Afghanistan: dopo 10 anni il silenzio

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Venerdì 7 ottobre il mondo non ha ricordato il decennale della guerra in Afghanistan, che fu terribile conseguenza degli attacchi funesti alle ‘Torri Gemelli’. Pax Christi ha denunciato che per tenervi una media di 3.000 soldati, l’Italia ha speso quasi 4 miliardi di euro. L’ultimo sconcertante dato è arrivato dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), che denuncia che in questo anno la produzione di oppio è aumentata del 61% rispetto allo scorso anno, raggiungendo quasi 6.000.000 di tonnellate.

Nella disamina di questi dieci anni di guerra il generale in pensione Stanley McChrystal, l’ex ufficiale statunitense che comandò le truppe dell’Isaf (International security assistance force) tra il 2009 e il 2010 prima di essere congedato dal presidente Barack Obama, ha detto che gli Stati Uniti avevano cominciato la guerra ‘con una visione estremamente semplicistica’ dell’Afghanistan e che ancora oggi gli Usa e i loro alleati della Nato sono ‘solo a metà del raggiungimento degli obiettivi prefissati’: “Non sapevamo nulla degli afghani, me incluso, e ancora oggi non sappiamo nulla di loro. Abbiamo una conoscenza troppo superficiale della storia e della cultura di questo popolo”.

Inoltre, ha detto McChrystal, per finanziare la guerra in Afghanistan gli Stati Uniti hanno speso finora 461 miliardi di dollari. Sono 1721 i soldati americani morti nel conflitto. Negli ultimi tre anni, circa tre quarti delle vittime sono stati causati dagli attacchi dei gruppi di insorti, il resto dalle forze internazionali e afgane. Nei primi sei mesi del 2011 le Nazioni Unite hanno registrato 1462 vittime civili, un altro drammatico record. L’80% delle perdite è stata attribuita a ‘elementi antigovernativi’ e almeno la metà dei morti e dei feriti è stata causata da attacchi suicidi e ordigni esplosivi. Il conflitto ha prodotto quasi 450.000 profughi interni.

A questi dolorosi dati si è aggiunta la denuncia Flavio Lotti, coordinatore Nazionale della Tavola della Pace, che ha denunciato il silenzio dei mass media: “Un mese fa non c’è stato un giornale o una televisione che non abbia dedicato ampio spazio al decennale dell’11 settembre. Oggi invece il silenzio è totale. Eppure il 7 ottobre 2001 è iniziata una guerra disastrosa che ci vede ancora pienamente coinvolti. Possiamo permetterci di non fare un bilancio di questi dieci anni di guerra?

Tra poche settimane il Parlamento sarà chiamato ancora una volta a decidere se e come rifinanziare la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan. Nessuno può permettersi di giungere a quell’appuntamento nello stesso modo in cui ci si è arrivati per dieci anni, senza un vero confronto politico pubblico, senza una valutazione della strada che si sta percorrendo, senza una strategia e degli obiettivi chiari… Gli Stati Uniti hanno già inviato in Afghanistan il generale incaricato di organizzare il loro ritiro, alcuni paesi occidentali lo hanno già effettuato, altri l’hanno avviato. E noi cosa vogliamo fare?”

Pax Christi International ha invece lanciato un appello per pacificare la popolazione: “Dieci anni dopo la guerra in Afghanistan continua, la violenza colpisce la regione e l’insicurezza si sta intensificando. I civili afghani hanno sperimentato sofferenze indicibili, i bombardamenti degli aerei senza pilota delle forze internazionali, gli attentati degli insorti, conflitti inter-tribali. Fermiamo la guerre in Afghanistan, scommettiamo sulla diplomazia e la dignità umana, ricercando davvero la pace. Oggi in Afghanistan la corruzione è dilagante, l’economia dipende dal commercio dell’oppio e la povertà fa ancora parte del quotidiano… Facciamo vedere agli afghani che la comunità internazionale, che ha speso miliardi nella guerra, è pronta a investire per un futuro migliore per gli afghani, coinvolgiamo e sosteniamo i gruppi locali che credono in un futuro di stabilità. E avviamo indagini su tutte le uccisioni perpetrate dall’uso dei droni e altri armamenti sofisticati”.

Anche Amnesty International ha dichiarato che, 10 anni dopo l’invasione dell’Afghanistan, il governo di Kabul e i suoi alleati internazionali non hanno mantenuto molte delle promesse fatte alla popolazione afgana. L’analisi di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan ha riscontrato alcuni progressi nel campo dell’adozione di leggi sui diritti umani, della riduzione della discriminazione nei confronti delle donne e dell’accesso all’istruzione e alle cure mediche. Al contrario, nei settori della giustizia, delle operazioni di polizia, della sicurezza e sulla questione degli sfollati non si sono registrati passi avanti o la situazione si è persino deteriorata. Le condizioni di vita della popolazione che vive nelle zone maggiormente colpite dalle azioni degli insorti sono peggiorate.

Infine Emergency ha speso nel Paese € 55.000.000 in questi anni: con poco più dell’1% di quello che i governi italiani hanno speso per la guerra, l’organizzazione umanitaria ha realizzato tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 29 posti di primo soccorso e centri sanitari, curando oltre 3.000.000 di persone. Però una nota di speranza per l’Afghanistan esiste e la testimonia padre Giuseppe Moretti, un barnabita originario di Recanati (MC), che è da 9 anni l’unico sacerdote in quello Stato nella chiesa consacrata alla Madonna della Divina Provvidenza, all’interno dell’Ambasciata italiana, ed ha costruito una scuola, che accoglie 500 bambini e bambine:

“Da 24 anni avevo questo obiettivo: ora finalmente sono riuscito a concretizzarlo e senza i finanziamenti di organizzazioni internazionali laiche piuttosto che cattoliche, ma soltanto grazie ai soldi di chi ha creduto in questo progetto. Molti bambini afgani sono stati abbandonati, tanti sono rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori, morti durante gli anni della guerra civile o dei bombardamenti americani. Mancano le scuole, gli edifici, i locali per ospitare questi bambini, ma mancano soprattutto le istituzioni che se ne prendano cura. Fortunatamente in Afghanistan non c’è il turismo sessuale, però spesso i bambini vengono sfruttati da adulti senza pietà che gestiscono pericolosi traffici di organi”.

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