Il Papa ai certosini:Non basta il silenzio per stare alla presenza di Dio
“La Certosa è un’oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli.” Così Benedetto XVI descrive la Certosa di Serra San Bruno, seconda tappa della sua visita in Calabria, durante il vespro con i monaci. Quando si arriva alla Certosa sembra di entrare in un’altra epoca. Sarà il fruscio delle foglie tra gli alberi del bosco, sarà perché sai di non poter partecipare alla liturgia che si svolge nella chiesa del monastero perché i monaci rispettano la clausura più stretta, ognuno “solo davanti all’Unico”. Oggi la prima pioggia autunnale ha reso ancora più suggestivo il grande edificio dei primi anni del secolo e le romantiche rovine del monastero medioevale. Benedetto XVI è arrivato in elicottero da Lamezia Terme. Sulla piazza del paese il Papa ha salutato la popolazione che è arrivata numerosa nonostante il tempo invernale.
“I monasteri- ha detto il Papa dopo- hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Se nel medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a “bonificare” l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo.” Poi la visita alla Certosa, luogo di preghiera e di lavoro, dove si vive una vita eremitica e qualche volta cenobitica. La domenica si mangia insieme, in silenzio, e si celebra la messa insieme, ma senza omelia, si fa una passeggiata e si parla un po’. Poi tutto ritorna silenzio, eccetto la preghiera e il canto liturgico.
Sembra impensabile oggi non ascoltare musica, non vedere la tv, non telefonare, non usare i social network. Eppure nelle città rumorose e nella vita convulsa dove “la virtualità rischia di dominare sulla realtà” e dove “alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine” risalta “il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera.” Il messaggio è chiaro: “ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” … per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto.
Il monaco, lasciando tutto, per così dire “rischia”: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.” Ma questa è solo una parte del carisma che porta la vocazione certonsina. “Non basta infatti ritirarsi in un luogo come questo per imparare a stare alla presenza di Dio. Come nel matrimonio non basta celebrare il Sacramento per diventare effettivamente una cosa sola, ma occorre lasciare che la grazia di Dio agisca e percorrere insieme la quotidianità della vita coniugale, così il diventare monaci richiede tempo, esercizio, pazienza, “in una perseverante vigilanza divina – come affermava san Bruno – attendendo il ritorno del Signore per aprirgli immediatamente la porta”” Occorre cioè dare tempo a Dio.
“A volte- dice il Papa- agli occhi del mondo, sembra impossibile rimanere per tutta la vita in un monastero, ma in realtà tutta una vita è appena sufficiente per entrare in questa unione con Dio, in quella Realtà essenziale e profonda che è Gesù Cristo.” La Chiesa ha bisogno di voi, conclude il Papa: “Il vostro posto non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel Popolo di Dio: siamo un unico corpo, in cui ogni membro è importante e ha la medesima dignità, ed è inseparabile dal tutto. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa, e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio.” Il Papa era stato accolto dal Priore, Padre Jacques Dupont, certosino da quarant’anni, da 20 in Calabria, dopo la recita dei Vespri il Papa ha visitato l’infermeria della Certosa e si è intrattenuto nel refettorio. Poi mentre fuori era scesa la notte e sulla Sila arrivava la prima neve, il Papa ha fatto ritorno a Lamezia e poi in Vaticano.