Giovanni Paolo II, consegnata Positio di Jan Tyranowski

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“Di professione era impiegato, anche se aveva scelto di lavorare nella sartoria di suo padre. Affermava che il lavoro di sarto gli rendeva più facile la vita interiore. Era un uomo di una spiritualità particolarmente profonda”: così Giovanni Paolo II parla di Jan Tyranowski, che fu un riferimento fondamentale del beato negli anni di discernimento della sua vocazione sacerdotale.

Lunedì alla Congregazione per le cause dei santi, il postulatore monsignor Enrico dal Covolo, accompagnato dal collaboratore don Adam Nyk, ha depositato presso l’ufficio del Protocollo la Positio, che attesta l’eroicità della vita e delle virtù del Servo di Dio Jan Tyranowski (1901-1947). Il giovane Wojtyla fu introdotto a Tyranowski da alcuni amici. Il sarto, infatti, aveva radunato intorno a sé diversi giovani, che formava spiritualmente e a cui trasmetteva in particolare la devozione ala Madonna. “Rosario vivente” era il nome del gruppo, che contava una sessantina di ragazzi, tra cui il giovane Wojtyla. Tyranowski, che si era formato sugli scritti carmelitani di San Giovanni della Croce e di Santa Teresa d’Avila, “mi introdusse nella lettura, straordinaria per la mia età, delle loro opere” ricorda Giovanni Paolo II. Il Servo di Dio collaborava con la parrocchia di san Stanislao Kostka di Cracovia-Debniki, che Wojtyla frequentava da ragazzo, e qui sono custodite ancora oggi le sue spoglie. Dopo che i padri salesiani furono deportati a Dachau, gli avevano affidato il compito di tenere i contatti con i giovani, e dall’opera di Tyranowski nacquero e si consolidarono numerose vocazioni, tra cui quella del futuro Pontefice.

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