“I pirati non sono indignados. Ma combattono per la libertà”.

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Hanno chiamato i 9 mila che avevano protestato in Potsdamer Platz durante il discorso di Benedetto XVI al Bundestag indignados. Come ormai vengono chiamati indignados tutti i giovani che protestano in tutto il mondo, ultimi in ordine di tempo quelli di New York. Ma in pochi ricordano che il movimento degli indignados spagnoli nasce contro la legge Sinde, dal nome del promotore Anges Gonazales Sinde. Il testo prevedeva la chiusura – previa denuncia – dei siti internet spagnoli che pubblicano o linkano materiale protetto da copyright senza aver pagato i diritti. Vale a dire potenzialmente la quasi totalità delle pagine web. Perché è raro che blog, siti personali e piattaforme di social network paghino per pubblicare una foto o un brano musicale protetto.

Gli indignados sono però solo un fenomeno laterale. Perché dal 2006 esiste un Partito, il Partito dei Pirati, che è nato in Svezia e si è diffuso in maniera virale in Germania e poi in Italia. E perché questo partito comincia ad avere dei risultati concreti: alle ultime europee, si sono accaparrati in Svezia circa il 6 per cento dei voti. E a Berlino, alle ultime comunali, hanno raggiunto il 9 per cento dei voti. Un risultato tale da incidere sul governo della città libera di Berlino. Non male per un partito che ancora si deve strutturare fino in fondo.

“La differenza che abbiamo con gli indignados – spiega Sebastian Nerz, 28 anni leader del Piratpartei tedesco – è che, pur condividendone alcuni temi, pur sentendoci loro vicini per le problematiche che propongono, noi facciamo un lavoro diverso. Noi vogliamo entrare nel sistema, lo vogliamo cambiare dall’interno”. In fondo, aggiunge Nerz, “la società sta cambiando, e l’affermazione crescente del Partito Pirata ci dice che in molti si sentono vicini alle problematiche che poniamo. Che riguardano la libertà, l’ecologia”. E la finanza? “Stiamo ancora discutendo quale sarà il nostro programma finanziario, abbiamo messo insieme degli esperti, stiamo cercando di delineare un modello di business che sia vicino all’uomo, che riesca a permettere di superare la crisi”.

Sembra quasi di sentire i temi del Papa: libertà dell’uomo, ecologia, economia a misura umana. D’altronde Nerz, ingegnere bioinformatico, prima di diventare il leader del Partito Pirata aveva fatto politica attiva – soprattutto a livello cittadino – nella Cdu –  E girava persino voce che durante la visita i membri del Partito Pirata tedesco si volessero mettere in contatto con il Pontefice, grazie agli “agganci” di uno dei loro membri, imparentato con una famiglia di Augusta. Nerz nega. “Non abbiamo cercato contatti con il Papa – dice – anche perché non avremmo molto da dirgli. Tra l’altro, nel nostro partito stiamo ancora discutendo su quale ruolo possano avere le religioni nella vita pubblica. Noi siamo per la separazione completa di stato e religione, per una totale laicità”.

Il problema principale è la questione dei diritti dell’uomo e delle libertà. “Noi vediamo le leggi del copyright che si sono succedute negli ultimi anni – afferma Sebastian Nerz – come una progressiva violazione dei diritti dell’uomo. Non sono solo le leggi in sé. È il modo in cui vengono esercitate. Si parlava di copyright già negli anni Settanta, quando si discuteva se registrare le canzoni alla radio con le cassette era una violazione del copyright. Le case discografiche protestavano, ma allo stesso tempo i governi non venivano a controllare le tue cassette a casa tua. Ora le leggi sul copyright permettono anche di controllare nel tuo computer se hai scaricato o no musica. Se guardiamo alle leggi sulla sicurezza promulgate dopo l’11 settembre, notiamo che la limitazione della libertà personale è arrivata a livelli elevatissimi. Poi c’è il problema del monopolio intellettuale, della cultura libera. Se non si diffonde la cultura, non c’è vera libertà”.

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