Quando Google incoraggia il dialogo interreligioso

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I due vecchi amici si guardano sorpresi e scoppiano a ridere. Non sono insieme come in passato ma distanti migliaia di chilometri. L’uno è a Città del Capo a festeggiare il suo compleanno in nome della pace. Alle sue spalle campeggia la scritta «La compassione come catalizzatore del cambiamento». L’altro è probabilmente in India nel salotto della sua abitazione. Non ha ottenuto il visto e non potrà essere insieme al compagno di tante di battaglie civili. L’uno è Desmond Tutu, arcivescovo anglicano nato in Sud Africa ottanta anni fa. L’altro è il Dalai Lama massima autorità spirituale del buddhismo tibetano. Entrambi sono premi nobel per la pace. Tutu per la lotta all’apartheid, il Dalai Lama per la sopravvivenza dell’identità, della cultura e della religione del popolo tibetano. Iniziano a chiacchierare. Il Dalai Lama è più loquace, Tutu ascolta ed insieme a lui milioni di persone sparse in ogni parte del pianeta. È successo la mattina domenica 9 ottobre grazie a Google +, il social network della famiglia Google che da meno di un mese è entrato nel grande e fruttuoso mercato delle reti sociali.

Google +, infatti, grazie al servizio di “video ritrovi” chiamato Hangout, permette di vedere un video su YouTube condividendolo immediatamente con chiunque. Nè Facebook né tantomeno Twitter erano arrivati a tanto. Google ci è riuscito innescando una sorta di politica di product placement, utilizzando l’arma del grande evento per promuovere il suo social network. L’idea è geniale da un punto di vista commerciale e riflette appieno il senso della cultura digitale: essere convergente e partecipativa. Non sappiamo quanti siano stati gli uomini e le donne a seguire l’evento “live” ma le visualizzazioni postume dell’incontro postato su YouTube sono state in meno di 24 ore quasi settemila, risultato straordinario per un video di ben 75 minuti. Google + non poteva scimmiottare i suoi predecessori. Non avrebbe avuto chanche contro giganti in espansione come Facebook e Twitter. È riuscito a trovare una chiave innovativa, un’idea creativa vincente. E non importa se il ritrovo tra Tutu e il leader buddhista contenga significati politici (le relazioni tra Cina ed il gigante di Mountain View non sono idilliache) così come passa in secondo piano la strategia meramente commerciale di Google. Quello che conta è l’opinione di due uomini le cui idee hanno fatto caratterizzato la storia di tanti altri uomini siano state a disposizione di tutti.

Ed in modo semplice ed intuitivo. Cliccando semplicemente un link. Non può non essere sempre più questo il senso dei media digitali: «promuovere – come auspica Benedetto XVI nella Caritas in Veritate – la dignità delle persone e dei popoli», essendo «espressamente animati dalla carità e posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale». Solo in questo modo «i media possono costituire un valido aiuto per far crescere la comunione della famiglia umana e l’ethos delle società», diventando «strumenti di promozione dell’universale partecipazione nella comune ricerca di ciò che è giusto».

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