seconda guerra mondiale tra le Chiese dei due Paesi (18 novembre 1965).
Il documento è stato sottoscritto domenica 22 novembre, al santuario di Jasna Gora a Czestochowa, dal presidente dell’episcopato polacco, arcivescovo di Poznan, Stanislaw Gadecki, e dal cardinale Reinhard Marx a capo dei vescovi tedeschi. I vescovi di Polonia e Germania che si definiscono ‘cristiani, polacchi e tedeschi, ma insieme europei’ hanno affermato che la Chiesa dei due Paesi è in modo particolare rivestita dalla ‘missione di costruire il futuro nello spirito di riconciliazione’:
“Le due Chiese anche oggi devono dare all’Europa la loro testimonianza di fede… Quando la dignità di ogni persona verrà intesa come dono di Dio, la nostra civiltà riuscirà a difendersi dalle idee fuorvianti di possibilismo e di autodeterminazione errate”. Ed anche papa Francesco ha ricordato il braccio teso dai presuli polacchi a quelli tedeschi attraverso la lettera ‘Perdoniamo e chiediamo perdono’ alla quale seguì la risposta dell’episcopato della Germania:
“Il coraggioso gesto dei presuli polacchi, compiuto in concomitanza con l’ultima sessione del Concilio Vaticano II, ha aperto una via difficile ma efficace per il processo di riconciliazione tra le due nazioni dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale”. A 20 anni dalla conclusione del conflitto mondiale, con grande stupore del mondo, i vescovi polacchi scrivevano alla Chiesa tedesca: “Malgrado la situazione aggravata in modo così disperato dal passato, proprio in questo momento, carissimi fratelli, ci rivolgiamo a voi: cerchiamo di dimenticare, senza polemica, senza guerra fredda, ma iniziamo il dialogo che oggi cercano di raggiungere il Concilio e papa Paolo VI.
E se in tutte le parti troveremo buona volontà, ci pare che non possiamo dubitarne, un dialogo serio deve compiersi e col passare del tempo deve portare dei buoni risultati, malgrado tutto, nonostante il ‘ferro rovente’. Proprio durante il Concilio sembra necessario che, obbligati dal momento, iniziamo il dialogo al livello vescovile del lavoro pastorale, senza ulteriori indugi, per conoscerci meglio, per conoscere meglio le nostre usanze, culto religioso, stile di vita, radicati nel passato e da quel passato culturale condizionato”.
La lettera dei vescovi polacchi all’inizio non fu compresa pienamente dai vescovi tedeschi e, in Polonia, attirò le ire del regime comunista che scatenò una campagna denigratoria contro l’episcopato polacco e perseguitò i firmatari. Ma la storia dimostrò che quel messaggio iniziò la lunga strada della riconciliazione tra le due nazioni che si sono combattute per tanto tempo e avviò il processo di abbattimento del Muro di Berlino.
Nell’omelia della Messa per il 50^ anniversario mons. Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza Episcopale polacca, ha ribadito il valore profetico del testo: “Il Messaggio facilitò in modo significativo il dialogo tra i cattolici della Polonia e della Repubblica Federale della Germania. Nel 1968, tre anni dopo lo scambio delle lettere da parte di entrambi gli episcopati, 170 intellettuali cattolici tedeschi (tra cui don Joseph Ratzinger) firmarono il memorandum di Bensberg, in cui la gerarchia tedesca fu chiamata ad approvare il confine lungo l’Oder e la Nysa.
Questo memorandum fu considerato una risposta veramente adeguata al Messaggio dell’episcopato polacco. Dopo la ratifica del trattato di Varsavia nel 1972 nella Chiesa cattolica tedesca avvenne una trasformazione profonda nel suo atteggiamento verso la Polonia”. Rileggere questo messaggio dopo 50 anni secondo mons. Gadecki apre una nuova visione storica da leggere con occhi diversi, quelli della Misericordia:
“Se vogliamo ritrovare la via della riconciliazione e del perdono nel nome dell’amore misericordioso, dobbiamo chiamare la verità con il proprio nome. Bisogna cercare quei valori che sono per noi comuni e che ci uniscono. In questa prospettiva abbiamo dei particolari intercessori, portati dalla Chiesa dei nostri tempi alla gloria degli altari, i quali avevano cercato di creare dei rapporti fraterni tra le nostre nazioni.
Basta ricordare San Massimiliano Kolbe e San Giovanni Paolo II, Santa Teresa Benedetta della Croce, i Beati Bernard Lichtenberg e Anicet Kopliński… Dal momento della pubblicazione del Messaggio molto è cambiato nel mondo e nella Chiesa. I polacchi godono di una libertà riacquisita, e i tedeschi godono dell’unità della nazione, che 50 anni fa apparteneva soltanto alla categoria dei sogni.
Ciò che allora sembrava impossibile, almeno in una breve prospettiva temporale, è diventato realtà. Nell’ambito dell’Europa che si univa, sono stati aperti i confini tra i nostri paesi, questo ha facilitato e reso più profondi i contatti e le relazioni tra i popoli”.