Il Papa: il vero ecumenismo è l’impegno comune per riportare Dio nel cuore dell’ uomo
Non è venuto ad Erfurt per togliere la scomunica a Lutero papa Benedetto, ma il suo “dono” agli Evangelici tedeschi è un rinnovato slancio conciliare che riporti Dio nel cuore dell’uomo e al centro del mondo. E questo proprio partendo dalla domanda più intensa del monaco agostiniano che ha creato lo scisma. Il dono è questo, ricordare che le cose che ci uniscono sono più di quelle che dividono, che il periodo “confessionale” è finito, che i cristiani devono saper essere missionari, che non bisogna mai dimenticare che il male c’è, esiste e minimizzarlo, “non è un’inezia” porta l’uomo inevitabilmente alla perdita di se stesso e della sua vita. Due i grandi appuntamenti ecumenici del Papa oggi ad Erfurt, entrambi nell’ex convento degli agostiniani oggi luogo di incontri internazionali e dal 1994 sede del prevosto di Erfurt. C’è commozione e gioia in ogni momento, dalla breve visita alla Cattedrale con la Santissimo Sacramento e la venerazione del Reliquiario di S. Bonifacio,il saluto a 15 professori di Teologia all’Università di Erfurt, la firma dei Libri d’Oro della Turingia e della Città di Erfurt alla presenza del Presidente e del Sindaco, infine l’omaggio alla tomba del Vescovo Hugo Aufderbeck e la venerazione dell’antica statua della Madonna “Sedes Sapientiae”. Benedetto XVI parla di Lutero ai luterani, per dire che la “questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino”, rischia oggi di essere relegata in soffitta. “Come posso avere un Dio misericordioso?” si chiedeva Lutero. “Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovame
nte. Chi, infatti, si preoccupa oggi di questo, anche tra i cristiani? Che cosa significa la questione su Dio nella nostra vita? Nel nostro annuncio? La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù.” Il tema del male, di quelle che pensiamo “piccole mancanze”. “Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non viene forse devastato il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra, dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l’apparenza della religiosità? La fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore di Dio e, a partire da Lui, l’amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse più vivo?” Insomma quel è la nostra posizione davanti a Dio? Una domanda scottante che “deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda.” Ecco che allora “la cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito.
Il Papa parla di una “geografia del cristianesimo” in evoluzione, mette a fuoco il problema delle nuove chiese di ispirazione evangelica. “Davanti ad una forma nuova di cristianesimo, che si diffonde con un immenso dinamismo missionario, a volte preoccupante nelle sue forme, le Chiese confessionali storiche restano spesso perplesse. È un cristianesimo di scarsa densità istituzionale, con poco bagaglio razionale e ancora meno bagaglio dogmatico e anche con poca stabilità.” Un fenomeno che ci interroga “su che cosa sia ciò che resta sempre valido e che cosa possa o debba essere cambiato, di fronte alla questione circa la nostra scelta fondamentale nella fede.” E c’è poi la sfida della secolarizzazione: “l’assenza di Dio”o peggio l’”annacquamento della fede”. certo “non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo.” Come è stato per i martiri dell’epoca nazista che “ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l’unità nell’unico Signore.”
Attraversando il magnifico chiostro il Papa è arrivato nella chiesa per la preghiera comune. Si sono alternate letture e canti, il Papa e i vescovi luterani, e la doppia benedizione, quella di Aronne e quella trinitaria.Benedetto XVI commenta la preghiera di Gesù nel Cenacolo che non è semplicemente una cosa del passato. “Diventeremo una sola cosa- dice-se ci lasceremo attirare dentro tale preghiera.” Due le cose da considerare: “il peccato dell’uomo, che si nega a Dio e si ritira in se stesso, ma anche le vittorie di Dio, che sostiene la Chiesa nonostante la sua debolezza e attira continuamente uomini dentro di sé, avvicinandoli così gli uni agli altri”. Il Papa arriva ad una nuova domanda di fondo: “l’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui? Quando, in una prima fase dell’assenza di Dio, la sua luce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l’ordine dell’esistenza umana, si ha l’impressione che le cose funzionino anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, “perde” sempre di più la vita.” perché “l’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui”.
In un’epoca di incerti criteri sull’essere uomo, in cui “l’etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze”, e si viola la dignità dell’uomo “senza la conoscenza di Dio, l’uomo diventa manipolabile.” Solidarietà e carità, in cui i cristiani tedeschi eccellono, diventano concrete “soltanto quando sul luogo esistono coloro che sono totalmente a disposizione dell’altro e con ciò rendono credibile l’amore di Dio.” Infine il riferimento alla ipotesi di una revoca della scomunica a Lutero. “Al riguardo vorrei dire che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell’ecumenismo.” Non si tratta di un “trattato da firmare”, perché “la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi. Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo.” Benedetto XVI ricorda con gratitudine i porgessi fatti dalle commissioni, parla della visita di 30 anni da di Giovanni Paolo II, del luterano Lohse, e del cardinale Lehmann( presente all’incontro) ma non può andare oltre. E conclude con le parole di Gesù: “Fa’ che diventiamo una sola cosa”.
“ Questo pomeriggio ad Erfurt non è per niente ordinario” dice la Presidente del sinodo delle Chiese evangeliche, “ chi adesso ci osserva dovrà percepirlo”.