Il Papa: abbandoniamoci nelle braccia del Signore
Riprende la scuola di preghiera di Benedetto XVI nella catechesi dell’udienza generale. É il salmo 23 al centro della riflessione di questo mercoledì, con la sua atmosfera che evoca “l’ambiente nomade della pastorizia e l’esperienza di conoscenza reciproca che si stabilisce tra il pastore e le pecore che compongono il suo piccolo gregge.” Il Signore è il mio pastore non manco di nulla, su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acqua tranquille mi conduce. “La visione che si apre ai nostri occhi- spiega il Papa -è quella di prati verdi e fonti di acqua limpida, oasi di pace verso cui il pastore accompagna il gregge, simboli dei luoghi di vita verso cui il Signore conduce il Salmista, il quale si sente come le pecore sdraiate sull’erba accanto ad una sorgente, in situazione di riposo, non in tensione o in stato di allarme, ma fiduciose e tranquille, perché il posto è sicuro, l’acqua è fresca, e il pastore veglia su di loro.” La scena è immaginata in un pese desertico, “dove il pastore seminomade mediorientale vive con il suo gregge nelle steppe riarse che si estendono intorno ai villaggi.”
Il Papa commenta: “ Se il Signore è il pastore, anche nel deserto, luogo di assenza e di morte, non viene meno la certezza di una radicale presenza di vita, tanto da poter dire: «non manco di nulla».” Immediato l’ insegnamento per noi oggi: “se camminiamo dietro al “Pastore buono”, per quanto difficili, tortuosi o lunghi possano apparire i percorsi della nostra vita, spesso anche in zone desertiche spiritualmente, senza acqua e con un sole di razionalismo cocente, sotto la guida del pastore buono, Cristo, siamo certi di andare sulle strade “giuste” e che il Signore ci guida e ci è sempre vicino e non ci mancherà nulla.” Anche se vado in una valle oscura non temerò alcun male, prosegue il salmo, e il Papa chiosa: “Chi va col Signore anche nelle vali oscure della sofferenza, dell’incertezza e di tutti i problemi umani, si sente sicuro. Tu sei con me: questa è la nostra certezza, quella che ci sostiene.” Poesia e preghiera nei passi successivi del salmo. “Per parlare della valle “oscura”-dice il Papa- il Salmista usa un’espressione ebraica che evoca le tenebre della morte, per cui la valle da attraversare è un luogo di angoscia, di minacce terribili, di pericolo di morte. Eppure, l’orante procede sicuro, senza paura, perché sa che il Signore è con lui. Quel «tu sei con me» è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza l’esperienza di fede radicale; la vicinanza di Dio trasforma la realtà, la valle oscura perde ogni pericolosità, si svuota di ogni minaccia.” Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.
C’è il senso dell’accoglienza “di una ospitalità generosa e piena di attenzioni.” E ancora di più “Cibo, olio, vino: sono i doni che fanno vivere e danno gioia perché vanno al di là di ciò che è strettamente necessario ed esprimono la gratuità e l’abbondanza dell’amore.” Benedetto XVI segue il ritmo poetico del testo per arrivare a noi. “il Salmista siamo noi se siamo realmente credenti in comunione con Cristo. Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male.” La protezione divina accompagna il viandante che riparte, e il salmista scopre la fedeltà dell’amore di Dio. Così il cammino diventa pellegrinaggio “verso il Tempio del Signore, il luogo santo in cui l’orante vuole “abitare” per sempre e a cui anche vuole “ritornare””. Chi prega cerca rifugio nel Signore, cerca quella Terra Promessa che il Vangelo ci mostra nell’ Amore di Gesù che muore in croce per noi. Un invito, spiega e conclude il Papa “ a rinnovare la nostra fiducia in Dio, abbandonandoci totalmente nelle sue mani. Chiediamo dunque con fede che il Signore ci conceda, anche nelle strade difficili del nostro tempo, di camminare sempre sui suoi sentieri come gregge docile e obbediente, ci accolga nella sua casa, alla sua mensa, e ci conduca ad «acque tranquille», perché, nell’accoglienza del dono del suo Spirito, possiamo abbeverarci alle sue sorgenti, fonti di quell’acqua viva “che zampilla per la vita eterna”.