San Francesco d’Assisi: un richiamo alla sobrietà

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In occasione della festa di san Francesco d’Assisi ritorna fondamentale il suo pensiero di ‘perfetta letizia’, che è un modo non pauperistico di vivere il mondo, ma sicuramente essenziale, in un momento attuale di grave crisi economica. Come ricorda un documento dell’Azione Cattolica Italiana, per la festa del Santo, occorre educare alla sobrietà, perchè “il momento presente pone molteplici sfide all’Italia: dalla crisi economica all’emergere di preoccupanti forme di egoismo sociale e di populismo, dai cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione, migrazioni) alla disgregazione morale che intacca le fibra della convivenza civile. Ugualmente gli scenari internazionali – in una dimensione di accresciuta interdipendenza globale – pongono in evidenza le medesime sfide. Al contempo non vanno trascurate, e tanto meno sottovalutate, le risorse di cui il Paese stesso dispone, che invocano semmai maggiori attenzioni, cure, sostegni, investimenti: la famiglia, i giovani, la scuola, il lavoro e il volontariato devono essere idealmente poste in cima a questa lista. In tale scenario, ciascuno di noi è chiamato a compiere un’opzione di fondo tra rassegnazione e speranza; tra l’attesa passiva di tempi migliori e il lavorio incessante per costruire una nuova stagione sociale, civile, culturale, economica, politica”.

 

 

Il primo passo che richiede la sobrietà per vivere la ‘perfetta letizia’ richiede un diverso modo di pensare l’economia; in questa direzione l’economista Luigino Bruni, professore associato di economia all’Università di Norwick in Gran Bretagna ed all’Università ‘Sophia’, ha ritenuto importante legare alla ‘perfetta letizia’ il tema economico odierno dell’introduzione della ‘Tobin tax’, dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin, che la propose nel 1972, che è una tassa che prevede di colpire, in maniera modica, tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine), e contemporaneamente per procurare delle entrate da destinare alla comunità internazionale. L’aliquota proposta sarebbe bassa, tra lo 0,05 e l’1%. A un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all’incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria ad oggi per sradicare in tutto il mondo la povertà estrema.

Infatti il prof. Bruni, dopo un’attenta disanima economica e sociali dei primi dieci anni di questo millennio, così ha evidenziato tre funzioni vitali di questa ipotesi economica nelle democrazie moderne: “La prima è quella più ovvia e meno controversa dal punto di vista ideologico: il finanziamento e la costruzione dei beni pubblici. Questa prima funzione delle tasse non richiede necessariamente altruismo né particolari virtù civiche, ma solo la fiducia e la speranza che la gran maggioranza degli altri concittadini non siano evasori (una fiducia che oggi potremmo in Italia chiamare anche virtù), ma è essenzialmente un costo coordinato al fine di produrre beni che richiedono il contributo di tutti (sicurezza, infrastrutture…). La seconda funzione è quella classica di ridistribuzione del reddito: la tassazione diventa strumento di solidarietà e fraternità sociale che dice con i fatti che un popolo è anche una comunità con un bene comune da garantire e salvaguardare, e può poggiare anche su una forma di razionalità auto-interessata quando pensiamo che le persone svantaggiate domani potremmo essere noi o i nostri figli.

La terza funzione, quella meno nota e ricordata, è quella di incoraggiare i beni detti di merito e scoraggiare i beni ‘demeritori’: si tassano poco o meno beni considerati utili per il bene comune (cultura, educazione…)  e si tassano di più quei beni che in realtà sono dei “mali’ (tabacco, superalcolici…). In questo ultimo caso le tasse svolgono la funzione di orientare i consumi della gente in settori eticamente sensibili dove sono in gioco valori di interesse collettivo. Normalmente le tasse svolgono o l’una o l’altra di queste tre funzioni e sono molto rare quelle che le riuniscono tutte insieme: la Tobin Tax è proprio una di queste. Infatti contribuire a dare ordine e stabilità ai mercati finanziari significa dar vita oggi a una sorta di bene pubblico di grande valore anche economico”.

Infatti, per il professore di economia, l’introduzione di tale tassa potrebbe avere un effetto redistributivo evidente, se si utilizzeranno le entrate per costruire infrastrutture, sanità e istruzione nei Paesi in via di sviluppo ed ha spronato l’Europa, sull’esempio dei presidenti francesi e tedeschi, Sarkozy e Merkel, ad adottarla, riscoprendo le radici cristiane ed umaniste, per sconfiggere i ‘paradisi fiscali’: “La Tobin Tax rappresenterebbe un grande segnale di civiltà, che andrebbe a vantaggio non solo della società civile ma anche dei mercati stessi, che hanno bisogno di democrazia e di regole per durare nel tempo. L’Europa è stata la patria dell’economia moderna e della finanza, è stata capace di inventare queste istituzioni e questi strumenti che l’hanno fatta grande e che hanno reso possibili sviluppo e democrazia per miliardi di persone, faro per l’umanità degli ultimi secoli.

Oggi l’Europa è di fronte a un bivio: seguire le logiche di breve periodo e gli interessi dei poteri forti, e quindi lasciare lo status quo di un mercato finanziario che oggi non è affatto libero perché ostaggio dei grandi fondi; oppure dare un segno di civiltà con una scelta coraggiosa in linea con la sua grande storia e le sue profonde, e ancora vive, radici umanistiche e cristiane”, seguendo ancor di più l’esempio di san Francesco di Assisi.

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