Aperti nella speranza, saldi nella fede in Dio

“Nella nostra preghiera dobbiamo rimanere sempre aperti alla speranza e saldi nella fede in Dio. La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza e di ‘ristabilimento delle sorti”. Benedetto XVI esorta così i fedeli in piazza San Pietro, per la catechesi del mercoledì. Sono arrivati in circa 14 mila, e il Papa continua il ciclo di catechesi sulla preghiera, e si dedica al salmo 126. Ma le sue parole non possono non ricordare anche la strage dei copti in Egitto. Non stanno forse i cristiani d’Egitto vivendo la loro esistenza con dolore in questo momento?
Non c’è un riferimento diretto tra la catechesi e la situazione egiziana: l’appello del Papa viene pronunciato dopo, staccato dalla catechesi. Ma è un appello fortissimo e sentito, nel giorno successivo a quello dei funerali dei cristiani copti uccisi che hanno visto la partecipazione di 20 mila persone, tra la commozione generale. “Sono profondamente rattristato – dice il Papa – dagli episodi di violenza, che sono stati commessi a Il Cairo domenica scorsa. Mi unisco al dolore delle famiglie delle vittime e dell’intero popolo egiziano, lacerato dai tentativi di minare la coesistenza pacifica fra le sue comunità, che è invece essenziale salvaguardare, soprattutto in questo momento di transizione. Esorto i fedeli a pregare affinché quella società goda di una vera pace, basata sulla giustizia, sul rispetto della libertà e della dignità di ogni cittadino. Inoltre, sostengo gli sforzi delle autorità egiziane, civili e religiose, in favore di una società nella quale siano rispettati i diritti umani di tutti e, in particolare, delle minoranze, a beneficio dell’unità nazionale”. Sembra una appendice d’attualità alla catechesi. Eppure le parole di Benedetto XVI sembrano rispecchiare proprio la situazione attuale. Il pontefice ha parla della fuga dall’Egitto del popolo di Israele, afferma che “il ritorno dall’esilio è paradigma di ogni intervento divino di salvezza”, sottolinea che “gli interventi divini hanno spesso forme inaspettate, che vanno al di là di quanto l’uomo possa immaginare; ecco allora la meraviglia e la letizia che si esprimono nella lode”. È un’apertura alla speranza, quella predicata da Benedetto XVI. Perché Dio – dice – “fa meraviglie nella storia degli uomini. Operando la salvezza, si rivela a tutti come Signore potente e misericordioso, rifugio dell’oppresso, che non dimentica il grido dei poveri”. La preghiera è la forza del credente. Perché – dice il Papa – “il credente che attraversa il silenzio e la sofferenza è come il chicco di grano, è come la donna che sopporta le doglie del parto: per poter giungere a dare una nuova vita: dobbiamo restare sempre aperti alla speranza e saldi in Dio”. È ricordando ciò che di bene c’è stato, non cadendo nei momenti di bui, che possiamo essere grati a Dio e trasformare la gratitudine in speranza. “Questa speranza – dice il Papa – è luce, e il dolore della seminagione è inizio di una nuova vita”. è tutto qui il senso del Dio cristiano, il Dio del “ristabilimento della sorte”, che implica “perdono, consapevolezza dell’amore di Dio, misericordia, e diventa esperienza straripante, di giubilo. “Nella nostra preghiera – conclude il Papa – dovremmo guardare più spesso a come, nelle vicende della nostra vita, il Signore ci ha protetti, guidati, aiutati e lodarlo per quanto ha fatto e fa per noi. Dio compie cose grandi, e chi ne fa esperienza è ricolmo di gioia”. Perché “in Gesù ogni nostro esilio finisce, e ogni lacrima è asciugata, nel mistero della sua Croce, della morte trasformata in vita, come il chicco di grano che si spezza nella terra e diventa spiga”.