Benedetto XVI durante la messa a Berlino: “Siate tralci di Cristo”

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Primo bagno di folla allo stadio coperto di Berlino nella visita pastorale di papa Benedetto XVI, accompagnato da una leggera pioggia mentre il sole tramontava tra le volte dello stadio. Nell’omelia della santa messa papa Benedetto XVI ha ricordato la visita fatta per la prima volta dal beato Giovanni Paolo II a Berlino, per la beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino, Bernhard Lichtenberg. Nel ringraziarlo della visita, il neo vescovo di Berlino (si è incardinato nel luglio scorso), card. Rainer Maria Woelki, ha ricordato il viaggio del suo predecessore, papa Giovanni Paolo II, affermando: “Un papa tedesco nella capitale tedesca è un evento straordinario…. La nostra città è una città di martiri e noi continueremo a portare Cristo nella società…. perché dove c’è Dio c’è futuro”. Quindi il card. Woelki ha consegnato al Papa alcuni doni della comunità berlinese. Quindi, durante l’omelia, nel salutare i fedeli, che hanno suscitato nel suo animo grande gioia, il Papa ha invitato a pensare alla schiera dei Santi e dei Beati per capire cosa significa essere attaccati a Cristo.

Commentando la parabola evangelica della vite e dei tralci, il Papa ha richiamato questa forza vitale dell’Eucarestia: “Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente l’immagine di questa pianta, che è rampicante in modo rigoglioso nell’oriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Gesù con i suoi discepoli e amici”. Quindi ha invitato i cattolici a non creare equivoci di parole e di essere fedeli alla Parola, per scoprire l’appartenenza a Cristo: “Nella parabola della vite, Gesù non dice: ‘Voi siete la vite’, ma: ‘Io sono la vite, voi i tralci’. Ciò significa: ‘Così come i tralci sono legati alla vite, così voi appartenete a me! Ma appartenendo a me, appartenete anche gli uni agli altri’.

E quest’appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma, vorrei quasi dire, un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale”. Questa appartenenza vitale con Cristo si realizza mediante la Chiesa, fondata nel Battesimo e approfondita ogni volta di più nell’Eucaristia. ‘Io sono la vera vite’; questo, però, in realtà significa: ‘Io sono voi e voi siete me’, un’inaudita identificazione del Signore con noi, la sua Chiesa… In tal modo il Signore esprime la comunanza di destino che deriva dall’intima comunione di vita della sua Chiesa con Lui, il Cristo risorto. Egli continua a vivere nella sua Chiesa in questo mondo. Egli è con noi, e noi siamo con Lui. Quindi è Gesù che colpiscono le persecuzioni contro la sua Chiesa. E, allo stesso tempo, noi non siamo soli quando siamo oppressi a causa della nostra fede. Gesù è con noi”.

Quindi chi aderisce a Cristo, una volta ‘potato’ ha la consapevolezza di essere guarito per una vita nuova e piena di forza, richiamando la validità del Concilio Vaticano II: “La Chiesa è il ‘sacramento universale di salvezza’ che esiste per i peccatori, per aprire loro la via della conversione, della guarigione e della vita. Questa è la vera e grande missione della Chiesa, conferitale da Cristo. Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la ‘Chiesa’.

Se poi si aggiunge ancora l’esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa. Quindi, non sorge più alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che è la Chiesa”. Appellandosi a sant’Agostino (suo santo preferito) il Papa ha ribadito ai fedeli che occorre scegliere tra ‘la vite ed il fuoco’: “La scelta qui richiesta ci fa capire, in modo insistente, il significato esistenziale della nostra decisione di vita. Allo stesso tempo, l’immagine della vite è un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi, Cristo stesso è venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessità e aridità, Egli è la sorgente che dona l’acqua della vita che ci nutre e ci fortifica. Egli stesso porta su di sé ogni peccato, paura e sofferenza e, in fine, ci purifica e ci trasforma misteriosamente in vino buono”.

Infine, richiamandosi al tempo di oggi, vissuto tra inquietudine e qualunquismo, il Papa ha detto ai fedeli tedeschi che occorre fare la scelta dei discepoli di Emmaus ed affidarsi a Gesù Cristo: “Il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia. Rimanere in Cristo significa, come abbiamo già visto, rimanere anche nella Chiesa. L’intera comunità dei credenti è saldamente compaginata in Cristo, la vite. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunità Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda… Cari fratelli e sorelle! Auguro a tutti voi di scoprire sempre più profondamente la gioia di essere uniti con Cristo nella Chiesa, di poter trovare nelle vostre necessità conforto e redenzione e di diventare sempre più il vino delizioso della gioia e dell’amore di Cristo per questo mondo”.

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